GLI EUROPARLAMENTARI CHE DOVRANNO DARE ADDIO A BRUXELLES: DA ALESSANDRA MUSSOLINI ALL’EX IENA GIARRUSSO, TUTTI I NOMI
LA LEGA SCENDEREBBE DA 28 A 7 EUROPARLAMENTARI, FDI SALIREBBE DA 5 A 23… I TANTI ADDIO E LA BATTAGLIA PER LE RICANDIDATURE
«Bruxelles addio, cantavi»… Parafrasando il grande Ivan Graziani, è lunga la lista degli eurodeputati che, volenti o nolenti, dovranno dire addio al Parlamento Ue. Il conto alla rovescia verso le elezioni europee dell’8 e 9 giugno è avviato: mancano 68 giorni. È la fine di un ciclo. Gli equilibri politici, rispetto a 5 anni fa, sono profondamente mutati. La Lega non è più la corrazzata che nel 2019 conquistò oltre il 34% e fece eleggere 28 eurodeputati. E FdI non è più il piccolo partito del 6,4%: stavolta, da 5 eletti, i meloniani dovrebbero salire a 23, secondo le stime di Ipsos (qui tutti i dati).
Stavolta per Salvini si prevedono appena 7 eletti, e il suo partito rischia un reset. Gianantonio Da Re, storico ultras della Lega veneta, è stato cacciato dopo le critiche al leader. E niente ricandidatura anche per Marco Zanni, bocconiano, euroscettico e presidente di Identità e democrazia, il primo ad annunciare che si ferma qui. Oltre alla flessione politica, tra i leghisti (e non solo), conta anche il fattore economico: per fare un campagna solida occorrono almeno 40-50 mila euro e in pochi vogliono rischiare tale cifra, specie a fronte a ridotte speranze di elezione. Così anche Alessandro Panza, amico di Salvini da sempre, rinuncerà alla sfida. Idem Marco Campomenosi, già assistente a Bruxelles del medesimo «Capitano».
Di segno opposto è invece il problema di Fratelli d’Italia, che punta a triplicare: gli eurodeputati uscenti dovrebbero essere tutti riconfermati. E in questo caso la lotta è per conquistare i molti seggi disponibili in più rispetto a 5 anni fa. Per uno di questi si è fatta avanti anche Rachele Mussolini, ma consultando il termometro del partito è una ipotesi altamente improbabile.
Nelle file di Forza Italia addio a Lara Comi, eterna grande promessa la cui carriera sembra essere ormai stroncata dalla condanna a 4 anni e 2 mesi per il caso «Mensa dei poveri». Bis molto difficile per Alessandra Mussolini, che dopo aver annunciato l’addio alla politica nel 2020 per dedicarsi a ballo e tv è rientrata a sorpresa a Bruxelles nel settembre 2022 al posto di Antonio Tajani, incoronato ministro. La nipote del Duce può darsi che si ricandidi, ma la sua elezione appare complicata visto l’alto numero di preferenze necessarie.
Dino Giarrusso, ex Iena eletta con il M5S grazie a un fuoco di fila contro il Pd, lasciati i grillini ha poi tentato di entrare proprio nel Partito democratico, venendo però vigorosamente respinto . Ora dovrà (ri)trovarsi un lavoro fuori dalla politica.
Un fine corsa obbligato, tra i dem, è quello di Andrea Cozzolino, travolto dal «Qatargate». E l’ex sindaco Giuliano Pisapia tornerà in pianta stabile nella sua Milano. Difficile è la rielezione in Europa di Elisabetta Gualmini, che pure vanta residue speranze di correre come governatrice dell’Emilia-Romagna: l’attuale presidente Stefano Bonaccini sarà quasi certamente in pista per Bruxelles, ma dovrebbe incoronare come candidato-successore Vincenzo Colla, oggi suo assessore regionale. Rischia anche Pina Picierno, già fedelissima di Dario Franceschini che poi ha virato su Bonaccini alle primarie contro Elly Schlein. La segretaria dem ha già piazzato Lucia Annunziata come capolista al Sud e Picierno teme di rimanere schiacciata nella sfida delle preferenze, visto che al Sud i dem potrebbero portare a casa solo 3 eletti. Non ci sarà il quarto mandato per Paolo De Castro, già ministro con D’Alema e Prodi.
Tutti «drammi» politici – con addii più o meno volontari – attutiti però da un paracadute economico mica da poco. Ogni uscente che non sarà rieletto riceverà una cifra chiamata «indennità di reinserimento»: un mese (7.500 euro netti) per ogni anno trascorso al Parlamento europeo. E chi ha passato 10 anni a Bruxelles avrà di che consolarsi.
(da corriere.it)
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