INFILTRAZIONI MAFIOSE: ABBIAMO RAGGIUNTO I… FONDI, MA MARONI NON SCIOGLIE IL COMUNE
COLLUSIONI CON LA MAFIA: DA OLTRE UN ANNO UNA RELAZIONE DEL PREFETTO CHIEDEVA LO SCIOGLIMENTO DEL COMUNE DI FONDI… ALLA FINE VIENE SOLO COMMISSARIATO, COSI’ TUTTI POTRANNO RIPRESENTARSI ALLE PROSSIME ELEZIONI… CHIESTE LE DIMISSIONI DI MARONI
E’ trascorso un anno e un mese dalla richiesta di scioglimento da parte del prefetto di Latina per infiltrazioni mafiose (mai accolto dal Consiglio dei Ministri): alla fine la maggioranza di centrodestra, allargata all’Udc, di Fondi, comune del sud Pontino, ha rassegnato le dimissioni. Poichè il governo non lo aveva mai sciolto, ora sarà nominato un commissario che indirà nuove elezioni per il prossimo marzo.
Il paradosso è che tutta la giunta potrà nuovamente presentarsi e farsi teoricamente rieleggere, tanto è vero che l’Italia dei Valori ha colto l’occasione, fornitagli su un piatto d’argento dal centrodestra, per accusare la maggioranza di collusione con la mafia e di chiedere le dimissioni del ministro degli Interni Maroni.
La richiesta di sciogliere il comune in provincia di Latina era sul tavolo di Maroni da un anno: oltre 500 pagine redatte da un’apposita commissione composta dalla Prefettura di Latina e da rappresentanti delle forze dell’ordine che avevano documentato la contiguità con la ndrangheta calabrese, assunzioni sospette, speculazioni edilizie, voto di scambio, riciclaggio di denaro mafioso in cantieri e negozi. Corredate dalla testimonianza di un assessore che aveva vuotato il sacco.
Di fronte a questo materiale documentale però il governo ha sempre esitato a prendere i provvedimenti del caso perchè, disse lo scorso agosto lo stesso Berlusconi, “alcuni ministri erano contrari” ( Meloni, Brunetta e Sacconi), e nessun politico era destinatario di un avviso di garanzia. Da qui le feroci critiche da parte delle opposizioni secondo le quali “quando si tratta di passare dalle parole ai fatti, il governo si tira indietro” .
Altri rincarano la dose: “Per salvare la faccia, Maroni dovrebbe dimettersi, altro che passare alla Storia per aver sconfitto la criminalità organizzata, sarà ricordato per essersi fatto prendere in giro da politici locali, collusi con la mafia, con la complicità di molti suoi colleghi del Consiglio dei Ministri”.
Eppure la relazione del prefetto parlava di “una macchina amministrativa che in tutte le sue articolazioni risulta interessata da illegittimità gravissime”.
Dalla relazione emerge che il basso Lazio è ormai terra di confine, quasi una provincia di Reggio e di Caserta, c’è una invasione criminale come non accadeva in Italia dagli anni Sessanta, dai tempi del soggiorno obbligato.
Sono arrivati in massa, con le tasche piene di soldi: comprano, riciclano, costruiscono, corrompono e a volte amministrano pure.
A Fondi c’è chi vive, senza problema, di usura, con interessi del 120% e costringendo alla svendita, per chi non paga, della propria attività commerciale.
Con persino la vicenda dell’assessore ai lavori pubblici, Riccardo Izzi, calabrese, a cui viene bruciata l’auto.
Spaventato, corre dai carabinieri e racconta di essere stato eletto nel 2006 con i voti delle “famiglie calabresi”, racconta i favori che era costretto fare, lottizzazioni comprese, rivela i “condizionamenti” che sindaco e giunta subivano.
In Comune negano questa ricostruzione, ma la commissione prefettizia indaga e in 507 pagine certifica le collusioni tra criminalità e potere politico, le speculazioni edilizie, gli scambi di voti, l’usura.
Il centrodestra si difende facendo persino ricorso al Tar, quasi tutti i giornali locali si schierano a difesa del “buon nome ” di Fondi, ad eccezione di “Latina Oggi” (gruppo Ciarrapico).
Al centro della bufera, il ras locale di Forza Italia, il sen. Claudio Fazzone, con il povero prefetto che aveva osato indagare accusato di guidare “l’Antimafia dei Puffi”.
Alla luce di questi elementi, qualsiasi ministro degli Interni avrebbe sciolto il consiglio comunale. Ma evidentemente qualcuno ha fatto valere “santi in paradiso” e la pratica è rimasta ferma.
Con le dimissioni e le nuove elezioni, ora tutti potranno ripresentarsi con la prospettiva magari di ritrovarseli ancora al loro posto.
La politica antimafia costa meno prometterla in teoria che poi a realizzarla nella pratica.
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