IL PAESE CON 23 LISTE DI SECONDINI: UN MESE DI ASPETTIVA RETRIBUITA
A BISEGNA 256 CANDIDATI PER 171 ELETTORI
Tutti sfaccendati. Tutti candidati. Bisegna, 212 abitanti tra la Marsica e la Valle Peligna, è il paese dell’orso abruzzese e provvisoriamente capitale mondiale del sottosopra.
Solo lì e solo in questa tornata elettorale è stato possibile candidarsi per finta ma ricevere in cambio soldi veri. Trenta giorni di aspettativa retribuita per gli appartenenti alle forze di pubblica sicurezza di tutta Italia che vogliano dedicarsi al bene comune, recita la norma.
E così il 25 aprile scorso, termine ultimo per presentare le liste elettorali e gareggiare nella tornata amministrativa di maggio, davanti agli occhi di Juri Merolli, vigile urbano a scavalco, spostato per le necessità all’ufficio protocollo del comune marsicano, si è parata dinanzi una scena incredibile: “Non potevo crederci, un fiume di candidati e tutti secondini, un mondo di guardie, un nugolo di poliziotti in fila, di amici e di parenti pronti a candidarsi per finta a Bisegna”.
Unico comune in questa tornata ad avere meno di mille abitanti e dunque a permettere la candidatura senza la necessità delle firme di presentatori, obbligo che invece grava in misura crescente per le proposte elettorali nei comuni con popolazione superiore ai mille.Dalle carceri d’Abruzzo e del Lazio, dalla Sicilia al Piemonte, una unica formidabile cordata di nullafacenti, di servitori dello Stato in libera uscita, di amanti della politica a cachet si è ritrovata per dare senso a una finzione: recitare la parte del candidato. Venticinque liste, amici, colleghi, figli, fratelli. Venticinque simboli e 256 candidati per 171 disperati elettori che l’età, la cataratta e l’artrite reumatoide obbligavano a una sosta prolungata nella cabina elettorale giacché la scheda assomigliava a un lenzuolo e il lenzuolo a una indefinibile crostata di nomi.
Alla fine, per dire, è risultato un surplus di 85 candidati rispetto al corpo elettorale: come se dalle viscere della terra fossero comparsi, nel cuore di Bisegna, super attivisti dell’impegno pubblico.
Ma vuoi mettere la bellezza di candidarsi a Bisegna? Un mese extra retribuito, e soprattutto il soprassoldo seduti in divano. Trenta giorni, olé!
Così Bisegna, che pure ha i guai suoi e le sue gelosie e i tentennamenti e gli affarucci di famiglia, giacché il paese è commissariato per una sorprendente crisi amministrativa: il sindaco uscente è stato sfiduciato e perciò il 25 maggio tutti alle urne e nel computo finale delle venticinque liste presentate due erano vere, solo
ventitré finte. Le due vere, quelle che si contendevano la guida del paesello e il pacchetto di finanziamenti che il Parco nazionale distribuisce per far fronte alle difficoltà della vita in montagna sono riuscite a totalizzare ciascuna 83 voti. Quindi pareggio, quindi ballottaggio. L’8 e 9 giugno il turno suppletivo, in questa ridicola giostra politica formato micro.
A parte l’orso, che scende dalla Montagna grande, attraversa la statale e s’imbuca ora per la valle del Sagittario e ora per il Giovenco, nessun rumore. E a parte Gerardo, allevatore di vitelli (cinque euro al chilo, vivo al macello), nessun umano in strada. 1200 metri d’altitudine: undici mesi al freddo e trenta giorni, tra luglio e agosto, al fresco.
Così al municipio, tre stanze e un bagno, l’ingresso dei secondini – servitori dello Stato in permesso premio – si sono ricostituiti nel gruppo dei candidati a spiovere, in questa breve cagnara di periferia che illustra come la legge riesca a produrre le burle più enormi quando non le vere e proprie truffe.
Le carceri sovraffollate, la polizia penitenziaria sotto stress e duecento poliziotti vogliosi di un mese di ferie extra e un bonus per l’indegnità del comportamento. Fare finta di avere cura del bene comune in questa piccola ma significativa storia di come la furbizia approdi sempre alla truffa e la truffa il vestito della festa per troppi di noi. Bisegna è divenuta l’attrattore naturale degli sfaccendati d’Italia per il fatto di essere l’unico paesino in gara in questa tornata amministrativa. Il format del candidato per gioco ha offerto memorabili menzioni. Per legge bisogna allegare il programma politico della lista che si candida a guidare il municipio e il leader proposto a sindaco. Uno di questi si chiama Giorgio Cefalù, ha prodotto le motivazioni della propria discesa in campo. “Combattere l’erosione della costa” ha scritto. Si copia e si burla. Così fan tutti, si
fa persino in Parlamento e perché no a Bisegna: lotta all’erosione e cura del mare, incentivi per la canna da zucchero, per la lontra e il fagiano.
Tutti in bella copia, nel numero di copie previste e vidimate. All’ufficio protocollo hanno chiamato da Regina Coeli: “Ma è vero che i nostri uomini sono venuti a candidarsi lì?”.
Assolutamente sì, Carceri sguarnite e scheda elettorale zeppa di simboli ultra taroccati. La scheda elettorale lunga 85 centimetri, 256 nomi di italiani in trasferta senza un voto che fosse uno.
Tutti sfaccendati. Tutti candidati.
(da il Fatto Quotidiano)
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