GIORGIA MELONI HA PUNTATO SUL CAVALLO SBAGLIATO? PAOLO TRUZZU, IL CANDIDATO DEL CENTRODESTRA A GOVERNATORE DELLA SARDEGNA, POTREBBE PRENDERE UNA BATOSTA SOPRATTUTTO NELLA SUA CITTÀ, CAGLIARI
NELL’ULTIMA CLASSIFICA DI GRADIMENTO DEI SINDACI ITALIANI, ERA TERZ’ULTIMO (85ESIMO SU 87). E SALVINI, UMILIATO PER IL SILURAMENTO DEL “SUO” SOLINAS, SOTTO SOTTO GODE… ALESSANDRA TODDE, CANDIDATA DI SCHLEIN+CONTE, È RINGALLUZZITA DAI SONDAGGI RISERVATI
C’è Matteo Salvini tutto solo in un emporio dell’aeroporto di Cagliari – la scorta vigila da lontano – che gira tra gli scaffali con il cellulare e fotografa bottiglie di vino locale. Si vedrà poi se gli scatti serviranno per una delle sue storie social enogastronomiche. Salvini sta tornando a Roma dopo aver girato la Sardegna per tre giorni a sostegno del candidato presidente della destra alla Regione, Paolo Truzzu.
Si vota domenica. L’occasione è buona per chiedergli come è andato il tour. «Benissimo», risponde lui. «Sicuro?». «Beh, ho incontrato molte persone, sono fiducioso». Non è stupito che la partita sembri apertissima nonostante la destra sia unita su un candidato e le opposizioni divise su due? «In politica non c’è mai niente di scontato, e poi in Sardegna non ci sono mai state due vittorie di fila della stessa parte politica, quindi è normale che sia così». Sarebbe andata meglio con Solinas? Salvini sorride: «Arrivederci». Arrivederci.
Christian Solinas è il governatore vicino alla Lega e al Partito sardo d’azione fermato nella ricandidatura da un’inchiesta della magistratura e soprattutto dalla determinazione di Giorgia Meloni a espandere i ducati della Fiamma puntando su Truzzu, che è di Fratelli d’Italia e fa il sindaco di Cagliari.
Un pezzo della destra sarda si sente defraudato. Girano voci di inviti occulti a disertare le urne, si dice che i sardisti suggeriscano il voto disgiunto, una “ics” sulla lista di partito e un’altra su un candidato presidente che non sia Truzzu. A un amico che gli ha manifestato perplessità e timori sull’esito del voto, Salvini ha risposto inviando una foto scattata durante i suoi giri sardi: c’è lui in felpa con la scritta “Ogliastra” che alza il pollice davanti a un forno dove un maialino cuoce sopra alte fiamme.
Una foto sibillina. Gli ottimisti si concentrano sul pollice. I pessimisti sulle fiamme. I dietrologi sul maialino: di chi potrebbe essere metafora il porceddu rosolato?
Meloni sarà a Cagliari domani, insieme agli altri due leader della coalizione di governo, per chiudere la campagna di una elezione nella quale la presidente del Consiglio rischia tanto. Ha voluto lei la bicicletta, ma non è così sicuro che i pedali funzionino.
Certo, il vantaggio di correre contro un’opposizione divisa in due è notevole, ma nell’ultima classifica di gradimento dei sindaci italiani dei principali Comuni, datata luglio 2023, Truzzu è risultato terz’ultimo: ottantacinquesimo su ottantasette.
A Cagliari è difficile incontrare qualcuno che si dica soddisfatto dei suoi anni di governo della città. Tanti cantieri, molti disservizi, commercianti delusi, periferie non pervenute. Solinas, che a sua volta è in coda alla graduatoria dei governatori, ha lasciato ancora più macerie. Malgoverno, fondi europei non spesi o non incassati, arresti, inchieste.
Per i sardi l’unico sguardo sul futuro si materializza al telefono, quando chiamano per prenotare un esame specialistico nella sanità pubblica: i primi appuntamenti disponibili sono a fine 2025. I problemi di sempre – disoccupazione, spopolamento dell’interno, arretratezza digitale, costi di trasporto da e per il continente, la vocazione turistica che si mangia il resto – sono ingigantiti da anni che di certo non saranno ricordati come una primavera sarda.
«Qui Solinas ha usato il clientelismo e, quando la gente ha fame, funziona pure», dice Camilla Soru, consigliera comunale del Pd e candidata al Consiglio regionale. Suo padre Renato, che chiedeva le primarie, pur di ricandidarsi ha stracciato la tessera del Pd e si è messo a capo di un campo più originale che largo: Calenda e gli indipendentisti ultrasinistri di Liberu, Più Europa e Rifondazione comunista, Renzi e le altre liste autonomiste.
Soru è diventato suo malgrado la speranza della destra: più va forte nelle urne l’uomo che fu presidente di Regione dal 2004 al 2009, più calano le chance di Alessandra Todde, ex viceministra 5S, sostenuta anche dal Pd e dal resto del centrosinistra.
Salvini ha addirittura elogiato Soru padre in una delle tappe di questo week end: «La sua è una corsa coraggiosa e dignitosa ». La figlia non crede che il padre possa ripetere i risultati di un tempo: «Nel 2004, quando regalò un sogno vero ai sardi, la sua civica prese l’8 per cento. E allora qui era dio…». Chiediamo a Soru figlia se tornerà a parlare con il padre. Le si bagnano gli occhi, questa faida politica in famiglia non è uno scherzo: «Dipende da come va il voto – dice – spero mio padre non debba assumersi la responsabilità di aver lasciato l’isola nelle mani di chi l’ha distrutta ».
Al comitato di Soru figlia c’è anche il senatore dem Marco Meloni, nativo di Quartu Sant’Elena, già braccio destro di Enrico Letta: «Quella di Renato fu una stagione formidabile ma è lontana e chiusa. Sono pochi i nostri elettori intenzionati a votare per lui. Il problema è far capire l’importanza del voto utile, sento ancora gente che pensa ci sia un secondo turno».
Todde spera nel miracolo, qui Pd e 5S si sono messi insieme senza liti, dopo cinque anni di opposizione comune.
(da la Repubblica)
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