CORRENTI, SCISSIONI E SINDACI CHE LASCIANO: NON SOLO GENOVA, IL CAMMINO DEI CINQUESTELLE E’ UN PERCORSO A OSTACOLI
I VECCHI SINDACI GRILLINI LASCIANO O SONO STATI CACCIATI… PIACENZA, GALATONE, MONZA, PADOVA, RIETI, PALERMO, TARANTO: E’ LITE INTERNA OVUNQUE
Correnti, liti, scissioni e addii. Pd? Macchè, M5s prima del voto.
Il caso Genova, dove Beppe Grillo annulla le votazioni delle comunarie perchè la candidata scelta ora non è gradita, ma andava bene per le politiche e le euopee, è soltanto l’ultimo paradosso di una lunga serie di veleni all’interno del MoVimento.
Manca poco più di un mese alle urne per le amministrative 2017: questo banco politico di prova, per il MoVimento, avrà un doppio valore.
Per la prima volta infatti, oltre a misurare l’attuale forza politica dei grillini nei territori, M5s sarà in grado di tracciare un bilancio quinquennale concreto del suo operato. Ma ci sono ombre all’orizzonte.
L’aveva detto allora, cinque anni fa, proprio Beppe Grillo: sosteneva che sarebbe servito almeno un mandato per capire il valore di M5s e che a giudicare sarebbero stati i cittadini, soltanto loro avrebbero potuto scegliere “se ricandidare o meno” i sindaci pentastellati.
Ma il fatto è che, cinque anni dopo, sono i sindaci pentastellati a non ricandidarsì più (con il MoVimento) e i futuri candidati a creare sempre più tensioni alla Casaleggio associati.
Ricordate il maggio 2012? Sarego, comune vicentino, poi Mira, Comacchio e Parma: furono le prime città in italia ad eleggere sindaci grillini.
Un mandato dopo il sindaco fuoriuscito Federico Pizzarotti correrà contro M5s con il suo “Effetto Parma”; il ferrarese Marco Fabbri, espulso da M5s, non porterà più la bandiera grillina a Comacchio; quello di Mira, Alvise Maniero, lascerà il Comune per dedicarsi all’università e infine di Roberto Castiglion, sindaco di Sarego, si attende di conoscere la decisione sul suo futuro
I “vecchi sindaci” dunque lasciano, mentre i nuovi candidati grillini litigano.
Guardiamo Genova ad esempio: nella città di Grillo si è arrivato al paradossale.
Si è votato fra gli iscritti e ha vinto, a sorpresa, Marika Casamattis. Il perdente, Luca Pirondini, dato per favorito nelle comunarie (primarie grilline per il candidato), ha perso per sole 24 preferenze e, inevitabilmente deluso, ha chiesto di rivotare.
Grillo ha accettato la richiesta e chiamando nuovamente gli iscritti a scegliere. Motivo? La docente ligure che ha vinto è considerata una “pizzarottiana” ed è decisamente vicina ai consiglieri fuoriusciti da M5s per creare “Effetto Genova”.
Per Pirondini dunque era “necessario che vengano resi pubblici i nomi e numeri dei votanti… perchè è evidente che chi da mesi sostiene altre liste non avrebbe nemmeno dovuto votare…” scrive riferendosi ai consiglieri ora vicini a Effetto Genova. Desiderio avverato da parton Grillo.
Non che nella Parma “stalingrado grillina”, con Pizzarotti ora in una lista civica anti M5s e dato per favorito, le cose siano diverse.
Qui, il movimento, con tanto di aiuto dalla centrale Bologna di Max Bugani, fatica a ritrovare la sua anima: così contro l’ex sindaco si schierano ben due compagini di altrettanti Meetup, una guidata da Andrea D’Alessandro (Parma Ducato 5 Stelle) e una da Daniele Ghirarduzzi (MoVimento 5 Stelle Parma). Voti, assemblee e inevitabili scontri porteranno – sperano – ad avere una lista unica certificata da Beppe Grillo.
