E DITELO CHE GLI “OPEN DAY” ERANO SOLO UN MODO PER SMALTIRE LE DOSI DI ASTRAZENICA CHE NESSUNO VOLEVA
TRA I SILENZI AMBIGUI DEL CTS E LA CORSA DELLE REGIONI A FARSI BELLE CON I NUMERI, NESSUNO HA AVUTO IL CORAGGIO DI DIRE LA VERITA’ AGLI ITALIANI
Con una formulazione più stringente di quella adottata due mesi fa gli esperti del Cts accendono questa volta senza se e senza ma il semaforo rosso al vaccino AstraZeneca per chi ha meno di 60 anni.
E lo stesso parere dovrebbe aprire al richiamo di AZ con un vaccino diverso, ossia con Pfizer o Moderna.
«Questo perché gli studi più recenti dicono che con la seconda dose a Rna messaggero si ottiene una risposta anticorpale persino più efficace di quella che si ha ripetendo l’ infusione con il vaccino a vettore virale», spiega uno degli scienziati del Comitato.
Che ieri a lavori praticamente conclusi è tornato a riunirsi nel pomeriggio, quando la tragica morte della 18 enne Camilla Canepa per una trombosi al seno cavernoso verificatasi dopo la somministrazione di Vaxzevria faceva capire che il percorso travagliato di quel vaccino era probabilmente giunto al capolinea
Così gli scienziati hanno ripreso carta e penna per togliere dalla raccomandazione all’ uso di AstraZeneca sopra i 60 anni quell’«in via preferenziale» che molte regioni hanno interpretato nelle settimane scorse come un via libera agli Open day aperti a giovani e giovanissimi.
Un’ operazione che non ha mai convinto i tecnici del ministero di Speranza, dove l’ irritazione nei confronti del Cts si tocca con mano, perché non è andato giù «l’ atteggiamento ondivago» di chi non avrebbe alzato un dito per fermare gli Open day.
Sui quali più di un governatore ha messo la faccia in una corsa a chi vaccina di più che ha portato prima consenso, ora chissà.
Tanto che ieri era tutto uno smarcarsi dalle operazioni «AstraZeneca in libera offerta», con Napoli che disdiceva il suo Open day dai 18 anni in su e il lombardo Fontana, così come i colleghi veneti e friulano Zaia e Fedriga a ricordare che nelle loro regioni non si sono mai fatti Vax day rivolti ai giovani.
Mentre i ragazzi, dove il vaccino era in offerta senza prenotazione come a Roma, hanno preferito stavolta disertare l’ appuntamento.
Resta il fatto che, anche per paura di non smaltire AZ, le regioni hanno premuto in questi giorni l’ acceleratore proprio sulla somministrazione dei vaccini a vettore virale tra gli under 60, tradendo la raccomandazione sul loro utilizzo, sia pure «in via preferenziale», dai 60 anni in su.
I numeri dei quali siamo venuti in possesso sembrano smentire chi dopo aver lanciato il sasso ora ritira la mano. Nelle ultime tre settimane sono state infatti somministrate un milione e 423 mila dosi di AstraZeneca e l’ altro vaccino a vettore virale Johnson&Johnson.
Ma di queste ben 940 mila sono andati alla fascia da 30 a 60 anni e altre 163 mila a quella dai 18 ai 29 anni, lasciando poco più di 300 mila dosi agli over 60 per i quali invece erano raccomandate.
Il verbale con il parere del Cts ieri sera non era ancora approdato al ministero della Salute, per cui le decisioni verranno ufficializzate soltanto oggi, nonostante lo sconcerto che la morte della giovanissima Camilla ha generato tra giovani e meno giovani.
Spetterà poi allo stesso dicastero tradurre le indicazioni in una ordinanza, che oltre a sconsigliare con più forza il vaccino sotto i 60 anni e ancor più tra i giovani dovrebbe consentire al milione di vaccinati con AZ in attesa del richiamo di farlo con un vaccino diverso.
Proprio ieri l’Aifa ha diffuso il suo quinto rapporto di farmacovigilanza sui vaccini anti-Covid, dove si evidenzia che «il tasso di segnalazione delle trombosi venose intracraniche e in sede atipica in soggetti vaccinati con Vaxzevria è in linea con quanto osservato a livello europeo (1 caso ogni 100.000 prime dosi somministrate, nessun caso dopo seconda dose), prevalentemente in persone con meno di 60 anni».
Anche se poi i dati dell’ Ema entrano più nel dettaglio, dicendo che i casi salgono a 2, 1 nella fascia 40-49 anni e vanno dall’ 1, 8 all’ 1, 9 per quelle da 30 a 39 e dei ventenni. Questo senza fare distinzioni tra uomini e donne, dove quei tassi di incidenza vanno moltiplicati almeno per tre. Anche così si resta ampiamente al di sotto del caso ogni 10 mila somministrazione che fa definire un caso avverso come “molto raro” dalle autorità regolatorie.
Ma anche se rarissime quelle trombosi possono ora essere evitate, visto che l’ offerta di vaccini è sufficiente a coprire anche le fascia giovanili senza somministrare loro gli antidoti a vettore virale.
(da La Stampa)
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