INTERVISTA A GIAMPIERO MUGHINI: “SALVINI NON E’ FASCISTA, PINO RAUTI NON DIREBBE CERTO CHE E’ UN SUO ALLIEVO, RACCOGLIE SOLO ISTANZE MESCHINE CHE ESISTONO NELL’ANIMO UMANO”
“SONO UNA BANDA DI ENERGUMENI ASSETATI DI POTERE, PER MOLTIPLICARE I CONSENSI SONO DISPOSTI A TUTTO”
Tra i danni collaterali, c’è anche il tana libera tutti: “Questo governo ha lasciato la briglia sciolta a una serie di personaggi che dicono con leggerezza patologica cose irreali e irrealizzabili, beffeggiando chiunque li riporti a un minimo senso della realtà : il debito pubblico, il bilancio dello stato, le compatibilità economiche… tutte bazzecole, secondo loro. Sono così eccitati dalla grande occasione del potere da essere disposti a tutto pur di moltiplicare i consensi. È un fatto che al governo e, ancor di più, al sottogoverno dell’Italia, si sia installata una banda di energumeni insensibile alle regole classiche della ragione. Non possiamo farci niente”.
La vita di Giampiero Mughini è un’avventura intellettuale al confine — e contro — quella che un tempo si sarebbe definita l’egemonia culturale della sinistra, della quale oggi è rimasto solo un paesaggio di macerie su cui si stagliano i nuovi arrivati: “I miei amici erano tutti di sinistra, i libri che circolavano erano di sinistra, la sinistra era il cavallo su cui è entrato al galoppo tutto ciò che era moderno, dalla minigonna, al rock ‘n roll”.
Il suo ultimo libro, il ventinovesimo, Memorie di un rinnegato (Bompiani), racconta le redazioni dei giornali in cui è stato (dalla fulminea esperienza de il manifesto a Panorama), i grandi direttori con cui ha lavorato (su tutti, Claudio Rinaldi, “il più grande della mia generazione”), le fascinazioni giovanili che ha subito e l’ora in cui dovette fare i conti con i propri abbagli, andando incontro al rischio che i fanatici gli appiccicassero addosso il marchio del traditore.
“Quando fondai la rivista Giovane Critica, a Catania, il capo dei fascisti scrisse sul quotidiano della città che gli facevo ‘pena’. La rivista accompagnò il nascere del ’68 da un luogo periferico, come poteva essere la Sicilia di quegli anni. Mi presi le maldicenze e gli insulti, tra cui quelli di un professore democristiano, futuro collaboratore di Arnaldo Forlani, che mi derise facendo riferimento al fatto che i miei genitori fossero separati. Una vergogna, all’epoca”.
Nella sua casa, a Roma — dove basta fare due passi per partecipare della celebrazione del design, della fotografia, del fumetto, dell’erotismo, della donna, che è allestito — il culto più sacro è riservato ai libri, l’oggetto più venerato, il più intoccabile.
Al Salone del libro di Torino alcuni libri sono stati vietati.
È stato da pazzi negare lo stand ad Alta Forte, la casa editrice vicina a CasaPound. Gli antifascisti del terzo millennio hanno allontanato un libro come se si trattasse di materiale contaminato. Facendo gesti così solenni, con parole così roboanti, neanche stessero difendendo Stalingrado dall’assalto dei carri armati nazisti. Si trattava solo di una manciata di libri, in fondo.
Tutti i libri sono uguali?
Certo che no. Maio sono lietissimo di aver letto I protocolli dei Savi di Sion, così come molti altri libri disgustosi. Eppure, se qualcuno non li avesse già pubblicati, avrei tanto gradito che lo facessero al più presto. O vogliamo proibire pure quelli?
Salvini avrebbe potuto essere più prudente?
Che vuoi che ti dica: io non capisco cosa c’entri Salvini con il fascismo. Va bene, ha fatto pubblicare una sua intervista con la casa editrice contigua a CasaPound. E questo farebbe di lui un fascista?
Come lo definiresti, allora?
Salvini è un animale politico astuto. Per quanto io possa trovare miserevole lasciare degli uomini su una nave in preda alla fame e alla sete, la democrazia deve fare i conti anche con chi invece si sente rassicurato da una decisione del genere. La maggior parte delle persone non va a votare dopo aver letto Adam Smith o Norberto Bobbio. Va a votare per motivi piuttosto meschini
Non c’è anche una cultura di destra dietro tutto questo?
