IN EUROPA TIFANO PER UN GOVERNO M5S-PD, CON L’AVALLO DI TRUMP
I GUAI DI SALVINI NATI TRA BRUXELLES E WASHINGTON
Come il resto delle Cancellerie europee, Ursula von der Leyen assiste per ora silente agli sviluppi della crisi di Governo italiana.
Impegnata a comporre la squadra per Palazzo Berlaymont, è in attesa che anche Roma le proponga un nome per il commissario che spetta all’Italia: senza fretta. Del resto, la nuova presidente della Commissione europea, votata all’Europarlamento da tutte le forze politiche italiane tranne la Lega, si ritrova di fatto ispiratrice del tentativo di formare un Governo Pd-M5s senza Matteo Salvini. Suo malgrado, ma non tanto.
C’è lei al centro della cosiddetta ‘coalizione Ursula’, come la chiama Romano Prodi, sostenitore di questo tentativo, nato non ad agosto quando Salvini ha aperto la crisi, ma a luglio.
E non a Roma ma a Strasburgo con il voto su von der Leyen e non solo.
Alla vigilia delle comunicazioni del premier Giuseppe Conte domani al Senato, che cominceranno a chiarire i prossimi passi di una crisi inedita, un punto è chiaro negli ambienti europei e di conseguenza anche italiani: la crisi del patto di governo tra Lega e Cinquestelle è nata all’estero, tra Bruxelles e Washington, frutto (amaro per Salvini) di quel ‘cordone sanitario’ anti-sovranista costruito dalle forze europeiste del vecchio continente subito dopo le europee, con l’avallo dell’amministrazione Usa.
Negli ambienti europei si ricorda il viaggio di Salvini a Washington a metà giugno. Un trionfo, secondo il racconto del vicepremier leghista.
Decisamente meno per gli americani, che già a gennaio avevano passato il messaggio all’allora presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, in visita negli Usa: niente accordi con i sovranisti.
Il motivo: troppo ambigui nei rapporti con la Russia, roba che nemmeno il loro tifo per la Brexit — chiodo fisso di Donald Trump — poteva compensare.
Poco prima un Russiagate in salsa austriaca aveva fatto cadere il governo a Vienna: ora l’alleato di Salvini, il leader dell’estrema destra (Fpo) Heinz-Christian Strache è anche accusato di corruzione.
Poco dopo, il Russiagate è scoppiato anche in Italia, con l’affare Savoini ancora tutto da chiarire. E’ in questo contesto che il ‘cordone sanitario’ anti-sovranista è entrato in azione e dove se non in Europa, per la precisione all’Europarlamento? Proprio lì, agli inizi di luglio.
Un primo segnale, subito dopo l’elezione del Democratico italiano David Sassoli alla presidenza dell’Eurocamera, è stata la rielezione a sorpresa del pentastellato Fabio Massimo Castaldo alla vicepresidenza dell’aula di Strasburgo.
Risultato inaspettato e appunto sorprendente per i più, visto che i 14 eletti del Movimento cinquestelle non hanno un gruppo su cui contare in Europa.
Molti voti per Castaldo sono arrivati dal Pd, si mormora nelle stanze europee: le stesse dove oggi si fa risalire l’incubazione della crisi di governo proprio a quei giorni di luglio a Strasburgo.
La nomina di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea, avvenuta due settimane dopo in quella stessa aula con il sì dei pentastellati, di Forza Italia e del Pd e il no dei leghisti al ‘photofinish’, è stato solo l’atto finale di una manovra iniziata prima: di allontanamento di Salvini dalle stanze dei bottoni a Roma.
Lui l’ha capito e ha cominciato a meditare la crisi: aperta ad agosto con l’obiettivo (mancato) di tornare alle urne a ottobre, quando il caso ‘Italia’ si sarebbe aggiunto alla Brexit (scadenza il 31 ottobre) con notevole potenza esplosiva per l’Ue.
