IL PD DEI COMMISSARI AGLI ORDINI DELL’UOMO SOLO AL COMANDO
ADDIO PRIMARIE, REGOLE DA RIFARE, TERRITORIO FUORI CONTROLLO
Congressi congelati, primarie in via d’estinzione, commissariamenti locali ed amministrative alle porte, con candidature tutte da inventare.
“Sono anche il segretario del Pd”, ha detto ieri Matteo Renzi, parlando al Teatro Giovanni di Udine.
Un “anche” che la dice lunga: per Renzi il Pd è una necessità scomoda. E peraltro sul territorio senza controllo.
E allora, ecco che dove può cominciaa“piazzare”fedelissimi, aggirando le stesse regole del Pd.
Comportamento non proprio in linea con l’uomo dei gazebo, che è diventato sindaco di Firenze contro la volontà dell’apparato (e grazie alle primarie) e ha scalato il partito nello stesso modo.
Fermi tutti, decide il Nazareno
È dell’altroieri la notizia che ad Enna è arrivato uno degli uomini di fiducia del premier, Ernesto Carbone, a commissariare il partito. Era in corso il congresso, tra Pino Amore, uomo di Crisafulli (rigorosamente all’opposizione di Renzi) e Fabio Venezia, Giovani turchi.
La motivazione data dalla commissione di garanzia di Roma è stata che lo stesso Crisafulli aveva fatto delle regole a lui favorevoli, violando lo Statuto.
Carbone è già commissario di Messina, dove è arrivato dopo le dimissioni del segretario provinciale.
Nelle ultime ore è in corso anche il tentativo di commissariare il Pd di Cosenza: il segretario regionale, Ernesto Magorno, ha fatto sapere di voler nominare Fernando Aiello (un fedelissimo di Carbone) direttamente con una lettera ai circoli.
A ribellarsi, definendo il provvedimento “illegale” è stato il segretario cittadino, Luigi Guglielmelli.
A Roma, dopo Mafia Capitale, Renzi ha nominato commissario il Presidente del Pd, Matteo Orfini, il capo dei Giovani Turchi che gli ha portato quella (ex) parte della minoranza.
In Liguria, dopo il disastro delle Regionali, ha mandato il responsabile giustizia Pd, David Ermini, suo uomo di fiducia dagli inizi della carriera politica.
L’idea di rinunciare alle primarie
Con una lettera del vicesegretario dem, Lorenzo Guerini, sono stati fermati i congressi in Puglia, Veneto e Liguria.
La motivazione ufficiale si riferisce a un cambio di Statuto. Adesso i segretari regionali sono eletti con primarie aperte a tutti. In programma, consultazioni tra soli iscritti.
Ma le motivazioni sono anche più specifiche.
In Puglia il congresso era già iniziato, con tanto di contrapposizione frontale assicurata tra il candidato che avrebbe scelto Renzi e quello del governatore, Michele Emiliano: i due neanche si parlano più.
In Veneto, dopo la sconfitta della Moretti alle Regionali a Roma non si è ancora trovata una soluzione per sostituire il segretario, il renzianissimo Roger De Menech.
E in Liguria, la situazione è tutt’altro che chiara.
A proposito di congressi fermi, tra una battaglia e l’altra, è stato rimandato più volte quello di Potenza.
In Basilicata, ci sono due fazioni: quella dei fratelli Pittella, governatore e eurodeputato, e quella di Roberto Speranza, minoranza interna.
Ci è voluto quasi un anno per scegliere il nuovo segretario regionale in Emilia Romagna, dopo la scadenza di Stefano Bonaccini: alla fine è stato eletto il renziano, Paolo Calvano. Nell’ultima tornata per scegliere i segretari, poi, c’erano tre candidati unici, tutti vicini a Renzi: Dario Parrini (eletto in Toscana), lo stesso De Menech e Emiliano (prima della rottura).
Wanda Marra
(da “il Fatto Quotidiano”)
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