COSA ACCADRA’ AI 500.000 ITALIANI IN GRAN BRETAGNA? STOP AD AGEVOLAZIONI, ERASMUS E SANITA’
SE RIMANETE SENZA LAVORO RIVOLGETEVI A SALVINI E ALLA MELONI CHE OGGI FESTEGGIANO SULLA VOSTRA PELLE
La Gran Bretagna è fuori. Crollo delle borse internazionali, ridiscussione dei trattati, spostamento dell’ago della bilancia geopolitico.
Ma oltre alle macroconseguenze che inevitabilmente la Brexit si porterà dietro, i primi cambiamenti con cui i cittadini italiani avranno a che fare saranno molto più pratici. Dalle condizioni dei nostri 500.000 connazionali nel Regno Unito fino alla riorganizzazione del Progetto Erasmus, la monarchia britannica potrebbe perdere il suo potere attrattivo nei confronti degli abitanti del Belpaese.
Potere che ha reso Londra la quinta città italiana per numero di abitanti.
Chiuse le frontiere, controlli e visto
La prima e più immediata conseguenza sarà quella che riguarda i controlli e le questioni burocratiche per spostarsi da e verso il Regno Unito. Non avendo sottoscritto gli accordi di Schengen sulla libera circolazione di persone e merci, la libertà di movimento tra Londra e il resto dell’Europa era garantita solo dal suo essere membro dell’Unione.
Secondo gli esperti, che per il momento si limitano a fare previsioni, per poter mettere piede su terreno britannico sarà necessario sottoporsi ai controlli alla frontiera come tutti gli altri cittadini extracomunitari. Niente più precedenze e file separate durante le verifiche per l’entrata nel Paese, quindi.
Italiani in Uk, fine delle agevolazioni e permesso di soggiorno necessario
Tra i più preoccupati alla vigilia del voto per il referendum c’erano le centinaia di migliaia di italiani che vivono oltremanica.
La vita in un Paese membro dell’Ue garantiva loro dei diritti rispetto a chi, invece, è sbarcato in terra britannica da extracomunitario, diritti che adesso andranno perduti.
Per gli studenti che lasciano l’Italia per frequentare le importanti università britanniche i cambiamenti saranno sia di carattere burocratico che economico.
Prima di tutto, sarà necessario ottenere un visto per studenti che permetta loro di vivere e circolare nel Paese.
In più, i giovani italiani non avranno più le agevolazioni economiche riservate fino a oggi ai cittadini membri dell’Ue. Come, ad esempio, il prestito statale da 9mila sterline annue che copre i costi della retta universitaria.
Fino ad oggi, gli italiani che si recavano in Uk per studio, come i cittadini degli altri Stati membri, potevano usufruire di questo prestito da restituire gradualmente solo dopo la fine degli studi e solo nel caso in cui si fosse trovato un lavoro con uno stipendio che superasse un certo limite minimo prestabilito.
Chi si trova in Gran Bretagna per lavorare, invece, dovrà scegliere quale strada intraprendere.
Chi paga le tasse oltremanica da più di cinque anni e ha già richiesto o ottenuto un permesso di residenza o la cittadinanza potrà diventare cittadino britannico e godere di tutti i vantaggi che questo comporta.
Chi non ha ancora avviato le pratiche può farlo anche adesso, ma con lentezze burocratiche che sembrano inevitabili a causa della prevista corsa per ottenere i permessi.
Chi, invece, vuole mantenere la cittadinanza unica dovrà munirsi di un visto di lavoro da rinnovare periodicamente.
Non si potrà , però, ottenere questo documento se non si è prima stati assunti, aspetto che limiterà il flusso di persone, soprattutto giovani, che ogni anno partono verso Londra e altre città del Regno in cerca di un impiego.
Con la Brexit, però, gli italiani che vivono in Gran Bretagna e non hanno acquisito la doppia cittadinanza vedranno sfumare anche la possibilità di usufruire dell’assistenza sanitaria gratuita, fino a oggi garantita a tutti i cittadini dell’Unione.
Stessa cosa vale per gli alloggi popolari e altri sussidi statali.
Erasmus
Tra le mete più quotate e ambite dei giovani studenti universitari europei che decidono di usufruire del Progetto Erasmus, che prevede un periodo di studio riconosciuto in un’università straniera di un Paese membro dell’Ue, c’è proprio la Gran Bretagna.
Terra dalle mille opportunità dove imparare o migliorare il proprio inglese e gettare le basi per una futura esperienza professionale, il Regno Unito rischia di non poter più far parte del progetto, perchè è previsto che i Paesi a disposizione dello studente facciano parte del circuito dell’Unione.
Anzi, secondo Mario Panizza, rettore dell’Università degli Studi Roma Tre, è cosa certa.
“La Brexit — ha detto — è un danno concreto e d’immagine per tutti gli studenti universitari d’Europa. La generazione Erasmus, nata e cresciuta in Europa, ora vedrà venir meno la sua componente inglese. Un vero peccato”. A far vivere le speranze di chi desidera di vivere il proprio Erasmus in Uk ci sono, però, le eccezioni alle quali l’Ue si è aperta negli anni, come Liechtenstein, Islanda, Norvegia e Turchia. Opzione di riserva: l’Irlanda.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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