La crisi italiana può essere un caso di scuola di come un’cordone sanitario’ europeo – che più che anti-sovranista è anti-Salvini, Le Pen, Afd, Fpo, insomma esclude i nazional-sovranisti dell’est comunque ‘controllati’ dalla Germania e sicuramente anti-Putin — riesca a influenzare gli eventi di uno Stato membro.
Secondo la versione di Forza Italia, è avvenuta la stessa cosa nel 2011 quando Silvio Berlusconi fu indotto a lasciare il governo. Ma in quel caso c’era lo spread schizzato in su a livelli massimi.
Oggi c’è il timore di un’Eurozona che non vuole ritrovarsi un’Italia con un piede o due fuori dall’euro in autunno, ipotesi possibile con Salvini premier alle prese con una manovra economica complicata, ipotesi che intravedono e temono a Bruxelles sulla base delle stesse dichiarazioni dei leghisti più anti-euro. E ci sono diplomazie che agiscono per tempo ripartendo evidentemente da quella che lo stesso Romano Prodi definisce senza mezzi termini la ‘coalizione Ursula’, un’alleanza di governo tra le forze politiche italiane — compresa Forza Italia — che si sono ritrovate intorno al sì a von der Leyen in aula, esclusa la Lega.
Non è affatto un caso che a luglio la stessa Cancelliera Angela Merkel si sia espressa sui vari Russiagate che hanno coinvolto l’estrema destra nei paesi dell’Ue (oltre a Austria e Italia, anche Marine Le Pen in Francia): “I contatti tra la Russia e i partiti populisti suscitano preoccupazione”.
Oggi anche da Berlino, come dalla Commissione europea, arriva solo un ‘no comment’ sulla crisi italiana: del resto, solo domani, dopo le comunicazioni di Conte in aula, si capirà che piega prende.
Ma il presidente del gruppo parlamentare di amicizia Germania-Italia al Bundestag, il socialdemocratico (Spd) Axel Schaefer, si sbilancia e valuta positivamente l’ipotesi di un’intesa fra M5S e Pd.
“Lo sappiamo dalla Polonia e dall’Ungheria — dice – Se c’è una maggioranza molto di destra, il Paese viene cambiato culturalmente in maniera molto diversa rispetto a quanto fecero Berlusconi o Bush o altri. Questo è il problema. Prima si poteva sempre dire ‘sì, un po’ più a destra, un pò più a sinistra, un pò più di economia, un pò più sociale. Ora invece si tratta di cose molto importanti: per esempio il rispetto dei media indipendenti, si tratta di accettare sempre che un tribunale è indipendente e non lo si insulta se le sentenze non piacciono.
Si tratta del multilateralismo, la conquista centrale dopo la Seconda guerra mondiale. Senza l’Italia, senza le molte proposte, idee, ispirazioni di Spinelli non avremmo questa Europa comune.
Un’Italia democratica, europea, è per noi irrinunciabile. Non si tratta più, come prima, di contrasti di governo ma un po’ del carattere dell’Europa e dell’Italia, che ha sempre giocato un ruolo straordinario e questo ruolo diventerà ancora più importante dopo la Brexit”.
E ancora: “Il pericolo odierno è diverso rispetto a quello rappresentato da Berlusconi”. Ora Il Pd deve decidere cosa fare: “Come socialdemocratico tedesco non posso raccomandare cosa devono fare”, ma in Consiglio d’Europa “siedo accanto a un collega dei Cinque Stelle” e “abbiamo votato alla stessa maniera in molti, molti casi. L’ho notato fin dall’inizio…”.
In maniera discreta, l’Europa fa il tifo per un governo Pd-M5s che escluda Salvini.
L’esempio finora più riuscito tra i tentativi di arginare i sovranisti dai posti di comando nei paesi membri dell’Unione. Con l’avallo di Washington, in funzione anti-Putin.
Comunque vada, dicono i più, sarà un successo perchè a questo punto le elezioni a ottobre sono escluse. E se pure si rinnova il patto Lega-Cinquestelle, sarà a condizioni certamente più europeiste e meno leghiste. Rischio ‘Ital-exit’ scongiurato.
(da “Huffingtonpost“)
Leave a Reply