Perchè il problema di molti aspiranti sindaci grillini è proprio questo: avere il bollino di Beppe e della Casaleggio.
Nel salentino, nella piccola Galatone, in vista del voto si sono impuntati e spaccati proprio sul logo. Anche lì, infatti, ci sono due Meetup che litigano per avere il marchio a cinque stelle: hanno fatto partire due differenti richieste di certificazione e così da Milano (vedi Casaleggio Associati) dovranno emettere un verdetto studiato e divisivo alla faccia “della sintesi e dell’unità chiesti da Beppe Grillo” sottolineano li stessi grillini salentini in una nota.
Questa storia che alla fine “deciderà la Casaleggio” è un po’ un ritornello.
Vedi Piacenza, tappa che Grillo toccherà prima delle elezioni ma come “tour teatrale” e non come comizio.
Qui tutto è rimesso nelle mani dei vertici: da una parte Rosarita Mannina, dall’altra Andrea Pugni, che guidano rispettivamente due correnti M5s dopo una scissione avvenuta in dicembre. Non si riesce a decidere chi rappresenterà il MoVimento alle urne.
Allora si potrebbe fare come a Padova, dove il candidato M5s è stato scelto senza passare dalle primarie grilline. Qui, a porte chiuse, è stato eletto Simone Borile (ma dovrà essere convalidata la candidatura) per guidare la lista, fra lo scontento di Leonardo Forner che lamenta irregolarità e assenza di comunarie.
Oppure, si potrebbe arrivare a casi limite come quelli di Monza, dove Doride Falduto, uscita vincitrice dalla consultazione web grazie a 20 voti sui 66 disponibili, si è ritirata dalla corsa per “motivi personali”. Motivi che, a leggere i commenti, in molti inseriscono anche nel clima teso e ricco di polemiche legate a quella manciata di voti con cui ha vinto.
A Rieti invece c’è un caso di “troppi consensi”, dato che Lodovica Rando, candidata vincitrice delle comunarie, ha trionfato con l’83% delle preferenze.
Una percentuale troppo alta su cui ora i coordinatori del M5s locale vogliono vederci chiaro (e già scattano denunce di irregolarità e via dicendo).
Restando a Sud, se il candidato sindaco di Palermo Ugo Forello, indagato per la questione firme false, sembra tirare dritto dopo le accuse di altri grillini e ha ottenuto la “certificazione” dai vertici, a Taranto si sta invece aprendo una faglia fra i due Meetup, “Amici di Beppe Grillo” e “Taranto Pentastellata”, che non vanno per niente d’accordo. Anche qui, la palla passa a Davide Casaleggio (che avrà anche da monitorare i malcontenti a Verona, dove il candidato sindaco Alessandro Gennari è stato scelto con un pugno di voti).
Come se non bastasse, l’altro problema che dovrà cercare di arginare la direzione centrale del MoVimento è la questione dell’Effetto Parma.
Come già raccontato la lista lanciata da Pizzarotti sta trovando sempre più consensi a livello nazionale: in alcune città al voto come Lucca (anche qui c’è una spaccatura fra i grillini), La Spezia o Alessandria (città che hanno già scelto i loro candidati) sono nate o stanno nascendo altri “Effetti”, spesso guidati da ex grillini, fatto che potrebbe far perdere voti o aumentare le frizioni.
Riuscirà il MoVimento a stupire ancora, proprio come fece cinque anni fa nelle amministrative che aprirono la strada al Parlamento?
La partita, in attesa che l’iter delle certificazioni sia completato e si faccia chiarezza sui candidati, e con tante altre realtà sui quasi 1000 comuni al voto dove M5s è riuscita a trovare la quadra (vedi Lecce o Catanzaro), fra poco più di un mese sarà decisa dai cittadini.
(da “Huffingtonpost”)
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