DEBITI CON IL FISCO, UN CONTO DA 954 MILIARDI, MA LO STATO PUO’ RECUPERARNE SOLO 79,6
I DATI DELLA AGENZIE DELLE ENTRATE: INCASSATO SOLO IL 13%, PIU’ DIFFICILE IL RECUPERO DELLE GRANDI SOMME
C’è una montagna di debiti fiscali grande più della metà del nostro Pil e che, molto in teoria, lo Stato dovrebbe recuperare.
Ben 954,7 miliardi, cioè il totale delle entrate iscritte a ruolo ma non ancora incassate a fine 2019.
Il dato arriva dal giudizio di parifica della Corte dei Conti e cita la stessa Agenzia delle Entrate, evidenziando però che sul totale appena 79,6 miliardi quelli che hanno concreta probabilità di finire nelle casse dello Stato. Per il resto si tratta di importi relativi a soggetti falliti, ditte cessate e contribuenti definiti con ‘anagrafe tributaria negativa’, di fatto nullatenenti.
Nel dettaglio, dei 954,7 miliardi ce ne sono 153 dovuti a soggetti falliti, 118,9 a contribuenti deceduti e ditte cessate, 109,5 relativi a nullatenenti, e 68,8 per ‘scarico sospeso’.
A questi se ne aggiungono 410 miliardi che riguardano importo dovuti da soggetti che nel passato erano già incappati in procedure coattive e ai quali si sono aggiunti ora nuovi importi, 14,7 miliardi per rate in scadenza su dilazioni non revocate e 79,6 miliardi di importi di magazzino da recuperare.
Mille miliardi di cartelle in 20 anni, recuperato solo il 13,3%
Guardando invece con un arco temporale pià ampio supera quota mille miliardi l’ammontare delle ‘cartelle’ per le iscrizioni a ruolo delle entrate – non solo tributarie – affidate in 20 anni, tra il 2000 e il 2019, aagli agenti per la riscossione: ma solo 13,3% degli importi risulta recuperato.
Dai dati, elborati dalla Corte, emerge un tasso di riscossione via via più elevato per gli anni più lontani, che arriva al 28% per il 2000, fino a scendere al 4,9 e all’1,88% del 2018 e del 2019, numeri quest’ultimi influenzati anche dai meccanismi di rateazione ora previsti.
La Corte dei Conti, pur non nascondendo i molti problemi, registra comunque un ‘netto miglioramento’ tra i quinquenni 2010-4 e 2015-9 con un indice di riscossione generale passato dal 10,8 al 12,5%, con miglioramenti sia sui ruoli erariali (entrate e dogane) con l’indice salito dal 7,7 al 9%, sia sui ruoli Inps (dal 21,9 al 25,5%). Fermo al 30,5% invece la quota riscossa per i tributi degli enti non statali come Comuni e Regioni.
Più difficile riscuotere le somme più alte
Secondo la Corte poi risulta più difficile il recupero delle grandi somme rispetto agli importi minori. In particolare il recupero ‘coattivo’ di imposterisulta meno efficace per i grandi contribuenti e per le ‘iscrizioni a ruolo’ sopra i 100mila euro l’incasso medio si ferma al 2,7%.
Il calcolo riguarda le ‘cartelle’ affidate dal 2008 al 2019 e mostra che a fronte di 302,9 miliardi di imposte da riscuotere coattivamente relative a ruoli superiori a 100mila euro, l’incasso è stato di 8,2 miliardi, appunto il 2,7%.
“Si deduce – scrive la Corte dei Conti – che nei confronti dei più importanti contribuenti, in quanto intestatari di cartelle di importo elevato, si riscuotono mediamente 2.700 euro per ogni 100mila iscritti a ruolo”. Sotto questa soglia, invece, gli importi affidati erano pari a 166 miliardi e il recupero si è attestato a 31,7 miliardi, pari al 19,1%
(da agenzie)
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