DUECENTO SOLDATI RUSSI MORTI NELL’ATTACCO MISSILISTICO UCRAINO A MARIUPOL
“LA NOSTRA RISPOSTA ALL’ATTACCO RUSSO CON I DRONI SU ODESSA”
Sono almeno 200, secondo il sindaco di Melitopol Ivan Fedorov, i militari russi uccisi in un attacco missilistico contro una base del Cremlino nella città della regione di Zaporizhzhia. I soldati feriti sono stati trasportati nelle strutture ospedaliere della Crimea perché i nosocomi della città occupata sono attualmente sovraffollati.
In queste ore, Melitopol è stata al centro dello scontro armato tra Russia e Ucraina: nella serata di ieri sono state diverse le esplosioni udite in città, dove sarebbe stato colpito dalle forze armate di Zelensky anche un albergo dove alloggiavano russi.
L’Ucraina meridionale, più in generale, resta il principale teatro del conflitto in questo momento. Mosca ha infatti lanciato più di 10 droni su Odessa. Molti, secondo quanto riferisce Kiev, sono stati abbattuti dall’esercito. Altri 5 avrebbero però colpito gli impianti energetici della zona lasciando 1,5 milioni di persone senza elettricità. “La situazione nella regione di Odessa resta difficile – ha riferito il presidente Zelensky nel suo consueto videodiscorso notturno – i colpi inferti sono stati molti, ci vorrà del tempo per ripristinare l’elettricità. Non ci vorranno ore, ma giorni”.
Le infrastrutture energetiche del Paese sono uno dei principali obiettivi degli attacchi russi dal mese di ottobre. Mosca si sta avvalendo principalmente di droni di fabbricazione iraniana, aggiornati per adattarsi a un clima più freddo.
Le forze armate di Vladimir Putin sono tornate a utilizzare le armi iraniane a Kherson, Mykolaiv e Odessa. Secondo l’Institute for the Study of War ISW, l’attuale strategia del Cremlino è quella di minare la resistenza e la motivazione della popolazione ucraina. I blackout periodici e prolungati lasciano infatti senza riscaldamento ed elettricità 4,5 milioni di persone, rendendo così più difficile sopravvivere all’inverno.
A mantenere ancora alto l’umore di Kiev, le diverse difficoltà riscontrate dalla Russia. Vladimir Putin rischia ora di perdere anche il sostegno dei “piani alti” governativi delle repubbliche di Donetsk e Luhansk. Igor Grikin, ex ministro della Difesa dell’autoproclamata repubblica popolare di Donetsk, ha infatti criticato apertamente il presidente russo per non aver fornito “risposte adeguate” all’esercito ucraino. L’ex ministro della sicurezza, Alexander Khodakovsky, ha osservato invece che Putin agisce in un contesto di “forte corruzione militare”, sottolineando la necessità di “cambiare le cose” e rimuovere il capo di stato maggiore russo Valery Gerasimov.
Gli attacchi al Cremlino sono sintomo del malcontento anche nelle due autoproclamate repubbliche filorusse: di fatto, Putin non ha mai raggiunto il suo scopo di “salvare i civili del Donbass” costringendo il governo di Kiev a capitolare così come aveva annunciato il 24 febbraio, né ha mai portato a casa gli obiettivi militari localizzati nella zona. Inoltre la guerra, che avrebbe dovuto essere breve, sta andando avanti ormai da dieci mesi.
(da Fanpage)
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