ELLY SCHLEIN ABOLISCE IL PALCO E SI CANDIDA ALLA SEGRETERIA PD: “NESSUNA RESA DEI CONTI, ANDRO’ IN GIRO CON ZAINO E TACCUINO PER ASCOLTARE LA GENTE E TERREMO INSIEME QUESTA COMUNITA'”
“LOTTEREMO CONTRO OGNI DISEGUAGLIANZA. E’ ORA DI TORNARE IN MEZZO AI CITTADINI”
«Grazie avevo proprio bisogno di vedervi sono stati giorni difficili, mando un abbraccio forte alla mia famiglia». Blazer blu copiativo, camicia a righe e jeans, visibilmente commossa,
Eddy Schlein al Monk di Roma ha esordito con questa frase all’iniziativa “Parte da Noi» l’atteso discorso di stamattina in cui è atteso il lancio alla sua candidatura alla segreteria del Pd. La deputata ed ex vicepresidente della regione Emilia Romagna non ha parlato dal palco.
Un linguaggio del corpo già eloquente del cambio di registro del suo Pd: in mezzo alla gente, non sopra, ex cathedra. Due sgabelli e un leggio sono stati preparati al centro della sala, con le sedie disposte in modo circolare. Pochi i volti noti sin qui presenti: ci sono la portavoce della conferenza delle donne Cecilia D’Elia, Arturo Scotto, voce di Art.1, l’ex Governatore del Lazio Piero Badaloni.
Dopo aver premesso che «il nostro Noi non è escludente, chi arriva oggi parte alla pari»,. Schlein è partita nel suo discorso «dai disastri »creati dal nuovo governo: «Il governo di Giorgia Meloni ha già mostrato il volto della peggiore ideologia di destra, la crudeltà di bloccare le persone in mezzo ai porti quando è la legge che lo vieta, i ministri che propongono l’umiliazione come metodo educativo, e poi una bella manovra contro i poveri: una redistribuzione verso l’alto e punisce gli evasori, restaura i voucher e abolisce il reddito di cittadinanza. Il cambiamento parte da noi un noi che significa che i grandi cambiamenti partono dalle mobilitazioni collettive: percorso collettivo per un nuovo partito democratico. Processo costituente per ritrovare il consenso, ricucire un rapporto con la gente andato in frantumi».
Partendo dal fatto che il lavoro «deve tornare a essere un tema centrale» Schlein ha toccato davvero ogni argomento, dalla sanità che non deve più essere un privilegio per pochi al «neoliberismo insostenibile per persone e pianeta» alla riduzione di tutte le disuguaglianze fra donne e uomini, fra Sud e Nord, fra ricchi e poveri. E poi ha parlato anche di bollette, della giustizia sociale, con toni convincenti e trascinanti, interrotta da decine di applausi. «Diciamo alla destra che il welfare non è un costo, ma un investimento che rende ed è fondamentale».
E sulla Meloni: «Non tutte le leadership femminili sono femministe, non ce ne facciamo niente di una premier donna che non aiuta le altre donne, che non ne difende i diritti. Nella manovra si restringe opzione donna e si differenziano le donne sulla base dei figli».
Infine manda un abbraccio a Roberto Saviano augurandosi che la premier voglia ritirare la sua querela: «Perché è evidente la disparità di livello di tutele e perché non si possono colpire gli intellettuali».
Cita più volte Barcellona e la Spagna più volte, come sui nuovi contratti dei rider. Poi un attacco a testa bassa agli ex compagni di partito, (leggi Renzi) ai «distruttori» del medesimo: «Non ci faremo dire a chi sta già ammiccando alla destra che cosa dovremo fare per ricostruire la sinistra». Quindi un saluto affettuoso a Stefano Bonaccini e anche a Enrico Letta, mentre sulla diretta social si moltiplicavano cuoricini e pollici all’insu sotto i messaggi: «Non sentivamo parole così nette e chiare da tempo». Io mi rimetto in viaggio con lo zaino e il taccuino per ascoltare la base perché il mondo non comincia e non finisce con le primarie. Serve una cosa nuova, una sfida che riguarda tutti»
Prima di lei la parola era andata alla trentenne Giulia Pelucchi, presidente del municipio 8 di Milano, una giovane e abile amministratrice che si è subito presentata dicendo «non appartengo a nessuna corrente del Pd e l’unico modo che conosco per fare politica è stare in mezzo alle persone». E poi «non possiamo più permetterci tentennamenti. Essere plurali vuol dire prendere posizione, smettere di tentennare, non possiamo più permettercelo».
E cita commossa Antonio Prisco, sindacalista simbolo della battaglia dei riders prematuramente scomparso «cui proprio oggi verrà dedicato un murale». Anche la tragedia di Ischia ha trovato posto nel suo discorso: «basta alla politica dei condoni, e delle immani somme stanziate dopo le tragedie anziché investire anche solo la metà in prevenzione».
