E NEL PD CRESCE IL PARTITO DELLA CAUTELA NEL VOTO IN GIUNTA
IL SALVACONDOTTO A BERLUSCONI? PD AL 5%
Circola nel Pd un sondaggio: se i Democratici fornissero un salvacondotto a Berlusconi il loro consenso scenderebbe al 5%.
E anche per Luciano Violante la prima preoccupazione è di chiarire che mai ha pensato a un salvacondotto o a un “lodo” per graziare il Cavaliere dalla decadenza, che perciò «non ci saranno sotterfugi» e decadrà .
Ma l’ex presidente della Camera, davanti ai militanti e ai parlamentari torinesi, ribadisce la linea che ha scatenato la tempesta nel partito: «Berlusconi ha il diritto alla difesa davanti alla giunta del Senato come qualunque parlamentare, nè più nè meno.
Occorre rispettare le regole anche per i nostri avversari, è molto facile applicarle solo per gli amici, più complicato per gli avversari».
Premesso che il segretario Epifani ripete ogni giorno non esserci trattative politiche in corso con il Pdl, tuttavia nel Pd qualcosa sta cambiando.
Si cerca di evitare il crash, lo scontro frontale in giunta sulla decadenza immediata da senatore del Cavaliere?
Rosy Bindi, pasdaran anti berlusconiana, pondera le parole per dire che bisogna puntare a far dimettere Berlusconi: «Non vedo via d’uscita per lui. Dovrebbe dimettersi. E poi il capo dello Stato potrà analizzare meglio una richiesta di clemenza», cerca di allettare Bindi.
In molti nel Pd sono pronti a scommettere che lo zelo di fare cadere subito il capo del Pdl si stia affievolendo nel loro stesso partito: c’è chi lo sospetta, e quindi lo denuncia. Laura Puppato ad esempio, parla della “sindrome di Ponzio Pilato”, rinviare cioè i lavori di giunta attendendo che sia la Corte d’appello di Milano a depennare Berlusconi, decidendo l’interdizione dai pubblici uffici (da uno a tre anni).
A quel punto, se Berlusconi ascoltasse il consiglio di non impugnare il ricalcolo dell’interdizione, resterebbe fuori da ogni carica pubblica per untempo minore rispetto ai sei anni previsti con la legge Severino.
La giunta parlamentare non potrebbe votare più — secondo questo ragionamento la decadenza di un senatore ormai ex. La tentazione a dilazionare i tempi si sta quindi facendo strada tra i Democratici?
«In giunta del Senato onestamente non mi pare ci siano “tricoteuses”…», ragiona Francesco Sanna, ora deputato, ex componente democratico della giunta di Palazzo Madama, che quei meccanismi conosce bene e che ora non entra nel merito.
Però di “ghigliottinare” il Cavaliere c’è sempre meno voglia.
Beppe Fioroni, in feeling con Violante, sostiene che i tempi nonimmediati della decadenza sono nella logica delle cose.
Le conseguenze politiche sarebbero ottime e abbondanti per il Pd: un Berlusconi decaduto per mano dei magistrati agevolerebbe in processo già in corso di sfarinamento del Pdl.
«Quando Letta afferma che il governo non avrà più limite di scadenza, vuole dire esattamente questo: tolto Berlusconi dalla scena politica, il premier potrà ottenere una fiducia bis con quanti del Pdl guardano al Ppe».
Un liberal democratico come il senatore Massimo Mucchetti invita alla ragionevolezza: «Non è che un giorno in più rispetto al 9 settembre, data della prima riunione della giunta, dia la misura del tradimento… non mi pare che “ghigliottiniamolo” sia la parola d’ordine giusta».
Se Berlusconi avesse un “piano B”, e se questo non andasse in porto, resta lo scorrere del tempo (relatore, audizioni, primo voto, nuovo relatore fino alla cosiddetta udienza parlamentare) a stemperare se non proprio sminare.
«Dilazione? Non è questo il punto — spiega Filippo Bubbico, senatore che il presidente Napolitano volle nel comitato dei saggi — Va rispettata l’attività istruttoria della giunta e preso atto delle conclusioni… qui c’è la civiltà in gioco».
Giovanna Casadio
(da “La Repubblica“)
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