“DIO E’ NEI MIGRANTI CHE MOLTI VOGLIONO CACCIARE”: IL MONITO DI PAPA FRANCESCO CONTRO L’IPOCRISIA DEI CATTOLICI D’ACCATTO
“AL COSPETTO DI DIO SARETE GIUDICATI PER LE OPERE DI MISERICORDIA: NON SI CATALOGANO GLI ESSERI UMANI, SI PORGE LA MANO A CHI HA BISOGNO DI AIUTO, NON CI SI VOLTA DALL’ALTRA PARTE, QUESTO INSEGNA LA RELIGIONE CATTOLICA”
“Domandiamoci: la nostra fede è feconda? Produce opere buone? Oppure è piuttosto sterile, e quindi più morta che viva? Mi faccio prossimo o semplicemente passo accanto? Queste domande è bene farcele spesso, perchè alla fine saremo giudicati sulle opere di misericordia; il Signore potrà dirci: ‘Ti ricordi quella volta, sulla strada da Gerusalemme a Gerico? Quell’uomo mezzo morto ero io’. ‘Quel bambino affamato ero io’. ‘Quei migranti che vogliono cacciare via ero io’. ‘Quel nonno solo ero io'”.
Papa Francesco, nell’Angelus della domenica, non cita casi specifici ma si limita a enunciare la parabola del buon Samaritano.
Ma il riferimento non può che essere alla cronaca, anzi alle cronache del mondo.
A partire dalla morte di Emmanuel, il nigeriano ucciso a Fermo, un esempio concreto di razzismo che allontana il prossimo, che separa.
“Anche noi – ha sottolieato – possiamo porci questa domanda: chi è il mio prossimo? Chi devo amare come me stesso? I miei parenti? I miei amici? I miei connazionali? Quelli della mia stessa religione?”.
Francesco ha spiegato che Gesù ci cambia la prospettiva: “Non devo catalogare gli altri per decidere chi è il mio prossimo e chi non lo è, dipende da me, la decisione è mia. Dipende da me essere o non essere prossimo della persona che incontro e che ha bisogno di aiuto, anche se è estranea o magari ostile”. Lo ha detto papa francesco oggi all’angelus, a completamento della parabola evangelica del buon samaritano.
E, dalla parabola del buon samaritano, il papa ha tratto un altro messaggio, quello del fare. “Dobbiamo fare opere buone – ha detto – non dire solo parole che vanno al vento ma fare. Mi viene in mente quella canzone che dice ‘parole parole parole’. Ecco, non parole ma fare”.
E, oltre a fare, bisogna anche chiedere e chiedersi se la nostre fede “sia feconda. Produce opere buone – si è chiesto il papa – oppure è piuttosto sterile, e quindi più morta che viva? mi faccio prossimo o semplicemente passo accanto? selezione le persone a secondo del mio proprio piacere. Queste domande è bene farcele spesso, perchè alla fine saremo giudicati sulle opere di misericordia e il signore potrà dirci: ‘ti ricordi quella volta, sulla strada da gerusalemme a gerico? quell’uomo mezzo morto ero io. Quel migrante che volevano cacciare via ero io. Quel nonno abbandonato ero io. Quel malato che nessuno va a trovare in ospedale ero iò”.
(da agenzie)
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