HANNO VISTO LE STELLE, LA RIVOLTA DEI MILITANTI: “NON FATE GLI STRUZZI, ABBIAMO PERSOâ€
GRILLO PUNTAVA AI DELUSI DEL CENTROSINISTRA, HA PERSO E LA BASE NON GLIELO PERDONA
A chi gli chiedeva quanto fosse importante il test delle amministrative per il Movimento 5 stelle, giovedì scorso — entrando nel suo albergo di Siena — Beppe Grillo rispondeva: «Siamo candidati in 200 comuni. Le politiche sono un’altra cosa, ma certo questo voto conta».
Non è per tenersi in forma che si è prodotto in un tour di due settimane, con due tappe al giorno, sgolandosi e sudando davanti a piazze poco reattive per ripetere che bisogna mandarli tutti a casa, che sarà come in Highlander, ne resterà solo uno.
Sperava nel flop del Pd, puntava ai delusi del centrosinistra, ha perso.
E la base non glielo perdona.
I commenti sul blog piovono duri come pietre: «Sono allibito, leggo dei commenti stile “va bene così” e simili. Proprio vero! Il movimento degli struzzi!», scrive Giovanni.
Poi attacca «l’inconcludente inazione di 163 parlamentari».
Erica chiede: «Ma un po’ di sana autocritica non farebbe bene al Movimento? Possibile che si sia capaci solo di dar la colpa agli altri del risultato deludente di oggi?».
E Lino: «Ma quando perdiamo le elezioni cosa succede? Si dimette Beppe? Casaleggio si taglia i capelli? Il blog si spegne due minuti in segno di lutto? È una domanda seria: cosa succede?». Rincara la dose Rosolino da Fondi: «Caro Beppe e popolo del M5S, come ho detto in altri commenti il treno arriva una sola volta e l’abbiamo perso e loro si sono compattati e continuano a fare i loro porci comodi. Sono un po’ deluso perchè potevamo appoggiare il Pd e ricattarlo come fa il Pdl e nel contempo fare le riforme che questo Paese aspetta da tanti anni».
C’è chi manda un “vaffa” a Grillo e ai parlamentari che si sono interessati di stipendi e diaria. Chi chiede al capo di andare in tv, a spiegare come stanno davvero le cose, per non farsi affossare dalla «disinformazione».
In Parlamento, intanto, la maggior parte dei dissidenti sceglie il silenzio.
Al Senato il “consiglio” di non commentare i risultati delle ammini-strative arriva dall’ufficio di comunicazione e viene rilanciato da Vito Crimi.
Il disagio, però, resta sotto traccia.
I dieci della cena di martedì scorso (i senatori erano tre e non due come emerso all’inizio) non vogliono esporsi.
Sanno che la notizia del loro incontro non è piaciuta al “cerchio magico”, che i capigruppo li stanno cercando per metterli nel mirino,che il minimo passo falso vorrebbe dire ritrovarsi fuori dal gruppo prima del tempo.
E invece, stanno ancora cercando di capire cosa fare: se è tempo di rifugiarsi nel misto, se c’è spazio per un gruppo autonomo, se le loro strade possono convergere in un nuovo progetto.
Si sono sentiti nel week end, alcuni impauriti («Sono usciti troppi particolari, dobbiamo essere più riservati»), altri fatalisti («Forse è meglio che si sappia. Devono capire che non va tutto bene»).
In realtà qualcuno lo ha già capito.
Il risultato elettorale apre una breccia anche tra i più ortodossi, che cominciano ad ammettere gli errori fatti.
Non è solo colpa della “stampa cattiva”, se vengono fuori i messaggi sbagliati, se si parla solo di diaria, ma anche dell’incapacità di tirare fuori temi forti, di dettare l’agenda.
Il toscano Massimo Artini, che qualche sera fa era a cena con Grillo, ammette: «Certo dispiace perdere città come Roma, o Siena, ma questo risultato potrebbe aiutarci ad aggiustare il tiro. Chi ha pensato di non porsi con umiltà davanti a certe problematiche cambierà atteggiamento. In queste ore nelle chat è venuto fuori questo: dobbiamo essere meno saccenti, l’umiltà deve essere alla base. Gli argomenti li abbiamo, e forti. Qualcuno di noi dovrà andare in tv a tirarli fuori».
Un nervoso Alessandro Di Battista solca il Transatlantico e dice che vuole vedere bene i dati, perchè «tutti i risultati valgono».
Marta Grande ammette: «Se fosse confermato il dimezzamento, bisognerà che ci interroghiamo sul perchè».
I siciliani Francesco D’Uva e Alessio Villarosa — di solito aperti e disponibili con la stampa — entrando alla buvette rispondono con un secco: «Ce l’avete fatta».
E spiegano: «I media ci hanno massacrato. A sentir voi sembra che stiamo qui tutto il giorno a parlare di diaria, e invece ci ammazziamo di lavoro».
«Nessuno ha spiegato che l’accordo con il centrosinistra non è stato fatto perchè loro hanno rifiutato un candidato come Rodotà », dice D’Uva, che però poi ammette: «Nella comunicazione abbiamo fatto degli errori».
«Preparerò un report su tutte le bugie della stampa », dice ancora Villarosa.
Dopo Riccardo Nuti, che a giugno succede a Roberta Lombardi, il ruolo di capogruppo spetterà a lui.
Annalisa Cuzzocrea
(da “La Repubblica”)
Leave a Reply