“FATTURAGATE” IN SALSA LEGHISTA: “UN POLITICO CHE NON PAGA NEANCHE LE FATTURE AI FORNITORI NON VA VOTATO
UN PICCOLO IMPRENDITORE ATTACCA IL LEGHISTA ROMANO: “NON VOGLIAMO UNO CHE SI PRENDE GIOCO DEI PICCOLI ARTIGIANI, SFRUTTANDOLI”… DECINE DI MIGLIAIA DI EURO PER MATERIALE ELETTORALE DI TRE ANNI FA NON ANCORA SALDATI
Il «fattura-gate» si abbatte sugli ultimi giorni di campagna elettorale di Noi con Salvini a Roma.
Il tutto, con tanto di denunce pubbliche e legali, per una faccenda che risale alla campagna elettorale del 2013, quando il movimento salviniano non esisteva nella Capitale.
Il grande accusatore è un piccolo imprenditore nel settore tipografico del quartiere Aurelio il quale non ha per nulla digerito la candidatura alla presidenza del XIII municipio di Enrico Cavallari, scelto in quota Lega dalla coalizione che sostiene Giorgia Meloni sindaco ed ex assessore al Personale della Giunta Alemanno.
Il motivo? A quanto pare tra i due ci sarebbe da tempo una querelle in corso, con l’imprenditore che lamenta il mancato pagamento del materiale elettorale da parte di Cavallari, al tempo candidato per il Pdl per un importo di decine di migliaia di euro. L’accusatore, su facebook, sostiene di aver ricevuto solo un acconto e di aspettare ancora il grosso del pagamento.
Ma non finisce qui. Da parte sua l’imprenditore — che ha invitato cittadini e interessati a rivolgersi al suo negozio per avere delucidazioni sul tema e dare prova di tutte le fatture — ne ha fatto una questione di principio, sostenendo come non possa essere votato un esponente politico che a suo avviso non rispetta i pagamenti assunti con i fornitori in campagna elettorale.
«Gli argomenti sono chiari e documentati — attacca commentando il profilo ufficiale di “Cavallari presidente XIII Municipio” – Chiunque volesse appoggiare la mia causa avremo presto un gazebo nel nostro Municipio e daremo ai nostri cittadini del quartiere Aurelio tutte le spiegazioni del caso, ripeto, documentate».
L’accusa non finisce qui: «Noi siamo nati e cresciuti nel quartiere Aurelio, abbiamo le nostre attività nel quartiere Aurelio, vogliamo un presidente onesto, non un presidente che si prende gioco dei piccoli artigiani sfruttandoli e poi lasciarli a terra».
Un atto di denuncia pesante (tanto che alcuni post sono stati in parte rimossi su suggerimento dell’avvocato dell’imprenditore), che ha interessato per qualche giorno anche i frequentatori dei social che si sono schierati, come da tradizione, da una parte e dell’altra.
Per capirne di più ci siamo recati direttamente nel suo negozio ma, almeno per il momento, l’interessato ha preferito non rilasciare alcuna dichiarazione nè materiale a corredo.
La polemica però, come dimostrano i post sul social network, è montata ufficialmente nel momento in cui la stessa moglie di Enrico Cavallari, l’ex deputato Barbara Mannucci, è intervenuta pubblicamente ribattendo alle accuse: «È stato pagato per intero e abbiamo i bonifici che lo provano. Non fatevi prendere in giro».
Anzi, continua Mannucci, «tra l’altro sto ancora aspettando la fattura in seguito al mio bonifico da ottobre 2013».
Nella discussione a un certo punto interviene direttamente l’imprenditore: «Avete un avvocato che vi rappresenta a cui Cavallari aveva assicurato che avrebbe saldato la fattura ma ad oggi non abbiamo visto un euro, solo un parziale acconto su una fattura, con la promessa di un saldo mai avvenuto, forse lei non parla con suo marito».
(da “il Tempo”)
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