CONTRORDINE: SCUOLE APERTE D’ESTATE? GLI STUDENTI RIFIUTANO L’OFFERTA
FINISCE IN FARSA LA BALLA “DEI POVERI RAGAZZI SOFFERENTI, COSTRETTI ALLA DIDATTICA A DISTANZA E CHE VOGLIONO TORNARE SUI BANCHI”… FINALMENTE LA VERITA’: NON GLIENE FREGA UNA MAZZA, ERANO I GENITORI CHE NON LI VOLEVANO A CASA, MA QUANDO SI VA IN VACANZA, TANTI SALUTI ALLA DIDATTICA
Per il progetto che vorrebbe tenere gli istituti aperti tra giugno e settembre il rischio fallimento è dietro l’angolo.
Quasi nessuno, qualora la sua scuola aderisse, pensa di partecipare. D’accordo con i ragazzi anche la maggior parte di genitori e insegnanti.
La scuola d’estate potrebbe essere un flop ancora prima di cominciare. Il Piano appena ufficializzato dal ministero dell’Istruzione, che prevede l’apertura degli istituti durante i mesi estivi, non sembra infatti scatenare l’entusiasmo di nessuno degli attori potenzialmente coinvolti: studenti, docenti e genitori.
A farlo capire chiaramente sono proprio i ragazzi: tra i 6mila alunni di scuole medie e superiori raggiunti da un sondaggio di Skuola.net, circa 3 su 4 non credono sia una buona idea prolungare ulteriormente un anno già di per sé molto complicato.
Per questo, nonostante si tratterebbe di andare a scuola solo per svolgere attività non puramente didattiche – votate più alla socializzazione e all’orientamento che all’apprendimento – peraltro su base volontaria, in pochissimi, qualora il proprio istituto decidesse di aderire, parteciperebbero: quasi 8 su 10 – ma al Sud il dato arriva all′85%, proprio nei territori verso cui è principalmente rivolto il piano ministeriale – hanno espresso il desiderio di volersi godere l’estate in altro modo, come da tradizione.
In base al loro racconto, più di 7 genitori su 10 sarebbero contrari all’apertura estiva. Qualcosa di simile succede se si interpellano gli insegnanti: oltre 6 su 10, sempre tra chi ha già commentato con gli alunni la scelta del Ministero, si sarebbero schierati contro il progetto.
Ma quali sono le attività che vorrebbero svolgere quei (pochi) ragazzi che vorrebbero andare? La maggior parte (25%) un po’ a sorpresa va controcorrente e preferirebbe concentrarsi sul recupero degli apprendimenti, magari con sessioni di studio di gruppo. Tanti altri (21%), al contrario, ne approfitterebbero per focalizzarsi su aspetti psicologici, per avere l’opportunità di sfogarsi un po’ parlando di come hanno vissuto durante la pandemia. Quasi 1 su 5 gradirebbe fare laboratori musicali, di arte, di spettacolo. Il 18% vorrebbe fare sport. Il 15%, invece, vorrebbe semplicemente stare insieme agli altri dopo un anno di sostanziale isolamento.
Un esperimento già tentato, con scarsi risultati, nel recente passato: era l’anno di grazia 2016, quando sotto la guida di Stefania Giannini il Ministero dell’Istruzione metteva sul piatto 10 milioni di euro per l’iniziativa “Scuola al Centro”, che prevedeva l’apertura estiva degli istituti scolastici delle periferie di Roma, Milano, Napoli e Palermo, al fine di combattere la dispersione scolastica e dare l’opportunità di “vivere” la scuola non solo per le normali attività didattica.
Neanche a dirlo, solo 6 milioni vennero effettivamente richiesti e utilizzati dalle scuole. Per quella che, in realtà, doveva essere la prova generale per un progetto molto più ampio, da realizzarsi l’anno successivo con un finanziamento di 120 milioni di euro.
Il Governo lo portò effettivamente avanti, aumentando le risorse fino a 187 milioni e ammettendo ai finanziamenti oltre 4 mila scuole; tuttavia solo il 10% di queste presentò programmi che prevedevano aperture durante il periodo estivo.
Dopodiché il progetto venne messo in un cassetto.
(da agenzie)
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