DELL’UTRI VERRA’ ESTRADATO, IL LIBANO VUOLE SBARAZZARSENE, DOMANI CONVOCATO IL CONSIGLIO DEI MINISTRI
DECISIONE POLITICA: IL LIBANO NON CI STA AD APPARIRE UN COVO DI LATITANTI, DANNEGGIA L’IMMAGINE
La notizia produce ad Arcore l’effetto di una doccia gelata, in una campagna elettorale già devastata dal clima di Tangentopoli.
In Libano non vedono l’ora di liberarsi di Marcello Dell’Utri. E l’estradizione è questione di ore. Poi, entro “una o due settimane”, il rientro in Italia.
Non è affatto escluso che Dell’Utri venga consegnato alla giustizia italiana prima delle urne del 25 maggio.
Negli ultimi giorni la pratica ha subito una notevole accelerazione.
Il Procuratore generale Samir Hammud ha già detto sì all’estradizione e ha passato la pratica al ministro, il generale Ashraf Rifi che l’ha subito rigirata al Governo.
Ora l’ultima tappa. Il consiglio dei ministri è convocato per venerdì 16 maggio, per la decisione finale.
Ormai, stando alle informazioni che rimbalzano in ambienti berlusconiani molto informati, l’esito dovrebbe essere scontato.
Le motivazioni giuridiche le ha fornite la procura, che ha motivato come il reato di “concorso esterno” è sovrapponibile a quello di “associazione dei malfattori” previsto dal codice libanese.
Ma la sensazione è che l’accelerazione sia tutta politica.
Secondo i berlusconiani il governo libanese ha fretta di liberarsi della vicenda che sta danneggiando l’immagine del Libano, facendolo apparire come un covo di latitanti.
Cade così l’ultima speranza di Dell’Utri di guadagnare tempo. I suoi legali avevano sperato che la questione non fosse calendarizzata al consiglio dei ministri di venerdì 16 maggio, ma rimandata a dopo le elezioni presidenziali del 25 maggio.
A quel punto il dossier sarebbe passato nelle mani del nuovo governo con un conseguente slittamento dei tempi.
Lo aveva sperato anche Berlusconi. Perchè Dell’Utri, l’amico fraterno, ex numero due di Publitalia e fondatore di Forza Italia, non è nè Scajola nè Frigerio.
Se il suo rientro in Italia dovesse avvenire prima delle elezioni l’impatto sarebbe devastante.
Già ora l’effetto “tangentopoli” ha prodotto uno tsunami sulla campagna elettorale berlusconiana e ha oggettivamente dato spinta a quella dei Cinque stelle.
Il rientro in manette di “Marcello” sarebbe il colpo di grazia.
Almeno così viene vissuto dall’inner circle dell’ex premier.
(da “Huffingtonpost”)
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