DISCESA IN CAMPO DI MONTI: SI’ DAL 30%, PIU’ DAI VOTANTI PD CHE NEL PDL
FAVOREVOLE IL 44% TRA I DEMOCRATICI, NO DALL’80% NEL CENTRODESTRA
Tutti – cittadini, forze politiche, osservatori internazionali – attendono (qualcuno anche con apprensione) di sapere se Monti accetterà di candidarsi alle elezioni.
La sua discesa in un campo più direttamente politico è auspicata da molteplici persone e istituzioni, ma è, al tempo stesso, vista con sfavore da molti altri, a partire dai dirigenti del partito che raccoglie oggi la più ampia quota di consensi, il Pd.
Anche l’insieme dell’elettorato si divide riguardo a una simile prospettiva.
Una quota ampia – circa il 30% – la vede con favore.
Si tratta, in particolare, dei cittadini di età centrale, con titoli di studio relativamente più elevati.
Dal punto di vista politico, si rileva una più accentuata presenza di favorevoli nell’elettorato dell’Udc, ma anche in quello stesso del Pd: quasi metà (44%) dei votanti per il partito di Bersani dichiara di auspicare la candidatura del Professore, nonostante il parere contrario del segretario.
È un altro segno delle differenze di opinione (in certi casi, delle fratture) che caratterizzano già ora il maggiore partito italiano e che potrebbero creare in futuro non pochi problemi a quest’ultimo.
Ma, a fronte dei favorevoli, si contrappone un gruppo, assai più numeroso (61%), di contrari, di varia provenienza politica e sociale.
Vi si trovano, in misura relativamente maggiore, i cittadini di più giovane età , i residenti al Sud (e nei piccoli comuni) e, specialmente, gli elettori del Pdl, ove la contrarietà raggiunge quasi l’80%.
Ma anche la netta maggioranza dei votanti per la Lega e per il Movimento 5 Stelle (in entrambi i casi il 70%) si dichiara contraria a una candidatura di Monti.
Nell’insieme, tuttavia, i fautori di una presenza del Professore alle prossime elezioni risultano, considerando l’intera popolazione, più di quelli che auspicano la candidatura di Silvio Berlusconi.
Al di là del generico favore (o sfavore) per la discesa in campo del Professore, ci si deve però domandare quale sarebbe l’effettivo seguito su cui Monti potrebbe contare nel caso formasse una sua lista e quello che otterrebbe coalizzandosi con le altre forze politiche che già hanno espresso valutazioni positive sulla sua candidatura.
Oggi circa il 3-5% dell’elettorato si dichiara già pronto, senza riserve, a votare alle elezioni una lista capeggiata da Monti.
È meno di quanto alcuni osservatori si aspettano, ma occorre ricordare che, anche in passato, alcuni leader sono riusciti a conquistare una platea vasta, pur partendo inizialmente da un consenso limitato.
E che altri hanno influito fortemente sulla politica italiana disponendo di meno del 10%.
In ogni caso, accanto ai voti «certi», occorre tener conto già oggi del mercato potenziale, composto da chi, pur non avendo già deciso di votarlo, dichiara però di prendere seriamente in considerazione l’opzione per il Professore.
Si tratta di un altro 8-10% di elettori.
Naturalmente, computando anche gli attuali votanti per l’Udc (in questo momento a circa il 5-6%), per Italia Futura (attualmente attorno al 2%) e per Fermare il declino (1%), il mercato potenziale dei consensi per una coalizione che si ispiri a Monti si accrescerebbe ulteriormente.
Sin qui la situazione attuale.
Tuttavia, proprio in queste ore, il quadro delle forze politiche va cambiando rapidamente.
Ad esempio, sembra che una parte significativa degli esponenti del Pdl (ma anche, forse, qualcuno del Pd) stia valutando la possibilità di passare ad una lista Monti, nel caso questa si costituisse.
Ciò che potrebbe ampliare la platea dei sostenitori di quest’ultima.
Ma, sopratutto, occorre ricordare che una presenza diretta di Monti nella competizione elettorale muterebbe completamente – in positivo per alcuni, in negativo per altri – l’atteggiamento (anche emotivo e psicologico) degli elettori nei confronti dell’offerta politica.
Mobilitando ad esempio, in un senso o nell’altro, i molti indecisi (la cui quantità è comunque diminuita negli ultimi giorni).
Da questo punto di vista, una candidatura effettiva potrebbe rendere in qualche misura obsolete diverse delle stime ipotizzate sin qui.
Non resta dunque che attendere la decisione del Professore.
Renato Mannheimer
(da “il Corriere della Sera”)
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