DRAGHI PRENDE LE DISTANZE DALLO SPUTNIK ITALIANO
DALL’ACCORDO PER LA PRODUZIONE IN ITALIA SI SMARCANO TUTTI: GIORGETTI, DI MAIO E PERSINO LA LOMBARDIA… ESULTA SOLO SALVINI CHE SA BENE COSA C’E’ DIETRO, LA SOLITA MARCHETTA A PUTIN
L’accordo “privato”, come viene definito in ambienti di governo, per la produzione in Italia delle dosi del vaccino Sputnik V ha colto tutti di sorpresa, tranne la Lega. Il premier Mario Draghi, la Farnesina, la Commissione Europea e la Regione Lombardia prendono le distanze dal contratto firmato, il primo in Europa, tra il Fondo russo (Rdif), guidato da Dmitriev e che commercializza il vaccino, e la svizzera Adienne Pharma & Biotech, che ha uno stabilimento a Caponago in Brianza.
Ad annunciare l’intesa è stato il presidente della Camera di Commercio Vincenzo Trani: “Da luglio saranno prodotte 10 milioni di dosi entro l’anno”. La Lega a trazione Matteo Salvini, molto attenta ai rapporti con il Cremlino, esulta per questo accordo siglato tra Milano e Mosca. Non a caso pochi giorni fa era stato proprio il leader leghista a dire che bisogna guardare alla Russia come sta facendo San Marino. La partita è sì sanitaria, ma è anche politica. L’ex ministro dell’Interno conosce Trani, che in passato lo difese quando scoppiò lo scandalo sui presunti fondi russi alla Lega dicendo che si trattava di una “bufala”. Nell’inchiesta finì anche l’incontro all’hotel Metropol di Mosca, durante il quale Gianluca Savoini, esponente leghista e presidente dell’associazione Lombardia Russia, amico e collaboratore di Matteo Salvini, parla con alcuni russi di strategie sovraniste anti-Ue e di affari legati al petrolio.
Questo è il quadro per capire i rapporti che intercorrono tra la Lega e la Russa e il motivo di tanta esultanza che arriva dal partito di Salvini. Oggi addirittura il senatore Roberto Calderoli ringrazia il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti e il premier Mario Draghi per il lavoro svolto: “Il cambio di passo nella battaglia per la vaccinazione di massa, con il nuovo Governo guidato da Mario Draghi, con l’attivismo del ministro Giorgetti, dopo i gravi ritardi accumulati dal precedente Governo, si vede eccome!”.
In realtà nulla di tutto questo è stato concordato con il governo nè tantomeno con il premier Draghi. Sia perchè si tratta di un accordo tra privati, sia perchè non ci sono ancora le necessarie autorizzazioni ma soprattutto perchè la produzione dello Sputnik V non rientra nei programmi italiani. La posizione che assume Palazzo Chigi è quella della Commissione Europea, che in una nota firmata dal portavoce parla chiaro: “In questa fase non sono in corso colloqui per integrare il vaccino Sputnik nella strategia vaccinale dell’Ue. Siamo fiduciosi che le nostre forniture consentiranno all’Ue di raggiungere l’obiettivo di vaccinare il 70% della popolazione europea entro l’estate”.
Tuttavia viene aggiunto che “la strategia è una strategia congiunta tra la Commissione e gli Stati membri, pertanto la Commissione e gli Stati membri possono sempre decidere insieme di modificare il portafoglio dei vaccini”. Ma al momento non sembra essere questo il caso. Anche la Regione Lombardia comunica che ne sapeva niente, “siamo estranei all’accordo”.
Piovono i comunicati per smarcarsi. Anche fonti vicine al ministro Giorgetti prendono le distanze. “La produzione di Sputnik V in Italia è una “operazione legittima che rientra nelle logiche di mercato” e in quanto tale “non può essere attribuita al ministero dello Sviluppo economico. Nel momento in cui si arriverà alla produzione il vaccino non potrà essere utilizzato fino a quando sarà completata l’istruttoria di Ema, e ogni suo utilizzo sarà vincolato al via libera della struttura competente”. Inoltre le stesse fonti fanno sapere che giovedì ci sarà una nuova riunione con Farmindustria, il commissario straordinario per l’emergenza Covid 19, Francesco Paolo Figliuolo, e il consulente economico del Mise per i vaccini, Giovanni Tria.
La strategia del governo rimane dunque la stessa. Sostenere le aziende italiane dotate di bioreattori in grado di produrre i vaccini già autorizzati: Pfizer-BionTech, AstraZeneca e Moderna. Adienne, che nello stabilimento di Caponago in Brianza dovrebbe produrre lo Sputnik V, ha il bioreattore per produrre i vaccini basati su adenovirus, quindi l’AstraZeneca, a cui l’Italia pensa per produrre quante più dosi possibili. In questo modo, lo stabilimento verrebbe sottratto alla produzione principale su cui punta il governo italiano.
Il pericolo è tale che anche la Farnesina comunica di essere all’oscuro dell’operazione. Non risultata sia stata fornita alcune approvazione da parte dell’ambasciata italiana a Mosca. Il farmaco russo non è approvato dall’Agenzia europea del farmaco, dunque se nello stabilimento di Caponago fiale di vaccino non sarebbero utilizzabili e somministrabili in Europa. Ci sono rigidi protocolli e procedure da seguire previsti dall’Unione europea: ispezioni dell’Ema, verifiche sulla produzione e trial clinici per fasce e per tipo di popolazione sottoposta al campione.
(da Huffingotonpost)
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