DEDICATO A CHI RESTA SORPRESO DALLE MANIE PERSECUTORIE DI GIORGIA MELONI: NEL SUO SAGGIO DEL 2007, “IL PASSO DELLE OCHE”, GIULI SCRIVE CHE “È TIPICO DEL SOTTOSUOLO MISSINO, TERRA DI ESILIO SUBITO, LA PAURA D’ESSERE CONTINUAMENTE SOTTO CONTROLLO, SEGUITI, ASCOLTATI, REGISTRATI DALLE PROPAGGINI OMBROSE DEL COSIDDETTO “SISTEMA”
DI QUI LE ANTICHE REAZIONI DI UN PAESAGGIO UMANO CHE PER DECENNI HA UTILIZZATO AL TELEFONO UN FRASARIO CIFRATO ANCHE SOLO PER STABILIRE APPUNTAMENTI CONVIVIALI (“CI VEDIAMO AL SOLITO POSTO ALL’ORA CHE SAI”)”
Estratti da “Il passo delle oche. L’identità irrisolta dei postfascisti”, di Alessandro Giuli (ed. Einaudi) – 2007
Storace è un esemplare tipico del sottosuolo missino, terra di esilio subito, di manie persecutorie, di timori motivati che possono trasmutarsi in danni biologici. Tra questi c’è storicamente la paura d’essere continuamente sotto controllo, seguiti, ascoltati, registrati dalle propaggini ombrose del cosiddetto «sistema».
Di qui le antiche reazioni di un paesaggio umano che per decenni ha utilizzato al telefono un frasario cifrato anche solo per stabilire appuntamenti conviviali («Ci vediamo al solito posto all’ora che sai»), con una ricaduta comica nel sospetto gratuito indotto in chi poi spiava per davvero, oltreché di depistaggio per l’interlocutore di turno.
Un mondo che per lo stesso motivo ha dovuto sradicare espressioni ritenute ambigue: «Non dire mai che la batteria dell’auto è carica, sennò pensano che stai per rapinare una banca» (qualcosa di simile avveniva nell’estrema sinistra).
Lo stadio successivo del morbo subentra quando l’incubo della guardia che ti spia diventa il calco negativo di un sogno depositato più giù nel sottofondo irrazionale di certa genuina fascisteria. Il sogno di fare il ministro dell’Interno, di ribaltare le parti e amministrare finalmente l’uniforme dell’ordine civile.
(da agenzie)
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