I DELEGATI FIOM: “GLI 80 EURO SONO COME LA SOCIAL CARD DI SILVIO”
“TRA CRISI E PAURE, CI RESTA SOLO IL NOSTRO SINDACATO”
Se tutti gli iscritti Fiom avessero le unghie di Tatiana, i problemi interni della Cgil sarebbero risolti.
Su due dita della mano sinistra – «quella del cuore» – ha tatuato il simbolo della Fiom e il motto della resistenza contro i tagli nella sua fabbrica – «Resisteremo un minuto in più dell’Electrolux».
Su due dita della mano destra – «quella della testa» – ha il simbolo del Pd e della Cgil. Invece il caleidoscopio dei 725 delegati del congresso di Rimini è fin troppo variopinto: «testa» e «cuore» non vanno quasi mai d’accordo.
Ci sono i «riformisti » che difendono la posizione della Confederazione e il Testo unico sulla rappresentanza, ci sono quelli che vorrebbero una Fiom ancora più di rottura.
In mezzo il grande mare della maggioranza che appoggia Maurizio Landini.
Sono passati quattro anni, ma le posizioni sono le stesse del congresso di Montesilvano: tre documenti che si misurano.
I punti fermi sembrano due: uno interno e uno politico.
Nessuno si sogna di lasciare la Cgil, che è «la nostra casa, l’abbiamo fatta noi».
E tutti diffidano di Matteo Renzi: «Gli 80 euro sono benvenuti, ma se mai arriveranno poi ce lo toglieranno in un altro modo».
Tatiana. 39 anni, ed Elisa, 47 anni, hanno due cose in comune. Due figli e un posto di lavoro nello stabilimento Electrolux più combattivo: Forlì.
I figli, nei 62 giorni di presidio fuori dalla fabbrica per evitare che l’azienda svuotasse i magazzini, «li abbiamo visti poco».
Se Tatiana per loro paga «463 euro di nido e 153 di materna », Elisa ne spende di più per le rate dell’università . Sugli 80 euro di Renzi rispondono: «Non è ancora chiaro come arriveranno, ma se li vedremo diremo “Grazie, ma non ci cambia niente nei conti mensili”».
Da lunedì il presidio «è allentato» grazie al risultato ottenuto: «La nostra lotta ha portato l’azienda a cambiare il piano, gestiremo gli esuberi con i contratti di solidarietà ».
Per Francesco, figlio d’arte e giovane delegato dell’Ilva di Genova gli 80 euro sono «un limoncino per farci digerire tutto il resto, i tagli che l’Europa ci imporrà ».
Lui non teme «l’abbraccio mortale di Renzi » a cui chiede «di lasciare in pace il sindacato che è nato con il sangue dei lavoratori ».
Sul tema del Testo unico la sua è una posizione sui generis: «Non c’è stata passione nel voto contrario nelle fabbriche semplicemente perchè fuori ci sono tre milioni e mezzo di disoccupati».
Più dura è Adriana, 47enne delegata dell’Alcatel. «Lo spettacolo delle contrapposizioni fra noi e la Cgil i lavoratori non lo capiscono. Nelle fabbriche c’è una domanda fortissima di unità . Mi sento dire spesso: “Chiudeteli in una stanza e fateli mettere d’accordo, sennò facessero tutti e due un passo indietro per il bene dei lavoratori”».
Su Renzi la critica è molto motivata: «Dei 600 esuberi iniziali di Alcatel, 300 verranno riassorbiti da un’azienda italiana, la Siae Microelettronica. Ma sull’Agenda digitale il cambio di governo è stato nefasto: tutto bloccato, mentre Obama investe e proprio per questo la Alcatel voleva andarsene dall’Italia, lasciando a piedi 140 lavoratori a Vimercate».
Spostandoci a Sud, il congresso ha festeggiato i delegati di Pomigliano, «quelli da cui tutta la battaglia Fiat è iniziata».
Ma la vittoria della sentenza della Corte Costituzionale non è completa. Nonostante i contratti di solidarietà – cavallo di battaglia della Fiom – non tutti i lavoratori sono coinvolti. Mimmo, 33 anni, ad esempio: «Il 14 aprile tornerò in fabbrica dopo due anni e mezzo in cassa a zero ore a 750 euro al mese. Ma solo per fare il corso di sicurezza e se va bene lavorerò cinque giorni al mese». Il tutto mentre i 2.100 lavoratori che già lavorano continueranno a farlo a pieno ritmo.
Lui Renzi vorrebbe «farlo cadere con uno sciopero generale».
Iole invece ha 43 anni e lavora alla Stm di Catania. Chiusa Termini Imerese, la sua è la fabbrica più grande della Sicilia: 3.800 dipendenti.
Che aumenteranno di 127 unità grazie all’accordo sugli esuberi in Micron, la multinazionale che voleva licenziare 419 addetti.
«Ma quei 127 – spiega Iole – li consideriamo nostri colleghi, visto che Micron li ha presi da noi nel 2007 quando ha deciso di comprare i nostri brevetti con cui si è arricchita. Una cosa del genere potrebbe capitare anche a noi. E presto perchè ormai anche in Stm si pensa solo alla finanza e non si investe più, anche se siamo di proprietà pubblica».
Per lei gli 80 euro di Renzi sono «come la social card di Berlusconi: mia nonna quando andava a fare la spesa diceva che usava la carta di Berlusconi, ora diranno che quegli 80 euro sono il regalo di Renzi. Solo che ce li daranno con una mano, mentre con l’altro ce li toglieranno fra Tasi e addizionali».
Massimo Franchi
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