La seconda testimonianza è di Elvira Tarsitano, assessore alla Bioeconomia di Mola di Bari: «Il Pd era diventato una monocrazia, ora dobbiamo abbattere gli stereotipi come quello del Sud piagnone, c’è un Sud che innova». E ancora: «Non esiste transizione ecologica senza giustizia sociale».
Il microfono è poi passato a Michele Franco sindaco di Arquata del Tronto colpito duramente dal terremoto del 24 agosto 2016: «I cinque stelle hanno preso tutta la nostra parte progressista, ma non perchè il programma fosse sbagliato, lo erano le persone. Ecco perché bisogna ripartire da te Elly, dal basso, da noi, dagli ultimi, perché vogliamo metterci la faccia per darti una mano».
E ancora: «Dobbiamo ripartire a fare politica casa per casa. E tu vai tranquilla perché vinceremo». Più che parole, fatti ed esperienze concrete al meeting «Parte da noi!» come quelli raccontati dall’imprenditrice Noemi De Santis fondatrice dell’app gratuita Junker (che ha lo scopo di identificare il tipo di rifiuto al quale appartiene un oggetto qualsiasi) che ha raccontato la sua esperienza come simbolo di un nuovo modo di offrire servizi avanzati a costo zero: «Non bisognava fare pagare gli utenti, ma i Comuni. Oggi 1800 amministrazioni sono abbonate e tutti partecipano su una materia delicata come i rifiuti».
Quindi la parola è passata a un’architetta («nonostante le sue tre lauree ha faticato parecchio con il gender gap» spiega Schlein), Michela Vailati, che spiega come sia stato difficile lavorare come donna in una comunità di uomini: «Lavoro in un settore, l’ufficio tecnico dell’aeroporto da sempre appannaggio di un mondo maschile. E vedo che la mia posizione da 30 anni è quella di quando entrai in quell’azienda. Non mi hanno fatto sentire parte di un sistema, non hanno investito sugli intelletti. Il mio spesso è un lavoro di back office e quando ho chiesto il motivo di questo ruolo mi hanno risposto ubi maior minor cessat». E sullo smart working: «Per me è una grandissima opportunità, pensando al lavoro in modo diverso, usciamo dalla confort zone: concentriamoci sugli obiettivi, lo smart work limita incidenti e inquinamento, ragioniamoci».
L’ultimo intervento è stato di Matteo Rossi presidente della Provincia di Bergamo che ha parlato dell’esperienza atroce del Covid come esperienza da cui imparare nuove lezioni, nuove pratiche di buona politica. «Dobbiamo dare l’idea che noi siamo l’indirizzo a cui spedire le proprie domande di chi finora è stato inascoltato dalla politica. Dobbiamo ricucire lo strappo fra politica e società civile, partito dal grande referendum sui beni comuni. Noi abbiamo bisogno di una leader collettiva non solitaria, grazie Elly perché hai accesso questa speranza».
Chi è Eddy Schlein
Vicepresidente dell’Emilia Romagna e capolista indipendente della lista Pd nel collegio bolognese alla Camera, 37 anni, da anni si batte per i diritti civili, l’ecologia e la giustizia fiscale. Il «Guardian» l’ha definita «stella nascente della sinistra italiana» paragonandola alla pasionaria deputata neyorkese Alexandria Ocasio-Cortez. Nata 37 anni fa a Lugano da madre italiana e padre americano, la progressista, femminista ed ecologista Elly Schlein è vicepresidente dell’Emilia Romagna – con deleghe al contrasto alle diseguaglianze e alla transizione ecologica – e capolista indipendente della lista Pd nel collegio bolognese alla Camera.
Dall’università a Bologna al Parlamento europeo
Dopo il diploma al Liceo di Lugano decide di tornare in Italia per frequentare l’università a Bologna. Frequenta il Dams per un anno e poi si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza. Nel 2008 partecipa come volontaria alla campagna elettorale del futuro presidente degli Stati Uniti Barack Obama contro John McCain. Da quell’esperienza, racconta Schlein sul suo sito, crescerà la sua passione per la comunicazione politica. Si laurea poi con due tesi sulla criminalizzazione e la sovrarappresentazione dei migranti in carcere, e sui diritti dello straniero nella giurisprudenza costituzionale.
Nel 2013 gira l’Italia con settanta tappe in pochi mesi, impegnata al fianco di Giuseppe Civati e di tutti i «Civoti» nella campagna per la segreteria Pd. Nel 2013 è candidata alle elezioni europee. L’anno successivo, nel maggio 2014 viene eletta al Parlamento europeo con 54.802 preferenze.
Entra a fare parte delle Commissioni Sviluppo (DEVE), Libertà civili giustizia e affari interni (LIBE) e Parità di genere (FEMM), diventa Vicepresidente della Delegazione alla Commissione SAPC UE-Albania, e Copresidente dell’Intergruppo ITCO su Integrità, Trasparenza, Anti-corruzione e criminalità organizzata. I temi per cui si batte sono diritti civili, immigrazione, ambiente, giustizia fiscale e lotta alla corruzione e alle mafie.
(da La Repubblica)
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