GRASSO CEDE A RENZI: RIDOTTI I VOTI SEGRETI, MINORANZE FURIOSE
CRONACA DI UNA GIORNATA DI PASSIONE A PALAZZO MADAMA
Si sono appartati intorno alle 19. Pietro Grasso, Maria Elena Boschi e lo staff.
Nel frattempo, i senatori tornati dalla Camera dopo la fumata nera della seduta comune del Parlamento sull’elezione dei giudici costituzionali, aspettavano l’inizio della seduta. Fissata appunto per le 19. E’ iniziata con quasi venti minuti di ritardo.
E il risultato è stato tanto strabiliante da mandare l’opposizione su tutte le furie.
In sostanza, dopo l’incontro con il ministro, il presidente del Senato riduce i voti segreti che lui stesso aveva dichiarato ammissibili ieri.
E’ l’effetto del fiato del governo sul ddl riforme: pressante, presente, continuo.
Pare che oggi a Palazzo non abbiano visto il segretario generale di Palazzo Chigi Paolo Aquilanti, vero autore degli emendamenti che dovrebbero risolvere i problemi di ostruzionismo e voti segreti.
Come quello firmato da Roberto Cociancich e approvato oggi sull’articolo 1, liberato così da tutte le altre proposte di modifica.
Ma pur senza la presenza di Aquilanti – che invece ieri si è affacciato anche in aula – la sostanza non cambia.
Il governo non perde di vista nemmeno per un attimo il suo ddl riforme. L’obiettivo è evitare assolutamente i voti segreti, che terrorizzano l’esecutivo perchè troppi sono i fronti di malcontento distribuiti in vari gruppi.
Si teme la saldatura, si teme la catastrofe.
E’ per questo che oggi pomeriggio c’è stata anche una vivace discussione in seno al governo sul dafarsi.
Prima, l’idea di presentare un emendamento (il governo lo può fare in qualsiasi momento) per ‘mangiare’ i voti segreti. Ipotesi poi accantonata: troppe polemiche.
Poi la scelta: se rimettersi all’aula oppure affrontare la tempesta e dare indicazione di voto contrario, sfidando tutti i venti che infuriano al Senato, come sempre.
Per la prima opzione, più cauta, il sottosegretario Luca Lotti.
La seconda opzione, quella della sfida totale, è invece caldeggiata dal ministro Boschi e dal suo sottosegretario Luciano Pizzetti.
Poi la trovata: incontrare Grasso, parlarci a quattr’occhi, cercare una via d’uscita da quel labirinto oscuro di voti segreti ammessi dal presidente. Troppi. Errore.
La richiesta è stata: vanno tagliati. Troppo pericolosi.
E’ per questo che Grasso si è presentato in aula con il seguente programma: inammissibilità della votazione segreta salvo riformulazione di 3 dei 6 emendamenti sui quali lo scrutinio segreto era stato invece concesso (due della Lega e uno di Sel). Mentre due emendamenti della Lega, sempre ammessi a votazione segreta, saranno sottoposti a scrutinio non palese per parti separate, e precisamente solo la parte che riguarda la tutela delle minoranze linguistiche.
Si tratta di emendamenti che mirano a reintrodurre l’elezione diretta dei senatori. Pericolosi nella sostanza e anche nella votazione.
Perchè il governo teme la saldatura delle minoranze presenti nel gruppo del Gal (che in maggioranza vota di solito col governo ormai), nel gruppo Per le autonomie (anche se qui il capogruppo Zeller ha fornito rassicurazioni alla Boschi, ma non si sa mai) e nel gruppo Misto insieme con gli scontenti di Ncd (sempre presenti a ogni votazione su qualsiasi cosa) e chissà chi altri.
Insomma, di questi tempi, col voto segreto può venire fuori di tutto e il governo può andare sotto. L’allarme è alto.
Da qui, l’intervento di Boschi a gamba tesa su Grasso.
Roberto Calderoli ci va diretto. “Mi auguro che lei non abbia incontrato in questi venti minuti il governo o rappresentanti di alto livello del governo. Dopo che ha dichiarato ammesso un voto segreto non può ribaltare la decisione ad esclusivo interesse della maggioranza”.
Paolo Romani di Forza Italia: “Grasso si smentisce, è gravissimo!”.
Loredana De Petris del gruppo Misto-Sel contesta a Grasso di aver “aperto l’aula con 19 minuti di ritardo per dirci dell’inammissibilità proprio su quei voti segreti: qui non c’è certezza del diritto nemmeno per qualche ora! Ci lasciamo in un modo e ci ritroviamo in un altro…”.
Il capogruppo del M5s Gianluca Castaldi: “Quella di Renzi e Verdini è una riforma ‘prostituzionale’!”.
Da parte sua Grasso si difende sostenendo che gli emendamenti in questione andavano “riformulati”, che contenevano delle inesattezze sulla durata del mandato dei senatori eletti dalle minoranze linguistiche: “Ne vogliamo fare dei senatori a vita? E’ una riformulazione non una inammissibilità completa…”.
Alla fine, il presidente concede che un voto segreto “ci sarà e non per scelta del presidente ma perchè è ammissibile”.
Esattamente, si terrà su un subemendamento all’art. 2 presentato da Calderoli.
Ad ogni modo, un’altra seduta va a vuoto. Stasera non si vota nulla. Se ne riparla domani.
In due giorni, il Senato è riuscito a superare solo l’articolo 1, con il metodo Cociancich.
Pardon: Aquilanti.
(da “Huffingtonpost”)
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