IL CONDONO MASCHERATO CHE SVENDE IL NOSTRO SUOLO CI RENDE RIDICOLI IN EUROPA
IL CONDONO EDILIZIO APPROVATO DA TUTTI I PARTITI E’ UNA PIETRA TOMBALE SULLE DEMOLIZIONI… OGNI ANNO 20.000 EDIFICI ABUSIVI E SE NE ABBATTONO SOLO 150
Mentre in Parlamento è ferma da 3 anni una legge contro il consumo di suolo, lo stesso Parlamento si appresta ad approvare un nuovo condono edilizio mascherato da provvedimento di buon senso.
Una pietra tombale sulle demolizioni. Non contenti di rappresentare la nazione europea che divora più territorio di qualsiasi altra, al folle ritmo di 8 metri quadrati ogni secondo (in Svizzera sono meno di due), di registrare uno sprawl urbano che nemmeno a Mexico City e un numero di seconde case che in certi casi è uguale a quello dei residenti (per esempio all’isola d’Elba), i nostri parlamentari apprezzano le sfumature e distinguono fra i vari tipi di abusivismo edilizio, escludendo per sempre gli edifici comunque abitati e il cosiddetto abusivismo di necessità .
Una necessità tutta da dimostrare in un paese a crescita demografica zero e con 20 milioni di vani sfitti.
Una vera iattura per una nazione in cui, negli ultimi 20 anni, si sono perduti quasi 4 milioni di ettari di superfici agricole o di pregio e in cui solo il 29% delle coste risulta intatto.
Questa crescita senza limiti considera il territorio una risorsa inesauribile, in un meccanismo deleterio che permette la svendita di un patrimonio collettivo ed esauribile come il suolo, per finanziare, quando va bene, i servizi pubblici ai cittadini.
Tutto ciò ha già portato da una parte allo svuotamento di molti centri storici e dall’altra all’aumento di nuovi residenti in nuovi spazi e nuove attività , che significano a loro volta nuove domande di servizi e così via all’infinito, con effetti alla lunga devastanti.
Dando vita a quella che si può definire la città continua, come in pianura padana fra Torino e Venezia.
O alla vergogna della grande duna artificiale che si è dovuta innalzare a Selinunte per separare le magnifiche rovine greche dall’orribile abitato di Triscina (ancora in parte da sanare), perchè i visitatori non fossero offesi da un confronto tanto impietoso.
Dove esistevano paesi, comuni, identità municipali, oggi troviamo immense periferie urbane, quartieri dormitorio e senza anima: una conurbazione ormai completa per molte aree del Paese.
Ma la cosa forse più grave è che, in molti casi, le costruzioni abusive, comprese quelle di necessità , hanno impegnato aree che dovevano essere lasciate libere perchè a rischio naturale elevato, come le abitazioni costruite alle pendici del Vesuvio, nella zona rossa di Sarno, lungo le coste tirreniche a rischio tsunami e ovunque ci siano vecchie frane o corsi fluviali che possono esondare. In quei casi il rischio viene creato ex-novo, per poi essere costretti a intervenire quando caleranno le scuri dei terremoti e delle alluvioni.
Con soldi pubblici che sarebbe stato meglio spendere per le demolizioni, mitigando il rischio naturale.
Ma almeno si procedesse con gli abbattimenti delle seconde e terze case abusive, perlomeno quelle su territorio demaniale. No.
In Italia ci vogliono minimo 8 anni per arrivare all’abbattimento, che finora veniva fatto eseguire dal sindaco e doveva essere a carico del delinquente abusivo; ora interverranno i prefetti che, se tutto fila liscio, garantiranno meno di 150 demolizioni all’anno su 20.000 abusi annuali, visti i miseri 10 milioni di euro all’anno stanziati.
Considerando che ci sono ancora oltre 5 milioni di richieste di condono da evadere, fra qualche secolo forse potremo vedere rispettata la nuova legge.
Per non parlare del valore simbolico di resa che ha il lasciare intatte, per dirne una, le case costruite sopra i sepolcri romani dell’Appia Antica, in attesa di valutazione da quarant’anni.
Non sarà forse un caso che si fatichi non poco a tradurre in inglese o in tedesco la parola “condono” o “sanatoria”.
Se non si poteva e non si può costruire, allora gli edifici vanno abbattuti, abitati o no che siano, ti dicono con le loro facce incredule gli architetti di altri Paesi.
Se, invece, si poteva e si può costruire, allora non c’è motivo di pretendere una qualsiasi cifra in denaro e, anzi, bisognerebbe risarcire i proprietari delle spese.
Una chiarezza che in Italia non ha alcuna possibilità di essere fatta: che il brutto vinca e che il rischio si aggravi, tanto siamo tutti paesani.
Mario Tozzi
(da “La Stampa”)
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