IN MESSICO TRIONFA UN NAZIONALISTA DI SINISTRA: OBRADOR ELETTO PRESIDENTE CON IL 53% DEI VOTI
NEL SUO PROGRAMMA LOTTA ALLA CORRUZIONE. LIBERTA’ DI IMPRESA, DI ASSOCIAZIONE, DI RELIGIONE E DIRITTI CIVILI
Il Messico volta pagina. Lo fa consegnando la presidenza con oltre il 50% dei voti ad Andres Manuel Lopez Obrador, e quasi cancellando il Pri, il partito che aveva governato il Paese per tutto il secolo scorso.
Ma le prime parole del nuovo capo dello Stato, nonostante la sua reputazione di populista, sono state dedicate alla riconciliazione nazionale e al rispetto delle leggi. Anche il presidente americano Trump si è subito congratulato, scrivendo via Twitter di essere determinato a lavorare con lui.
La vittoria di AMLO, come lo chiamano i suoi sostenitori, è apparsa evidente subito dopo la chiusura dei seggi.
I sondaggi della vigilia lo davano avanti di 20 o 30 punti sui due rivali più accreditati, Ricardo Anaya del Pan e Josè Meade del Pri, ma in altre due occasioni precedenti era accaduto lo stesso, 2006 e 2012, e alla fine Obrador era stato sconfitto, forse dai brogli.
Stavolta però le previsioni si sono confermate anche nel segreto dell’urna, e AMLO ha più che doppiato gli avversari, prendendo il 51,6%, contro il 24,8% di Anaya e il 14,8% di Meade.
Una valanga che produce una svolta storica, non solo perchè consegna la presidenza al candidato anti establishment, ma anche perchè rivoluziona l’intero panorama politico messicano.
Verso le undici della sera Obrador si è presentato nel suo quartier generale all’hotel Hilton del centro storico, per pronunciare le prime parole da presidente eletto, e ha scelto la via della moderazione.
Come messaggio iniziale, ha invitato il paese alla riconciliazione: «La patria viene prima di tutto».
«Il nuovo progetto della nazione punterà a stabilire una democrazia autentica, ma non vogliamo costruire una dittatura nè aperta, nè coperta. I cambiamenti saranno profondi, ma avverranno nel rispetto dell’ordine legale stabilito. Ci sarà libertà di impresa, di espressione, di associazione e di religione. Si garantiranno tutte le libertà individuali e sociali, così come i diritti civili e politici consacrati nella nostra costituzione».
Sul piano economico, ha promesso che «il nuovo governo manterrà la disciplina finanziaria e fiscale. Si riconosceranno gli impegni presi con le imprese, le banche nazionali e straniere».
Però «i contratti del settore energetico saranno rivisti, per prevenire atti di corruzione e illegalità ». Ha garantito che «non attueremo il programma in maniera arbitraria, nè ci saranno confische o espropriazioni di beni».
Il nuovo presidente, oltre a ribadire l’impegno contro la corruzione, ha spiegato che affronterà alla radice le emergenze della violenza e del narcotraffico: «Entrambe sono un prodotto della povertà , e quindi cercheremo di superarle prima di tutto creando condizioni di vita migliori per tutti i cittadini».
Però continuerà anche la lotta sul piano dell’ordine pubblico, e a questo scopo convocherà una conferenza per chiedere l’aiuto di tutte le autorità internazionali e i paesi che hanno esperienza nel combattere il crimine organizzato.
Anche le migrazioni dipendono dalla povertà , e quindi lui cercherà di gestirle «garantendo una qualità della vita che permetta a tutti di vivere dove sono nati e cresciuti, così che coloro che decideranno di emigrare lo faranno per il loro piacere, e non per necessità ».
Quindi ha teso la mano anche agli Stati Uniti: «Vogliamo sviluppare con loro un rapporto di collaborazione, nell’interesse di tutti, basato sul rispetto reciproco».
Trump ha notato questa frase, e nel suo tweet di congratulazioni ha risposto così: «C’è molto da fare che beneficerà tanto gli Stati Uniti, quanto il Messico».
Anche il suo consigliere per la sicurezza nazionale, Bolton, ha invitato all’ottimismo: «Stiamo già comunicando col nuovo presidente. Quando i due leader si incontreranno, sarete sorpresi dai risultati».
(da agenzie)
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