“IL NERO” DI ROMANZO CRIMINALE CAPO DELLA CUPOLA ROMANA
MAFIA E APPALTI: CHI E’ MASSIMO CARMINATI, L’ULTIMO RE DI ROMA, L’EX NAR E BANDA DELLA MAGLIANA
Al centro delle indagini dei Ros a Roma per “associazione di stampo mafioso”, con 37 arresti e sequestri di beni per 200 milioni, c’è un sodalizio da anni radicato nella Capitale facente capo a Massimo Carminati, con infiltrazioni “diffuse” nel tessuto imprenditoriale politico e istituzionale.
Tra gli indagati, oltre a Gianni Alemanno, ci sono anche consiglieri regionali e comunali dell’attuale amministrazione e di quella presieduta dall’allora sindaco di centrodestra.
Tra loro Luca Gramazio, consigliere Fi-Pdl in Regione Lazio, Eugenio Patanè, consigliere regionale Pd e Mirko Coratti, presidente dell’assemblea capitolina. Tra i soggetti raggiunti da provvedimenti di custodia cautelare anche dirigenti delle società municipalizzate.
Ma chi è Carminati, il regista di questa vicenda?
Nato a Milano 55 anni fa, ma romano d’adozione, fin da giovane è vicino agli ambienti neofascisti fino a prendere parte ai Nar.
L’uomo ha ispirato anche la penna dello scrittore Giancarlo De Cataldo, che nel celebre “Romanzo Criminale” lo presenta come il “Nero”. E nel film diretto da Michele Placido avrà il volto dell’attore Riccardo Scamarcio.
Una ricostruzione puntuale ed esaustiva sulla biografia criminale e sulle gesta di Carminati la troviamo in un’inchiesta del giornalista Lirio Abbate pubblicato sull’Espresso.
Non ama guidare e preferisce spostarsi a piedi o cavalcando uno scooter. Nessun lusso negli abiti, modi controllati e cortesi: in una città dove tutti parlano troppo, lui pesa le parole ed evita i telefonini.
Sembra un piccolo borghese, perso tra la folla della metropoli, ma ogni volta che qualcuno lo incontra si capisce subito dalla deferenza e dal rispetto che gli tributano che è una persona di riguardo.
Riconoscerlo è facile: l’occhio sinistro riporta i segni di un’antica ferita. Il colpo di pistola esploso a distanza ravvicinata da un carabiniere nel 1981: è sopravvissuto anche alla pallottola alla testa, conquistando la fama di immortale.
Anche per questo tutti hanno paura di lui. Ed è grazie a questo terrore che oggi Massimo Carminati è considerato l’ultimo re di Roma.
Carminati viene descritto come il dominus della zona più redditizia, il centro e i quartieri bene della Roma Nord.
Dicono che la sua forza starebbe soprattutto nella capacità di risolvere problemi: si rivolgono a lui imprenditori e commercianti in cerca di protezione, che devono recuperare crediti o che hanno bisogno di trovare denaro cash.
Non ha amici, solo camerati. E chi trent’anni fa ha condiviso la militanza nell’estremismo neofascista sa di non potergli dire di no.
Per questo la sua influenza si è moltiplicata dopo l’arrivo al Campidoglio di Gianni Alemanno, che ha insediato nelle municipalizzate come manager o consulenti molti ex di quella stagione di piombo. Le sue relazioni possono arrivare ovunque.
A Gennaro Mokbel, che gestiva i fondi neri per colossi come Telecom e Fastweb.
E a Lorenzo Cola, il superconsulente di Finmeccanica che ha trattato accordi da miliardi di euro ed era in contatto con agenti segreti di tutti i continenti: un’altra figura che continua a muoversi liberamente tra Milano e la capitale nonostante sentenze e arresti
La sua biografia è leggendaria, tanto da aver ispirato “Il Nero”, uno dei protagonisti di “Romanzo criminale” interpretato sullo schermo da Riccardo Scamarcio.
È stato un terrorista dei Nar, un killer al servizio della Banda della Magliana, l’hanno accusato per il delitto Pecorelli e per le trame degli 007 deviati, l’hanno arrestato per decine di rapine e omicidi.
Come disse Valerio Fioravanti, «è uno che non voleva porsi limiti nella sua vita spericolata, pronto a sequestrare, uccidere, rapinare, partecipare a giri di droga, scommesse, usura».
Sempre a un passo dall’ergastolo, invece è quasi sempre uscito dalle inchieste con l’assoluzione o con pene minori: adesso a 54 anni non ha conti in sospeso con la giustizia.
Ma il suo potere è ancora più forte che in passato. Il nome del “Cecato” viene sussurrato con paura in tutta l’area all’interno del grande raccordo anulare, dove lui continua a essere ritenuto arbitro di vita e morte, di traffici sulla strada e accordi negli attici dei Parioli.
L’unica autorità in grado di guardare dall’alto quello che accade nella capitale.
(da “Huffingonpost”)
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