CONTE PUNTA SUL MANDATO ESPLORATIVO. POI TRATTATIVA CON RENZI
MANCANO I VOTI “SICUREZZA” AL SENATO… SUL DIALOGO CON I RENZIANI I CINQUESTELLE POTREBBERO NON TENERE
Prima un mandato esplorativo, poi sedersi nuovamente al tavolo con Matteo Renzi. La road map di Giuseppe Conte è obbligata, il paniere dei responsabili langue, quota 156 raggiunta al Senato la scorsa settimana non solo non aumenta, ma rischia anche di diminuire con il passare dei giorni.
Il premier ha passato la giornata a Palazzo Chigi, tessendo una tela nella quale al momento nessuno ancora è caduto, le voci di due arrivi nel nuovo gruppo “Europeisti” formato a Palazzo Madama per il momento rimangono tali, come quelle dei giorni scorsi e di quelli ancora prima.
La strada è in salita, la notizia è che ci sia ancora una strada. Si inerpica per passaggi che un po’ dipendono dal premier, un po’ da come si stabilizzerà il magma dei partiti, un po’ dalle valutazioni del Quirinale.
Eccola: Conte si è assicurato l’appoggio dei tre partiti che sono rimasti in maggioranza e dalla nuova pattuglia di responsabili, che andranno al Colle chiedendo un incarico per l’avvocato di Volturara.
Basterebbero tre o quattro volenterosi dell’ultima ora per raggiungere una sia pur estremamente teorica maggioranza di 161. Ma per come si sono messe le cose sarebbe sufficiente avvicinarvisi il più possibile.
Nell’impossibilità , stando così le cose, di altre maggioranze alternative, il premier confida che gli sia affidato un mandato esplorativo,, con il quale ridiscendere dal Quirinale e provare a trattare da una posizione di maggior forza un allargamento della maggioranza. Sia con i gruppi del centrodestra per i quali la leadership salviniana è indigesta, sia con la stessa Iv.
“È normale che se adesso la capacità attrattiva di Conte è molto bassa, in caso di un nuovo incarico potrebbe aumentare sensibilmente. In quel caso parleremmo concretamente di ministeri da assegnare e poltrone da distribuire”, spiega un dirigente del Movimento 5 stelle. Le regole di ingaggio con chi finora ha fatto spallucce potrebbero cambiare. A quel punto le offerte, che continuano a rincorrersi nel vociare di Palazzo, di un ministero per l’Udc, e sottosegretariati di peso per Psi e i totiani di Cambiamo (si parla della delega alle Riforme per Gaetano Quagliariello) diventerebbero cosa concreta. Ma non basterebbero. Perchè per una maggioranza solida come sollecitata da Sergio Mattarella si dovrebbe tornare necessariamente a guardare a Italia viva.
“Dipende tutto da Renzi – spiega un esponente del governo – Se al Quirinale non pone veti ci si può sedere a un tavolo e parlarne, se dice no a Conte ci regala un argomento solidissimo per fare leva tra quei senatori che non hanno digerito bene il suo strappo, perchè siamo consapevoli che ce ne sono”.
Difficile, non impossibile. Renzi ha consegnato a un video pomeridiano le sue valutazioni: “Uno scandalo i gruppi improvvisati”, ha tuonato. Fermandosi però lì. Nessun nuovo attacco al premier, nessun riferimento a temi potenzialmente divisivi come il Mes. Un modo per rimanere in partita finchè non si delineerà con certezza il campo di gioco.
Dalla maggioranza accusano Italia viva di voler gettare scompiglio nei gruppi parlamentari. Teresa Bellanova ha evocato il nome di Luigi Di Maio come possibile presidente del Consiglio, Maria Elena Boschi quello di Paolo Gentiloni. La maggioranza reagisce: “Mi vogliono mettere contro Conte”, replica Di Maio, “Pensano di poterci usare contro il premier ma si sbagliano”, attacca Stefano Patuanelli, un altro di cui gira il nome.
Il sospetto è che Renzi voglia sedersi al tavolo per silurare il premier, con il quale i contatti sono interrotti dallo scorso 6 gennaio, e costruire un governo intorno a un nome alternativo.
Ma il vero problema nel complicato incastro che dovrebbe realizzarsi è la tenuta del Movimento 5 stelle. Perchè mentre iniziano a uscire allo scoperto governisti come Trizzino e Di Nicola che non si scandalizzerebbero davanti un ritorno all’antico, Alessandro Di Battista guida il fronte del “mai più con Renzi”, ridotta su cui è asserragliata un numero non ampissimo di senatori pentastellati, sufficienti tuttavia a creare ulteriori problemi alla tenuta della maggioranza a Palazzo Madama.
Vito Crimi si è a lungo incontrato con i capigruppo per stabilire la linea che verrà portata al Colle, e proprio i presidenti di senatori e deputati hanno chiesto in queste ore di non attaccare frontalmente il senatore di Rignano. Una strada in salita. Ma pur sempre una strada.
(da “Huffingtonpost”)
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