I VERI MIGRANTI ECONOMICI SIAMO NOI: CAPITO SALVINI?
GLI ITALIANI EMIGRANTI ALL’ESTERO SONO SEI MILIONI, PIU’ DEGLI IMMIGRATI REGOLARI DA NOI, FATTENE UNA RAGIONE
Mentre Giorgia Meloni, per una sorta di legge del contrappasso, si è trasformata in una sorta di migrante che gira per l’Europa elemosinando aiuti, soldi, solidarietà e collaborazione, Matteo Salvini rispolvera uno dei suoi vecchi cavalli di battaglia, ovvero l’avversione per i migranti che arrivano in Italia vestiti, con i denti e senza ferite d’arma da fuoco sulla schiena.
Ospite di Del Debbio, qualche sera fa ha ripetuto il vecchio mantra: “Che poi molti di questi arrivano col telefonino, le scarpe, l’orologino, la catenina…”.
Per Matteo Salvini se hai due zoccoli ai piedi sei chiaramente un magnate tunisino che scrocca un passaggio su un barcone per partecipare alla conferenza Bilderberg in Europa.
I migranti, per avere una parvenza di povertà credibile, devono essere tutti scalzi e capire che ora è guardando l’ombra dei pioppi.
Salvini, sempre convinto che questi falsi profughi in realtà attraversino il Mediterraneo per andare da Crazy Pizza di Briatore, ha ribadito anche la sua volontà di chiedere una cauzione di 5.000 euro a chi non vuole attendere l’esito della richiesta d’asilo in un centro di detenzione.
Una fideiussione anche per il prossimo tesoriere…
Del resto, si tratta di una tutela finanziaria per lo Stato, ovvero una fideiussione con cui una banca garantisce di saldare un eventuale debito. Giusto.
Propongo di imporre una fideiussione anche per il prossimo tesoriere della Lega, si tratta di una tutela finanziaria per lo Stato. Salvini sarà d’accordo con me.
Anche l’espressione “migranti economici” è tornata a essere tra le più abusate del momento, e qui bisogna tornare seri perché il cinismo e la disinvoltura con cui la si utilizza meritano una riflessione.
Ho da sempre una profonda avversione per questa definizione che suggerisce un’idea distorta, ovvero che alcuni migranti scappino per ragioni meno drammatiche di altri. Che esista una gerarchia delle sventure, tra gli sventurati. La verità è che chiunque salga su uno di quei barconi lo fa perché si trova in una condizione di svantaggio.
Le guerre possono determinare fughe più urgenti, ma chi scappa dalle guerre non è più disgraziato di chi sfugge dalla povertà. Anzi, talvolta chi scappa da una guerra – per esempio gli ucraini – ha la vaga prospettiva di un ritorno a casa. Chi scappa da una povertà estrema no.
Perché non dimentichiamolo, la nostra idea di povertà è molto lontana da quella che è la povertà di molti Paesi dell’Africa subsahariana in cui si muore di fame e sete. E la povertà uccide anche in Paesi che riteniamo “sicuri”.
Se la povertà non è un buon motivo per partire
Si muore di malnutrizione, di malasanità o per l’assenza di un sistema sanitario, si muore per il clima che muta, per la necessità di procacciarsi i beni più elementari che induce, spesso, alla violenza, si muore di freddo, di privazioni, di tutto.
L’idea che da quella povertà non sia necessario, urgente affrancarsi perché magari la propria casa è stata spazzata via dal fango ma si ha una catenina al collo o perché tua moglie è morta di parto ma possiedi un telefonino, è un’idea becera e ingiusta.
Il recente terremoto in Marocco ha spiegato molto bene come vivere in condizione di estrema povertà significhi avere meno chance di sopravvivenza.
Dopo le scosse di terremoto, nelle città più ricche le case sono rimaste in piedi, nei paesi più poveri sull’Atlante le case di fango si sono sbriciolate. A morire sono stati i più poveri, quelli che avevano forse le scarpe o un cellulare ma non un muro portante. Non una casa che potesse farli vivere in condizioni minime di sicurezza.
I migranti economici non sono, come l’espressione sembra suggerire, persone che vogliono diventare più ricche, ma gente che vuole avere una chance di sopravvivenza, una dignità.
I veri migranti economici, a dirla proprio tutta, siamo noi italiani che migriamo in altri Paesi per avere più opportunità, stipendi migliori o anche maggiore ricchezza.
Gli italiani residenti all’estero (6 milioni circa) sono più degli immigrati regolari in Italia. Certo, quando poi realizziamo che i migranti economici ci servono per lavorare nei campi, in fabbrica, negli allevamenti, allora Meloni dichiara: “Una quota di immigrazione legale può dare un contributo positivo all’economia”.
Noi possiamo essere più ricchi, loro meno poveri no
Improvvisamente, i rapaci clandestini col telefonino e le scarpe, visti in funzione utilitaristica, riacquistano un’utilità sociale.
Insomma, noi abbiamo il diritto a essere sempre più ricchi accogliendo i migranti di cui abbiamo bisogno nell’edilizia o nell’agricoltura, ma loro non hanno diritto di essere meno poveri. Con la zappa sì, col telefonino no. L’unico poveretto a cui è consentito non staccarsi mai dal cellulare si chiama Matteo Salvini, a quanto pare.
(da Il Fatto Quotidiano)
Leave a Reply