GERMANIA IN CRISI DI NERVI: MILLE MORTI IN UN GIORNO, PROROGATO IL LOCKDOWN
SCHOLZ ATTACCA SPAHN, SCONTRO NEL GOVERNO SU COVID E VACCINO
Un partito di maggioranza “che si comporta come se fosse all’opposizione”, una lettera con 24 domande all’alleato di Governo per inchiodarlo alle sue responsabilità , la richiesta di una commissione di inchiesta sui negoziati per l’approvvigionamento del vaccino, una frattura apparentemente insanabile nell’esecutivo dal sapore elettorale.
Anche se mancano i classici rumors sul rimpasto che tutti vogliono e tutti smentiscono, c’è quanto basta perchè il pensiero corra subito all’Italia.
Invece no, si tratta della Germania dove il Governo federale è entrato in una profonda crisi di nervi a causa dei ritardi nelle somministrazioni del farmaco prodotto da Pfizer e BioNTech contro il Covid.
Sul banco degli imputati c’è la gestione della campagna vaccinale da parte della cancelliera Angela Merkel e del suo ministro alla Salute Jens Spahn, finiti da giorni al centro delle polemiche perchè le iniezioni scarseggiano e i morti aumentano.
Martedì la conta delle vittime segna un altro dato allarmante, 944 morti, e quella dei contagi sfiora quota 12mila. Numeri che hanno indotto il Governo a prendere nuove misure restrittive, a partire dal prolungamento del lockdown al 31 gennaio con scuole e asili chiusi fino alla stessa data, decise nel corso del vertice tra Merkel e i 16 ministri-presidenti dei Laender.
Sarebbe stata concordata inoltre una limitazione degli spostamenti entro 15 chilometri nelle zone rosse ad alta incidenza del virus (superiore ai 200 nuovi contagi in 7 giorni ogni 10.000 abitanti).
La campagna vaccinale in Germania procede sostenuta – o comunque meno lentamente – rispetto a molti altri Paesi Ue come Paesi Bassi, Francia e anche Italia dove le somministrazioni sono quasi a 180mila.
Nei lander, seppur a macchia di leopardo, sono invece 317mila (dati di martedì). Numeri da avvio di campagna vaccinale, frutto delle difficoltà comuni – chi più chi meno – a tutti i Paesi che si devono cimentare nella più grande somministrazione di massa della loro storia, eppure in grado di gettare il compassato Governo guidato da Angela Merkel in una profonda crisi isterica dal sapore elettorale.
Il ministro delle Finanze Olaf Scholz ha duramente attaccato il titolare della Salute Jens Spahn presentandogli un elenco di domande di quattro pagine raccolte dagli stati federali guidati da Spd sul “fallimento” dell’iniziativa per la vaccinazione.
Come riferisce il quotidiano “Bild”, la mossa di Scholz è un “attacco frontale” sia contro Spahn sia contro la cancelliera Angela Merkel.
La questione minaccia di spaccare la Grande coalizione tra Cdu-Csu e SpD, in vista delle urne di quest’anno in ben sei regioni e soprattutto delle elezioni federali del 26 settembre. Una sfida tutta politica, fatta sulla campagna vaccinale, tra Scholz, candidato cancelliere per la Spd, e Spahn, suo possibile avversario per la Cdu secondo alcuni rumors (ma la partita tra i conservatori nell’era post Merkel è ancora aperta).
I socialdemocratici, seppur alleati di Angela Merkel, hanno affilato le armi sui vaccini. Il membro del Bundestag Florian Post, parlando con Focus, ha chiesto apertamente una Commissione d’inchiesta parlamentare per indagare le scelte fatte dal Governo e dalla Commissione Europea.
Ieri sempre la Bild aveva pubblicato una lettera di giugno firmata dai ministri della Salute di Germania, Italia, Francia e Paesi Bassi in cui si incarica la Commissione di occuparsi dell’acquisto del vaccino anti-covid. Secondo il tabloid il ritardo della Germania nell’approvvigionamento del vaccino dipende dall’essersi affidata alla gestione europea e aver rinunciato alla via nazionale. Ma non solo secondo il tabloid: il parlamentare Post chiede se davvero la Germania abbia rinunciato ai suoi ordinativi di vaccini per affidarsi ai “dilettanti” intorno a Ursula von der Leyen.
Il clima politico in Germania è incandescente. Le domande portate da Scholz sul tavolo di Spahn aprono una frattura nella GroKo che sostiene il Governo.
Secondo il tabloid Bild, le domande vertono sulle scelte fatte dal ministero in tutte le fasi della preparazione della campagna, a partire dalla decisione di ordinare “poche dosi” ordinate del farmaco della BioNTech, e di non muoversi per vie alternative. E poi chiede di confermare l’acquisto di 30 milioni di vaccini negoziati bilateralmente tra il Governo e la casa farmaceutica tedesca, al di fuori degli accordi europei.
Il ministro Spahh ha replicato con toni duri ma istituzionali ai socialdemocratici guidati dal titolare delle Finanze Scholz: “In questa fase veramente difficile io credo che i cittadini si aspettino compattezza e decisione dal loro governo. Non funziona bene in una fase come questa allo stesso tempo voler essere opposizione e governo”. Chi non ha usato mezzi termini è il segretario generale della Cdu Paul Zemiak: “Gli attacchi di Scholz a Spahn sono manovre a buon mercato nell’anno delle elezioni”, ha affondato via twitter Zemiak, parlando di comportamento “indegno”.
Per non soccombere alle critiche, il ministro Spahn ha garantito una accelerazione nella campagna vaccinale nella produzione di vaccini. Ha ricordato che la Germania ha già ricevuto 1,5 milioni di dosi del farmaco Pfizer prima della fine dell’anno e si aspetta altri 4 milioni di dosi prima della fine di questo mese. In totale, la Germania prevede di ricevere 85 milioni di dosi di BioNTech. Il ministro ha poi aggiunto che la Germania prevede di ricevere 50 milioni di dosi del farmaco Moderna, una volta che sarà autorizzato.
Non solo: entro febbraio dovrebbe iniziare a operare il nuovo impianto BioNTech di Marburgo rilevato dalla società svizzera Novartis. E un ruolo potrebbe svolgerlo anche la Russia di Putin con cui la Germania di Merkel ha avviato una discussione per una produzione congiunta di vaccini contro il Covid. “Sono state discusse le questioni della cooperazione nella lotta alla pandemia, con un accento sulle possibili prospettive di una produzione congiunta di vaccini”, si legge nella nota che riferisce della comunicazione tra i due leader, “si è deciso di continuare i contatti su questo argomento tra i ministeri della Salute”. Il ministro Spahn comunque ha promesso: entro giugno tutti i tedeschi, se lo vorranno, saranno vaccinati.
(da agenzie)
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