IUS SOLI, PER IL PD “MANCANO 30 VOTI AL SENATO”, IN REALTA’ SONO SOLO UNA DECINA
PER MOLTI I NUMERI CI SONO E VANNO CERCATI NEI TANTI MINI GRUPPI PARLAMENTARI, E’ SOLO UNA QUESTIONE POLITICA
Al netto della volontà politica, per capire i margini di approvazione della legge sullo ius soli serve il pallottoliere.
Respinta puntualmente ogni richiesta di calendarizzazione, il provvedimento “resta un obiettivo” del Governo, a parole.
Ma nei fatti, si procede di rinvio in rinvio. Anche questa volta, dopo la proposta di Sinistra Italiana e di Articolo 1 di mettere il provvedimento in discussione a Palazzo Madama dopo l’approvazione della nota di aggiornamento al Def prevista per il 4 ottobre, dal Partito Democratico è risuonato un secco No: “Portarlo in Aula significherebbe condannarlo a morte”, ha detto il capogruppo dem Luigi Zanda.
A chiudere i giochi è stato il partito di Angelino Alfano, secondo azionista del Governo Gentiloni, per il quale lo ius soli è “una legge giusta nel momento sbagliato”.
Anche a voler cercare maggioranze alternative non ci sono i numeri, sostengono i dem.
Fissata l’asticella a 161 (i voti necessari per l’approvazione) mancano “30 voti” senza il sostegno del gruppo al Senato di Alleanza Popolare, dice la ministra dei Rapporti con il Parlamento Anna Finocchiaro.
Cifra che non combacia, anche se di poco, con quella fornita da Zanda, secondo cui mancano 24 voti.
A ben vedere, però, i voti mancanti sono molti di meno.
Da solo, il gruppo a Palazzo Madama del Pd conta 99 senatori. Ci sono i voti assicurati degli ex compagni di partito di Articolo-1 (16 parlamentari) e di Sinistra Italiana (7 parlamentari).
Va tenuto conto poi del sostegno al provvedimento del gruppo Per le Autonomie, quello per intendersi dei senatori a vita come Giorgio Napolitano, Renzo Piano ed altri. Sono 18 e prima della pausa estiva il segretario del gruppo Vittorio Fravezzi ha espresso chiaramente il sostegno al ddl.
In totale sono 140 voti: ne mancano quindi 21 per far passare il provvedimento.
Ma ancora non ci siamo, perchè nel gruppo Misto, esclusa Sinistra Italiana (già conteggiata) ci sono altri apprezzamenti al provvedimento.
Il senatore in quota Giuliano Pisapia, Luciano Uras, di certo non farebbe mancare il suo voto, dal momento che l’ex sindaco di Milano da giorni chiede una rapida approvazione dello ius soli.
C’è poi la componente Idv, tre senatori: il leader Ignazio Messina si è più volte pronunciato a favore. Anche i Verdi sono per lo ius soli (una senatrice, Cristina De Pietro), come lo è il sottosegretario “forzaeuropeista” Benedetto Della Vedova.
Non ci sono dichiarazioni a riguardo ma è lecito immaginare che anche il senatore Mario Monti voterebbe a favore, così come l’esponente della sinistra pugliese Dario Stefà no.
In totale, manca una dozzina di voti, meno della metà rispetto a quanto sostenuto dal Partito Democratico.
C’è poi una vasta platea di indecisi, dagli altri esponenti del Misto ad alcuni senatori di Scelta Civica.
Poche speranze invece di racimolare voti dal gruppo Gal.
La senatrice di Sinistra Italiana Loredana De Petris fornisce i suoi numeri: “Premesso che molti provvedimenti sono passati con 140 voti”, spiega ad HuffPost, “anche nel gruppo di Alfano ci sono persone che non fanno parte del suo partito e che voterebbero il provvedimento, come i centristi che fanno capo a Casini, peraltro appena nominato presidente della Commissione banche. Ma le pare che questi non votano la fiducia e vanno contro il loro Governo? Possono anche non partecipare al voto…”.
Finocchiaro però insiste, la situazione si può sbloccare “senza fare crociate o guerre di religione ma con il compromesso”.
Fermo restando che lo ius soli “resta un obiettivo del Governo da affrontare dopo il Def”. Ma, precisa, “senza ombre”. Tradotto: la calendarizzazione può slittare, di nuovo.
(da “Huffingtonpost”)
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