FINI VINCE SU TUTTA LA LINEA: ADDIO INTERCETTAZIONI, SE NE RIPARLA A SETTEMBRE, RIVEDUTE E CORRETTE
LE NORME SAREBBERO STATE INCOSTITUZIONALI, FINI HA SALVATO IL GOVERNO DA UNA BRUTTA FIGURA, IL RINVIO A SETTEMBRE PERMETTERA’ LE MODIFICHE NECESSARIE…. BATTUTI I FALCHI DEL PDL, ORA FINI PUNTA ALLA DEMOCRATIZZAZIONE INTERNA DEL PARTITO… LA LEGA IN DIFFICOLTA’
Alla fine Berlusconi ha ceduto al pressing finiano: fino al giorno prima aveva minacciato persino le elezioni anticipate, nel caso che “Gianfranco non si mettesse un riga”, facendo approvare con urgenza il decreto intercettazioni senza alcuna modifica alla Camera.
In 24 ore la situazione è mutata, dopo una serie di incontri informali di Gianni Letta che ha dovuto riferire al premier quanto segue: in primo luogo Napolitano non avrebbe firmato quel testo, in secondo luogo la Consulta lo avrebbe bocciato, in terzo luogo in Commissione Giustizia alla Camera i finiano son ben 5 e avrebbero potuto stravolgere completamente la legge. Dulcis in fundo, in un colloquio personale con Fini, Letta aveva capito che il presidente della Camera questa volta non avrebbe fatto alcun passo indietro.
A questo punto a Berlusconi non rimaneva che la ritirata e prendere atto che se ne riparlerà a settembre.
Non solo: i finiani hanno fissato quattro paletti per la modifica del decreto. Concedere proroghe con lassi di tempo più ampi, dare la possibilità di utilizzare microspie in spazi interni, abbassare la multa agli editori e inserire tra i reati per cui è possibile intercettare anche il traffico di rifiuti, l’usura, l’estorsione e il riciclaggio.
Parole di Bocchino: “L’unico modo per evitare il rischio di una bocciatura da parte della Consulta, è migliorare il testo”.
Fini ha poi posto precise condizioni per arrivare alla fine della legislatura: un comitato di garanzia che affianchi la dirigenza del partito, in pratica un commissariamento dell’attuale triumvirato, fino al congresso, preceduto da assise provinciali e regionali, che porti a una reale democratizzazione interna e a un riequilibrio dei rapporti di forza.
Un accordo che se andasse in porto farebbe saltare molte teste, in primis quelle dei colonnelli ex An che infatti sono i più falchi tra i cortigiani.
Ma c’è un altro nuovo aspetto da rimarcare: Fini sta spingendo l’acceleratore sul tema legalità , un tipico argomento di destra, tanto per capirci.
Di fronte a un governo che non dimostra altrettanta sensibilità .
La Lega è preoccupata: Maroni è andato a lamentarsi con il premier, teme di perdere il ruolo di garante della sicurezza, agli occhi dell’elettorato.
I leghisti vogliono essere considerati i tutori dell’ordine ( a parole) e invece si sentono scavalcati da Fini che ha scatenato nei fatti un tal casino sulle intercettazioni che la Lega ora sente il fastidio del proprio elettorato, critico verso il Carroccio per le posizioni assunte.
La base leghista pensa che la legge danneggi la sicurezza e che in fondo abbia ragione Fini.
Il premier a questo punto, temendo di rimanere isolato col cerino in mano, anche alla luce dei sondaggi sempre più in calando, ha dovuto seguire i consigli di Letta: cedere il campo a Fini.
Il quale però, di vittoria in vittoria, sta conquistando sempre maggiori simpatie e dimostrando di “contare” molto più di quello che si voleva far apparire.
E ora i finiani pensano ad apporre modifiche alla manovra fiscale di Tremonti, d’intesa con Formigoni.
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