E VENNE IL GIORNO DI LUSI
GIALLO SULLE 20 FIRME PER IL VOTO SEGRETO
Per ora sono più le ritrattazioni che le conferme ma l’ex tesoriere della Margherita Luigi Lusi – sulla cui richiesta di arresto si pronuncia oggi l’aula del Senato – spera che alla fine escano allo scoperto quei 20 colleghi necessari per far scattare il voto segreto.
Infatti, senza metterci la faccia, finora il Senato ha sempre respinto le richieste di custodia cautelare indirizzate ai suoi componenti.
«Una prassi granitica di diniego di ogni richiesta», conferma Marco Cerase nel saggio «Anatomia critica delle immunità parlamentari italiane», che conta pochissime eccezioni: tra cui Cuffaro finito in carcere senza autorizzazione, perchè condannato definitivo, e Di Girolamo costretto alle dimissioni prima delle regionali del 2010.
Oggi Luigi Lusi rischia perchè i 20 colleghi che avevano firmato la richiesta di voto segreto si stanno dileguando.
Anche perchè si è fatto insistente il pressing del Pdl che ha affidato a Gaetano Quagliariello il compito di evitare un autogol: «Questo è il momento in cui ognuno deve metterci la faccia per evitare che qualcuno nell’ombra faccia cose strane». Insomma, libertà di coscienza e voto palese, conferma Angelino Alfano.
Per questo stavolta, contrariamente al caso De Gregorio salvato proprio col voto segreto, il Pdl richiama all’ordine i senatori Lauro, Amato e Compagna favorevoli alla segretezza della votazione.
Della squadretta, poi, farebbero parte anche Villari e Tedesco (pure lui ex Pd salvato non molto tempo fa) ma la partita si risolverà solo oggi: fino al momento del voto, infatti, possono pervenire alla Presidenza le 20 firme.
Il Pdl – che ieri ha riunito il suo gruppo fino a notte – è tormentato (favorevoli all’arresto Amato e Balboni, contrari Compagna e Lauro) anche perchè il «voto palese costituisce un precedente inaccettabile» tanto che la riunione con Alfano è aggiornata oggi alle 14.
Invece il Pd ha deciso e punta al voto compatto del gruppo per accogliere la richiesta della giunta che ha detto sì all’arresto: «Io non entro nelle elucubrazioni di Beppe Grillo ma non posso accettare che venga gettato fango sul Pd», ha detto la capogruppo Anna Finocchiaro.
Il leader del Movimento cinque stelle, infatti, aveva affermato che «il Pd lo salverà perchè è meglio tirare a campare che tirare le cuoia».
«Falso», insiste la Finocchiaro: «Il Pd ha espulso Lusi e ora chiede un voto palese». E anche Casini (Udc), «il voto segreto santifica Grillo».
Lusi ha inviato una memoria di 500 pagine ai senatori («Vi chiedo di votare no all’arresto perchè sono discriminato») allegando due documenti non conosciuti integralmente.
Uno: la lettera con cui la Margherita (Rutelli, Bianco, Bocci) intima alla Procura di Roma «che nessuno sconfinamento avverrà nelle indagini volte all’accertamento dei reati rispetto ai quali si ribadisce la veste di persona offesa de La Margherita..».
Due: l’esposto alla Procura di Milano in cui Lusi accusa Rutelli di stimolare «comportamenti illeciti», fino all’«attentato a organi costituzionali», quando afferma: «”Se il Senato non si ergesse a tutela dello Stato di diritto, qui fuori arriverebbero i forconi”».
Poi, dopo aver visto su Reportime sul sito del Corriere l’intervista in cui Lusi ribadisce di aver agito di conserva con il suo ex partito, la Margherita replica: «Menzogne e inquinamento delle prove».
Dino Martirano
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