IL MATEMATICO DEL CNR: “SULLE RIAPERTURE ANDREI CAUTO, ALCUNE REGIONI HANNO ANDAMENTI ANCORA ALLARMANTI, CI SONO DATI CHE NON POSSONO ESSERE IGNORATI”
MA GLI INTERESSI ECONOMICI E LE LOBBIE DEL TURISMO FARANNNO APRIRE TUTTO IL 3 GIUGNO, PRIMA I QUATTRINI DELLA SALUTE
Nella serata di oggi, 29 maggio, l’Istituto superiore di sanità ha reso noti i risultati del monitoraggio degli indicatori per la fase 2 — tra il 18 e il 24 maggio — esprimendo sostanzialmente parere favorevole dal punto di vista sanitario rispetto all’ipotesi della riapertura dei confini per gli spostamenti tra le regioni a partire dal 3 giugno.
Secondo l’Iss, in Italia non ci sarebbe una situazione critica e il monitoraggio dell’epidemia da Coronavirus nei giorni successivi alla fine del lockdown fornirebbe un quadro tutto sommato incoraggiante.
Ma secondo Giovanni Sebastiani — matematico del Cnr che sta lavorando allo sviluppo di modelli matematici in grado di effettuare previsioni sull’andamento dei contagi — è ancora tempo di cautela.
«Stando ai dati, per alcune Regioni i livelli di incidenza sembrano in realtà essere ancora alti», spiega. «Quello che più mi allarma è che, dopo circa una decina di giorni dalle riaperture del 4 e del 18 maggio noto dei cambiamenti nell’andamento dell’incidenza: la velocità con cui sta calando sembra essere diminuita. Penso ai casi della Lombardia, del Piemonte, della Liguria e della provincia di Trento (dove la curva, almeno in una prima fase, è addirittura risalita). Sono dati che lasciano un po’ in allarme».
«Da quello che possiamo osservare, c’è un’Italia a 3 velocità », insiste Sebastiani.
Tra le Regioni che a oggi risultano ancora a “rischio” alto ci sono appunto la Lombardia (oggi quasi al 70% dei contagi totali), la Liguria, il Piemonte e la provincia di Trento (che ha numeri assoluti bassi ma una curva in risalita).
Le Regioni a medio rischio sono invece Abruzzo, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Marche, Toscana e Veneto. Quelle a basso rischio Basilicata, Calabria, Campania, Sicilia, Sardegna, Puglia, Umbria, Bolzano e Valle D’Aosta.
«Nelle tre Regioni che hanno i valori più alti dell’incidenza ho visto un cambiamento nell’andamento — e non in positivo».
Secondo il matematico, questi risultati suggerirebbero cautela: «Se non ritardare le riaperture, si potrebbe pensare a un’apertura all’interno dei tre gruppi che hanno più o meno le stesse condizioni. Aspettare due o tre settimane e poi decidere se aprire anche tra gruppi diversi».
(da Open)
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