No, se Pino Rauti potesse incontrare Salvini non direbbe: “Ecco un mio allievo”. L’Italia, a differenza della Francia, non ha avuto e non ha una vera e propria cultura reazionaria. L’Italia ha avuto Guareschi. Ha avuto un gran bastian contrario come Leo Longanesi. Ha avuto Julius Evola, che ha fatto da maestro ai missini, ma tutto questo non c’entra niente con Salvini e con quello che fa.
Sono tutti energumeni, come mi dicevi?
Chi più, chi meno, in gran parte questi sovranisti e populisti sono riconducibili alla fisionomia dell’energumeno. Tutti, no: per esempio, Giorgetti è uno che conosce la realtà dei fatti. Come Roberto Maroni, oppure Luca Zaia. Non è un energumeno nemmeno Paolo Savona. Le sue critiche al modo in cui è stata costruita l’Unione Europea sono obiezioni da prendere in considerazione seriamente.
L’Europa ha fatto male all’Italia?
No, non credo. Credo, invece, che l’Euro abbia riportato l’Italia alla realtà della sua economia, che è un’economia fragile. Per molti anni, abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità . Non potevamo continuare a svalutare la lira all’infinito. L’Euro è stata una grande operazione verità . E, di fronte alla verità , molti preferiscono scappare.
Tu sei mai scappato?
Io sono cresciuto in una famiglia della piccola borghesia impoverita. D’inverno, quando faceva freddo, stavo a tavola con il cappotto. Non avevamo i riscaldamenti. Non inquinavamo nemmeno un po’. Non so se a Greta Thunberg sia mai capitato. Di certo, non glielo auguro. Mio padre mi ha insegnato a prendere un foglio bianco e scrivere da una parte la voce ‘dare’, dall’altra la voce ‘avere’. Alla fine del mese, il totale della seconda colonna doveva superare il totale della prima. Altrimenti, era un problema
A cosa ti è servito?
A cercare di avere di più di quanto devo dare, sempre. È per questo che ho trattato al rialzo ogni offerta di lavoro che ho ricevuto. Non perchè penso che i soldi mi debbano essere regalati, ma perchè penso di meritarmeli.
Sei sempre riuscito a farti pagare di più?
Sempre. Ma certo, ho perso anche molti lavori.
Ti manca scrivere sui giornali?
Mi manca molto. Il vizio della mia generazione è stato la carta stampata. Mi rendo conto che è un vizio fuori tempo. Oggi, per la maggior parte della società , la carta stampata è solo un feticcio. Qualcosa di superfluo. Per me, invece, scrivere è una tossicodipendenza. E provo un piacere insostituibile ad andare al mattino in edicola e tornare a casa con i miei cinque quotidiani.
Che conseguenze ha avuto nella tua vita non scrivere più su un giornale?
Quando dissi a Maurizio Belpietro che avrei smesso di scrivere per Libero, perchè avvertivo uno stridore troppo forte tra ciò che scrivevo e il giornale in cui era pubblicato, per la prima volta dopo quarant’anni sono rimasto senza un giornale che mi ospitasse. Era come avere nelle mani della sabbia che cadeva. La mia prima depressione irruppe nella mia vita così. Non che ci fosse un rapporto di causa effetto così stretto. Però, quando hai fatto della tua vita una continua ricerca della parola scritta sui giornali, sulle riviste, sui libri; quando percepisci che tu senza di essa non potresti vivere, mentre invece il mondo non solo può vivere, ma va avanti bene anche senza di essa, ho avvertito un vuoto atroce
Che cos’è la parola scritta, per te?
La parola scritta sulla carta, così come un dipinto, un palazzo, un mobile, una musica, le immagini di un film, non è opinabile, come tantissime altre cose nella vita. Sta lì. In un certo senso, ti aspetta. Non fa nulla per cercare di sedurti. È bloccata nel tempo. Eppure, viva. Nel momento in cui la incontri veramente, ti investe con le sue domande. In una pagina soltanto, possono essere racchiusi dieci anni di vita. Sono schiaffi che ti arrivano in faccia, che ti scuotono dalla testa ai piedi. Quando scoprii Dieci inverni di Franco Fortini, un libro che dava dignità all’essere di sinistra anche fuori dal fiancheggiamento dell’Unione Sovietica, lo leggevo ad alta voce tremando. La parola scritta, quando il contatto con essa è reale, ti chiede soprattutto di essere alla sua altezza. Ecco quello che ho cercato di fare nella mia vita: essere all’altezza dei libri che ho letto.
(da “Huffingtonpost”)
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