AFROAMERICANO UCCISO, SCONTRI IN TUTTA AMERICA: MORTO UN POLIZIOTTO A OAKLAND E UN RAGAZZO DI 19 ANNI A DETROIT, IN PIAZZA LA PROTESTA DI PERSONE DI OGNI COLORE, ANCHE BIANCHI
LA RABBIA ARRIVA ANCHE DAVANTI ALLA CASA BIANCA… LA FARSA DELL’AUTOPSIA CHE ESCLUDE LA MORTE PER ASFISSIA… UN AVVISO PER TUTTI I RAZZISTI: QUANDO IL SEGNO E’ PASSATO SCOPPIA LA GUERRA CIVILE
Il coprifuoco imposto a partire dalla 8 di sera non è servito a niente. Nonostante l’arresto di Derek Chauvin, il poliziotto di 44 anni responsabile della morte dell’afroamericano George Floyd (ma non dei suoi altri tre colleghi coinvolti nella tragedia) roghi e violenze hanno sconvolto Minneapolis per la quarta notte consecutiva. Minneapolis e non solo.
La protesta dilaga in America. Un diciannovenne è stato ucciso a Detroit da spari provenienti da un Suv, indirizzati verso la folla che manifestava. E un agente del Servizio di protezione federale di Oakland, in California, è morto. Un altro che era con lui è rimasto ferito da colpi d’arma da fuoco.
Almeno 7.500 persone sono scese nelle strade della città californiana per manifestare, ha riferito il dipartimento di polizia di Oakland alla Cnn. “Due agenti dei Servizi di protezione federale di stanza all’edificio federale di Oakland Down Town – ha fatto sapere il dipartimento di polizia – hanno subito ferite da arma da fuoco. Sfortunatamente, uno non ce l’ha fatta”.
Il Servizio federale di protezione, che rientra nel dipartimento di Sicurezza nazionale, presidia le strutture del governo degli Stati Uniti.
Ma il Pentagono, vista la drammaticità della situazione, ha allertato l’esercito per sedare gli scontri a Minneapolis. La rabbia è arrivata anche davanti alla Casa Bianca, e la residenza presidenziale è stata messa in ‘lockdown’. L’autopsia sulla vittima ha escluso al momento “una diagnosi di asfissia traumatica o di strangolamento”, ma la famiglia ne chiede un’altra indipendente. Ad Atlanta è stato di emergenza.
A Minneapolis una pompa di benzina e un ufficio postale sono stati dati alle fiamme, migliaia di persone hanno continuato a inondare le strade del centro incendiando ad auto e cassonetti, senza che intervenisse nè la polizia nè la guardia nazionale, per ora arroccata in difesa di banche, supermercati e pure farmacie, per impedire la razzia di oppiacei.
La casa di Derek Chauvin, nel sobborgo di Oakdale, fuori Minneapolis, è stata vandalizzata: i manifestanti si sono ritrovati davanti alla casa mostrando cartelli alle auto di passaggio e gridando il nome di Floyd. Chauvin è stato arrestato con l’accusa di omicidio preterintenzionale e omicidio di terzo grado: rischia una condanna massima di 25 anni. Il procuratore della Contea di Hennen, Mike Freeman, l’ha definita “l’incriminazione più veloce in un’indagine contro un agente di polizia”.
La situazione è fuori controllo. E il presidente Donald Trump mobilita pure l’esercito. Sì, dal Pentagono è arrivato l’ordine di allerta ad almeno 1700 uomini della polizia militari. Già stasera potrebbero marciare sulla città da quattro differenti basi: Fort Bragg in Carolina del Nord, Fort Drumm nello stato di New York, Fort Carson in Colorado e Fort Riley in Kansas. Alle truppe è stato detto di essere pronti entro 24 ore. Una decisione estremamente rara.
La notte è stata d’altronde lunghissima in tutta l’America. La furia delle proteste si è estesa all’intera nazione: ci sono stati scontri in almeno dieci città , e la lista non fa che aumentare. Ad Atlanta il governatore ha dichiarato lo stato d’emergenza e chiamato 500 uomini della guardia nazionale. A New York la polizia ha picchiato e arrestato decine di dimostranti nei pressi del Barclays Center, nel cuore di Brooklyn, con gli autisti degli autobus, proprio come i colleghi di Minneapolis la sera prima si sono però rifiutati di trasportare i tanti giovani arrestati dalla polizia.
Ad ardere è l’America intera. Da Houston, Texas a Denver, Colorado. E poi Las Vegas, Dallas, Chicago. A Los Angeles sono state arrestate almeno 200 persone. E ci sono stati disordini e fermi pure a Washington: dove la folla ha intonato lo slogan che rimbomba in tutto il paese, “no justice, no peace” senza giustizia nessuna pace, proprio davanti alla Casa Bianca, portando la protesta fin nel salotto di Trump. I servizi segreti, per sicurezza, hanno deciso di chiudere la residenza presidenziale Usa anche alla stampa dotata di ‘hard pass’.
Dopo Minneapolis, gli scontri più duri sono quelli di Portland, Oregon, dove la folla ha prima provato a dare alle fiamme un commissariato proprio come fatto dai dimostranti a Minneapolis la sera prima. Poi ha assalto uno Starbucks, la Apple, un Microsoft store. La polizia è intervenuta con i lacrimogeni e lanciato granate stordenti, quelle che fanno molto fumo e rumore.
A Detroit, Michigan, il ragazzo di 19 anni è stato ucciso da un colpo sparato sulla folla da un’auto in corsa. A Louisville, Kentucky, un reporter e il suo cameramen sono stati presi di mira, in diretta, dalla polizia che sparava con gas urticante. In questa città la protesta non riguarda solo la morte di Floyd: qui si ricorda pure Breonna Taylor, uccisa nel suo appartamento lo scorso 13 marzo dopo che la polizia vi era penetrata per errore.
L’America che fino a ieri litigava su lockdown e mascherine si risveglia fra le macerie di un paese più diviso che mai.
L’odio non è più solo razziale, in piazza ci sono ragazzi di ogni colore. Il coprifuoco di Minneapolis ora potrebbe essere esteso a tutto il paese. Ma non servirà a niente. Se nella giornata di oggi non si farà qualcosa di concreto.
(da agenzie)
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