IL BREXIT COSTERA’ ALL’ITALIA UN CALO DELL’EXPORT DI 3 MILIARDI
LO STUDIO DI PROMETEIA: L’ITALIA PERDERA’ UN MILIARDO SOLO NEL MADE IN ITALY, SETTORE ALIMENTARE E MODA
Gli addetti ai lavori fanno già i calcoli per capire quanto costerà alla Penisola l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea.
Mentre piazza Affari sprofonda, come tutti i listini europei, Intesa Sanpaolo stima che il nostro export potrà calare fino a 3 miliardi, mentre la società di consulenza Prometeia indica in 1 miliardo il contraccolpo sul made in Italy.
Intesa Sanpaolo: “Calo dell’export fino a 3 miliardi”
L’effetto Brexit sull’Italia potrà comportare “un calo delle esportazioni fino a un valore massimo di circa 3 miliardi”.
E’ quanto sostiene il chief economist di Intesa Sanpaolo, Gregorio De Felice, ricordando che l’Italia esporta verso il Regno Unito il 7% del proprio export, pari a circa 22 miliardi di euro.
De Felice ricorda quindi che “la trasmissione per l’Italia avviene in tre modi: la minore crescita inglese, la svalutazione della sterlina e la maggiore avversione al rischio che si sta manifestando con forza sui mercati finanziari”.
Prometeia: “Colpiti soprattutto alimentare e moda”
Secondo la società di consulenza Prometeia, l’uscita dalla Ue potrà comportare l’introduzione di dazi sul mercato britannico, per la prima volta da 40 anni: anche ipotizzando tariffe contenute, il dazio medio applicato alle imprese italiane dopo Brexit potrà essere superiore al 5% del valore esportato.
Immaginando che le imprese italiane mantengano invariati i prezzi in euro facendosi carico del dazio, l’operazione potrà costare nel complesso più di 1 miliardo di euro, solo lo 0,25% dell’export italiano nel mondo.
Prometeia stima che i comparti più penalizzati potranno essere le imprese dell’alimentare, che potranno perdere 450 milioni di euro (il 14% delle proprie vendite sul mercato) e la moda, oltre 200 milioni di euro (il 9% di quanto esportato). La svalutazione della sterlina, aggiunge Prometeia, potrà rappresentare per l’offerta italiana un rilevante, seppur temporaneo, svantaggio competitivo, agendo sulla competitività italiana sia sul mercato britannico (rispetto ai produttori nazionali) sia in paesi terzi dove le imprese italiane e britanniche competono più intensamente.
Coldiretti: “Regno unito primo mercato per l’export di spumante”
Uno dei settori più allarmati dalla Brexit è quello della viticoltura.
Secondo Coldiretti la Gran Bretagna è diventato il primo mercato mondiale di sbocco per lo spumante italiano, con un incremento del 38% di bottiglie vendute nel primo trimestre di quest’anno. Per il vino in generale — sottolineano a Federvini — invece è il terzo mercato. A soffrire però è l’intero comparto agricolo. L’Inghilterra, con i suoi 3,2 miliardi di euro di controvalore, è il quarto mercato di sbocco estero dei prodotti italiani, a fronte di un flusso contrario di appena 701,9 milioni.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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