IN ITALIA UCCIDE PIU’ CHI DETIENE UN’ARMA LEGALMENTE CHE LA MAFIA
LE NORME PER IL RILASCIO DEL PORTO D’ARMI SONO TROPPO BLANDE… FATTE PIU’ PER FAVORIRE I PRODUTTORI CHE I CITTADINI
C’è un dato sul quale occorre riflettere: nell’ultimo triennio in Italia un omicidio su dieci è stato commesso con armi regolarmente detenute.
Sono stati almeno 131 gli omicidi perpetrati da legali detentori di armi a fronte di 91 omicidi di tipo mafioso e di 37 omicidi per furto o rapina.
In buona sostanza, oggi in Italia è più facile essere uccisi da un legale detentore di armi che dalla mafia o dai rapinatori.
Questo avviene, come tutti sanno perché la normativa italiana è carente soprattutto per quel che riguarda le licenze ad uso caccia e sport, sulla tracciabilità delle armi e in generale perché, anche per un porto d’armi per difesa personale, le norme per ottenerlo sono troppo blande e non sono richiesti esami psichiatrici né tossicologici né all’atto della domanda né al rinnovo che avviene solo ogni cinque anni con una semplice visita medica come quella per la patente di guida.
Non basta soltanto dire no alle armi ai privati. Occorre rivedere le norme sulle licenze per armi, introducendo l’obbligo di controlli clinici e tossicologici annuali da parte dei richiedenti e soprattutto non permettendo di detenere un ampio numero di armi con semplici licenze per tiro sportivo (la licenza più richiesta anche da chi non pratica alcuna attività sportiva) o per la caccia.
Non solo. A seguito delle modifiche alla legge apportate nel 2018, oggi con una di queste licenze si possono detenere tre pistole semiautomatiche con caricatori fino a 20 colpi, dodici fucili semiautomatici con numero illimitato di caricatori da 10 colpi e numero illimitato di fucili da caccia oltre a centinaia di munizioni.
Sono norme fatte apposta per favorire i produttori e rivenditori di armi, non certo la sicurezza dei cittadini. Certi fatti purtroppo non avvengono a caso.
(da Huffingtonpost)
Leave a Reply