I TIMORI DEL M5S A OSTIA, ALLA PRIMA PROVA DI SISTEMA
DOMENICA SI VOTA, LA TAVERNA CHIEDE PIU’ IMPEGNO… CENTRODESTRA UNITO
“Ma che davero?”. Il distacco dei residenti di Ostia dalle elezioni che si terranno nel loro municipio, dopo due anni di commissariamento dovuto all’inchiesta Mafia Capitale, è tutto nel siparietto a cui danno vita una manciata di ragazzi (in età da elettorato attivo) di fronte a un busto in gesso di Pier Paolo Pasolini, collocato nottetempo da ignoti ammiratori sul tetto di uno stabilimento abbandonato.
Ragazzi che ignorano — e ci può stare – l’identità dell’intellettuale e il fatto che l’installazione avesse a che fare con l’anniversario della sua tragica morte, avvenuta 42 anni fa proprio sul litorale romano. Ma che letteralmente cadono dalle nuvole quando un passante tenta un ardito collegamento tra l’iniziativa dello scultore abusivo e la tornata elettorale, tanto da chiedergli se si tratti di uno scherzo.
In effetti Ostia sembra tutto, in questi giorni, fuorchè un municipio alla vigilia di elezioni: di manifesti se ne vedono veramente pochi, fatta eccezione per quelli di Casapound nell’area delle case popolari, e qualche gazebo ha fatto timidamente capolino sul lungomare nella giornata di mercoledì, complice la festività e il tempo primaverile.
I candidati, che si stanno dannando l’anima più con i giornalisti che con gli elettori chiedendo copertura mediatica per un evento allo stato “quasi clandestino”, sanno benissimo che, senza il traino rappresentato dall’elezione per il sindaco di Roma, potrebbe essere il partito degli astenuti a guadagnare la maggioranza relativa al primo turno.
Ma questo stato di cose, suffragato dai sondaggi che stanno circolando nelle ultime ore, sta inquietando più di ogni altro la pattuglia grillina raccolta attorno a Giuliana Di Pillo, che fino a qualche settimana fa veniva considerata una sorta di presidente di municipio in pectore.
Non a caso, la sindaca Raggi aveva scelto lei per la figura di delegato al litorale, ruolo considerato propedeutico a quello di minisindaco.
Qualcosa, però, non sta andando secondo i piani, e non solo a causa dello scarso interesse dei residenti per le elezioni.
C’è di più: nei confronti sempre più serrati tra tutte le anime del movimento romano, sta emergendo la presa di coscienza del fatto che, a prescindere da torti, ragioni o responsabilità pregresse, 17 mesi sono un lasso di tempo sufficiente per instillare, nell’elettorato, la percezione di M5s capitolino come di un soggetto di governo. Perseverare nella strategia comunicativa di attribuire ai predecessori ogni inefficienza, potrebbe dunque non pagare, ed è per questo che la linea, in modo discreto ma fermo, sta cambiando, quel tanto da porre l’accento su quanto si sta mettendo in campo per invertire il degrado della Capitale e non è stato finora adeguatamente comunicato.
Il segnale, chiaro, è arrivato dalla senatrice Paola Taverna, che con la sua proverbiale schiettezza ha già messo le mani avanti, parlando della necessità di “più impegno” per tutti, qualora la performance di domenica dovesse essere “un po’ meno” brillante di quella del 2016.
Quando M5S aveva sbaragliato il campo più che in qualsiasi altro municipio, incassando al primo turno il 44 per cento come lista e al ballottaggio, attraverso Virginia Raggi, addirittura il 76 per cento.
Che i numeri non saranno questi, è cosa data per scontata anche dal più ottimista dei grillini romani, ma è nell’entità dello scarto negativo tra le cifre delle due tornate che si misurerà la reale portata del risultato.
È per questo che i big del partito non impegnati nella chiusura della campagna elettorale siciliana convergeranno oggi pomeriggio sul litorale, a partire ovviamente dalla sindaca, che si sta prodigando pubblicamente e privatamente per ottenere una partecipazione degna di questo nome.
Così sta facendo anche il dominus del Movimento ostiense, il capogruppo in Campidoglio Paolo Ferrara, che si è assicurato la replica dell’abbraccio tra l’ortodossa Lombardi e la sindaca Raggi già andato in scena a Marino in occasione dell’investitura della deputata a candidata alle Regionali.
Ferrara si sta anche incaricando di contrastare sul piano politico quella che sembra la rivale più accreditata della Di Pillo per il ballottaggio, la candidata di tutto il centrodestra Monica Picca, per la quale scenderanno ad Ostia leader nazionali come Matteo Salvini e Giorgia Meloni, che faranno la spola con la Sicilia, a differenza di Di Maio e di Battista.
La convinzione di farcela da soli, di fronte al rassemblement messo in campo a destra, comincia a incrinarsi, anche perchè al ballottaggio molti sono i bacini ai quali Picca potrebbe attingere, e vanno dai neofascisti di Casapound (accreditati di un exploit clamoroso) fino ai centristi appoggiati dal ministro Beatrice Lorenzin.
Passando per gli elettori Dem più conservatori, che a meno di sorprese enormi non ritroveranno il consigliere comunale di lungo corso Athos De Luca sulla scheda al secondo turno.
Le carte in mano a Ferrara, se si escludono gli attacchi alla Picca, che viene accusata di ambiguità nei confronti di Casapound, non sono molte: è verosimile che tra il primo e il secondo turno possa esserci un abboccamento con Don Franco De Donno, ex-sacerdote paladino della legalità sostenuto dalla sinistra anti-renziana, ma la strada maestra rimane quella della splendida ma rischiosa solitudine. In attesa dei pezzi da novanta per la campagna per il ballottaggio, magari confidando in un’onda lunga siciliana.
(da “NextQuotidiano”)
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