“CONTE? DOVEVO LASCIARLO AL BANCHETTO”: BEPPE GRILLO TUONA CONTRO IL “VAFFA” Di CONTE CHE GLI HA STRACCIATO IL CONTRATTO DI CONSULENZA CON IL MOVIMENTO 5 STELLE
“GLIELA FARÒ PAGARE”… MA L’UNICA COSA CHE PUÒ FARE È PORTARE IN TRIBUNALE L’AVVOCATO DEL POPOLO… L’AFFONDO DEL “CORRIERE”: “NELLO SCONTRO TRA DUE PERSONE DALL’EGO IPERTROFICO, LA FACCENDA ERA INEVITABILMENTE DESTINATA A DIVENTARE PERSONALE”
Lasciate stare le palanche. Ormai i soldi c’entrano ma fino a un certo punto. Beppe Grillo è incavolato nero, il suo umore abituale, diciamo, non tanto per il messaggio quanto per il mezzo. La revisione o la risoluzione del contratto tanto paventata da Giuseppe Conte dapprima con una lettera formale, poi con una dichiarazione scritta, era stata ampiamente messa in conto.
Nell’eremo di Nervi, dove l’Elevato torna dopo aver smaltito le sue frequenti malinconie, si aspettavano una raccomandata con ricevuta di ritorno. Non certo il licenziamento tramite anticipazione del libro di Bruno Vespa.
«La scelta di comunicare attraverso il giornalista più istituzionale della storia di questo Paese» è il ragionamento dei soliti amici senza nome «è la conferma di quanto Beppe sostiene da sempre: quell’uomo ha stravolto e distrutto il progetto suo e di Gianroberto Casaleggio».
Era difficile aspettarsi qualcosa di diverso da due persone che si sono sempre state sulle scatole, e anche questo è un gentile eufemismo. Sono cinque anni che assistiamo a un minuetto scandito dall’ipocrisia reciproca. Dal «ma chi c… è questo» con cui Grillo apostrofò Luigi Di Maio e Davide Casaleggio nell’hotel romano dove nel 2018 i due tapini gli stavano spiegando che uno sconosciuto avvocato pugliese sarebbe divenuto il prossimo presidente del Consiglio, non è cambiato poi molto.
«Senza agibilità politica» «Seicentesco», «Privo di visione politica e di capacità manageriali», «Inadeguato che non studia neppure», «Vaporizzatore del Movimento», eccetera, in precario ordine cronologico.
Gli ultimi tempi non hanno certo portato consiglio, se è vero che in quel di Camogli, dove trascorre gran parte dei suoi pomeriggi, Grillo ha affermato di avere un solo rimpianto. «Dovevo lasciarlo al banchetto» avrebbe detto ai suoi amici.
Il riferimento è alla conferenza stampa tenuta dietro a un tavolino in piazza Colonna a Roma, il giorno dopo la caduta del Conte 2 che lasciò l’avvocato del popolo senza governo e senza una casa politica.
L’ex comico è convinto di avere un credito con quello che sembra essere diventato il suo nemico giurato, perché gli offrì un indirizzo e un partito chiavi in mano, per quanto in crisi. Ma anche questa è una mezza verità, o uno di quei racconti compiacenti che ognuno fa a sé stesso quando si rende conto di avere fatto un errore che risulta insopportabile
«Beppe, tu ci hai lasciato soli». I pochi parlamentari della prima e della seconda ora con i quali è ancora in contatto non mancano di ripetergli lo stesso concetto. L’Elevato era l’uomo che non c’era. Che non voleva più saperne, preso da un senso di stanchezza e dalle proprie apocalissi personali, il figlio a processo per stupro, le tensioni familiari che derivano da un evento traumatico come questo.
Nello scontro tra due persone dall’ego ipertrofico, la faccenda era inevitabilmente destinata a diventare personale. E quindi, tutto sommato, anche poco interessante. A meno di essere interessati ai cavilli e ai drammi soporiferi da tribunale civile.
«Gliela farò pagare» giura Grillo scottato da questa umiliazione pubblica e forse immemore delle tonnellate di letame riversate anche dal palco dei suoi spettacoli suo rivale, non meno sensibile di lui alla lesa maestà. Ma mentre lui faceva altro, Conte ha svuotato il «suo» M5S, privandolo di ogni arma congressuale. Rimangono solo le carte bollate, oppure la strada, come ai tempi dello Tsunami tour . Ma tranquilli. Nessuno si farà male, a cominciare dai due contendenti. Siamo pur sempre nel territorio della commedia all’italiana, mica del dramma.
(da Il Corriere della Sera)
Leave a Reply