DA PARTITO DELL’AMORE A PARTITO DELLA PAURA DELLA LIBERTA’: NEL PDL CRESCE IL DISSENSO SOTTERRANEO
DALLA EPURAZIONE DEI FINIANI ALLA BUFERA SU SCAJOLA, DALL’ARROGANZA DEL PREMIER ALLA CORTE DEI MIRACOLATI: NON SI VIVE A LUNGO COI RICATTI…. CHI MINACCIA LE ELEZIONI ANTICIPATE DIMOSTRA SOLO LA PROPRIA DEBOLEZZA: DOPO LA SCONFITTA ELETTORALE E IL DISSENSO DI FINI, IL RE E’ NUDO E SENZA IDEE
In pochi giorni l’elettore di centrodestra ha assistito alla trasformazione del Popolo delle libertà in un ring mediatico, un “partito della paura” dove è vietata ogni forma di dissenso e di confronto di idee, in mano a un cesarismo neppure motivato da una buona gestione dell’impero.
Un partito in calo pauroso di consensi, nonostante l’immobilismo di una opposizione senza idee innovatrici, un leader che spaccia per riforme della giustizia leggi ad personam, una corte di miracolati pronta a tradire per un boccone di poltrone, una linea politica inesistente, appiattita su posizioni xenofobe.
Altro che partito liberale di massa, siamo al capolinea di un “ammasso illiberale” che ghigliottina persino le idee difformi.
A chi pone questioni di linea politica si risponde “infilzandolo” al grido di “te la farò pagare”.
A chi si smarca con il “divieto di andare in tv ad esporre idee”.
A chi si prostra ai piedi del sovrano con l’investitura a “emerito gentiluomo di corte”.
A chi non dà spiegazioni di 900.000 euro in nero ricevuti da imprenditori equivoci, con l’assicurazione “finirà in una bolla di sapone”.
Una politica gestita il lunedì nella magione privata del sovrano dove si spartiscono i posti e si tagliano le teste, mentre gli altri giorni della settimana i parlamentari, esautorati di ogni ruolo, dovrebbero assicurare la ratifica di decisioni prese altrove, da soggetti in numero dispari inferiore a tre (ovvero da uno solo).
A nessuno interessa che sul territorio il Pdl non esista, ci pensa il sovrano a perdere consensi con i suoi messaggi unificati sulle tv pubbliche e private Tra uno spot sulla mozzarella e uno sulla pizza, tra una censura e un scodinzolino, arriva lo spottone del premier.
Un disco vecchio e logoro che da 15 anni suona sempre la stessa musica: abbasseremo la pressione fiscale, faremo le riforme, taglieremo i costi dello Stato.
Una coalizione che ha governato per sette degli ultimi nove anni continua a dare colpe agli avversari, incapace di essere propositiva e guardare avanti, elaborare progetti, attuare fatti concreti.
Una carenza di contenuti sottolineata da molti e a cui, notizia di ieri, si pensa di ovviare nominando responsabile della formazione e della cultura dei promotori della libertà l’esimio Sandro Bondi.
Nomina che non merita ulteriori commenti.
Sono molti di più di quello che si pensi i parlamentari che ormai dissentono nei corridoi del Palazzo, attenti a non farsi ascoltare dal “grande fratello”, insofferenti a una lenta eutanasia (del partito) dell’amore.
Certo, sono tutti vassalli nominati dal sovrano e come tali riconoscenti, ma non più tanto devoti: sentono che sta cambiando l’indirizzo del vento e fiutano l’aria.
Minacciarli di non essere ripresentati può diventare un’arma spuntata quando il posto non è più sicuro perchè la cupio dissolvi ha generato la diaspora dell’elettore.
Quando le fette della torta si riducono c’è anche chi cambia pasticciere e attende il momento propizio per far saltare la vetrina del banco.
Un leader politico non può vivere di minacce o di ricatti in eterno, prima o poi i nodi vengono al pettine.
La sensazione che si capta è che, al di là delle sue modeste anche se sufficienti truppe dichiarate, Fini conti su una vasta fascia di avversari non belligeranti che certamente non si immoleranno in trincea contro di lui.
Oltre che su diversi soldati disposti a rischiare il cambio di campo al momento opportuno.
Succede quando il re è nudo e senza idee.
Si governa a lungo solo con il consenso, non con il terrore e la presunzione.
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