DERBY ADRIATICO TRA ACCUSE E SCARICABARILE
TRA ROMA E ATENE VERSIONI CONTRASTANTI E LITIGI SULLA DESTINAZIONE DEL RELITTO, NUMERO DELLE VITTIME E RESPONSABILITà€
Conference call, collaborazione, sinergie, coinvolgimento.
L’atteggiamento ufficiale del governo italiano, della Capitaneria di porto e della Marina militare non risparmia sul vocabolario per descrivere il rapporto con Grecia e Albania sui soccorsi alla Norman Atlantic.
Eppure, dalle 4 e 47 di domenica mattina, quando è partito il segnale di Sos dall’imbarcazione, i tre soci non fanno che discutere su tutto, dal futuro porto di attracco del traghetto alla lista di passeggeri.
A complicare le cose ci sono stati gli spostamenti della nave alla deriva, che si è mossa dalle acque internazionali a quelle albanesi.
Così durante le prime ore Bari, il Pireo e Valona non avevano chiaro che dovesse mettersi in testa alle operazioni.
Fino a che, quattro ore dopo, Roma non ha preso in mano le redini del comando.
Il secondo terreno di scontro, ancora irrisolto, è stato il porto di destinazione della nave: la Grecia insisteva per il porto albanese di Valona, quello più vicino al relitto.
Hanno però trovato l’opposizione delle autorità italiane e dell’armatore, che spingevano per Brindisi.
Anche per questo la nave, due giorni dopo l’incidente, è ancora alla deriva senza che sia stato nemmeno stabilito il porto di destinazione.
Durante la conferenza stampa di ieri pomeriggio Roberta Pinotti e Maurizio Lupi, ministri della Difesa e dei Trasporti, assicurano che durante la conference call con i loro omologhi greci hanno messo in campo la massima collaborazione.
Eppure basta una seconda domanda sul perchè, a quasi 40 ore dalla prima emergenza, ancora non si sapesse quanti fossero i dispersi perchè Lupi iniziasse i distinguo.
E a ridistribuire le responsabilità .
Il governo greco dice 38? “Spetta al porto di imbarco verificare la coincidenza con la lista di imbarco”. Quindi, ai greci.
Poi parla di “numeri ballerini”: 458 o 478 persone ancora non si sa. “Sono tutti effettivamente saliti a bordo? Possiamo solo sentire le autorità greche. Ma — precisaLupi — nessuna polemica”.
I latini la chiamavano excusatio non petita.
L’ammiraglio della Capitaneria di porto, Felicio Angrisano, opta peri paragoni: “Da quando l’Italia ha rilevato il comando delle operazioni in mare, alle nove di domenica, solo due persone sono finite in mare e sono state recuperate vive”.
Come dire, i morti sono morti prima.
Chiedete a chi comandava prima.
Alessio Schiesari
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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