L’ OKKUPAZIONE FINISCE ALLE 22, IN TEMPO PER LA CENA: IL CAPOCOMICO PARLA DI GOLPE, I GRILLINI SALUTANO MAMMA IN DIRETTA STREAMING
RIVOLUZIONARI ALL’AMATRICIANA TRA SFILATE, RISOLINI E “PRIMAVERA ARABA” PER L’LA STRANA OCCUPAZIONE “AUTORIZZATA”… SCILIPOTI E’ VIVO E MARCIA INSIEME A LORO, LA LOMBARDI SFILA IN PASSERELLA
Nel pieno rispetto delle regole — le loro — le truppe parlamentari di Grillo occupano le aule di Camera e Senato.
Le luci sono accese fino a mezzanotte, i commessi costretti agli straordinari (già pagati), i seguaci del comico leggono a turno, dando le spalle alla presidenza e agli scranni vuoti, gli articoli della Costituzione e il voluminoso regolamento parlamentare.
Diretta streaming, webcam fissa.
Sarebbe vietato ma da regole che, appunto, non sono le loro.
Mentre va in scena la presa di Montecitorio e Palazzo Madama, Grillo dirama, in una intervista gentilmente concessa al quotidiano gratuito Metro, il comunicato numero uno: «La demolizione è cominciata, non ci alleiamo con nessuno. Li manderemo tutti a casa».
Addirittura evoca la primavera araba: «In Egitto forse rimpiangono Mubarak, qua nessuno sta rimpiangendo Fini, Casini e nessuno rimpiangerà Bersani nè Berlusconi ».
I mercati internazionali stiano tranquilli: «Creeremo i presupposti per quegli investimenti che in Italia saranno fatti con trasparenza, onestà e professionalità ».
Il capo della primavera grillina è soddisfatto dei suoi. Li controlla in streaming.
Sono disciplinati, addirittura virtuosi: alle 22.08, i senatori interrompono l’occupazione dell’aula: «Evitiamo uno spreco di energia elettrica e mandiamo i commessi a casa».
Che sensibilità .
Però guardano tutto il giorno dall’alto al basso i colleghi degli altri partiti.
Solo loro sono onesti, puri, grandi lavoratori.
Gli altri svicolano pur di non fare le commissioni permanenti.
Ecco: è la questione delle commissioni ad aver scatenato la rivolta Cinque Stelle.
Ieri è arrivato il no della conferenza dei capigruppo all’istituzione delle commissioni prima che ci sia uno straccio di governo, prima che si sappia chi sta all’opposizione e chi è maggioranza. Grillo, lo stesso che butta fuori chiunque non la pensa come lui, grida al «golpe»: «Un golpe iniziato da anni, alla luce del sole per delegittimare e svuotare il Parlamento. L’Italia non è più una repubblica parlamentare ma una repubblica partitica».
Parlamento svuotato, delegittimato, dice. Ma da chi?
Forse proprio dai comportamenti di chi si sente al di sopra di tutti.
Fa forse bene al Senato la «seduta autogestita », organizzata dal fido Crimi?
Basta cliccare ed eccoli là , i senatori, in fila indiana a leggere la Carta e poi i regolamenti del Senato.
Fa loro compagnia Scilipoti.
Commento della Pd Pezzopane: «Dio li fa e li accoppia».
E non ha qualcosa di livido, di gelido, di cinico — nulla a che fare con il vecchio e appassionato ostruzionismo radicale — la petulante sequenza di interventi a Montecitorio in cui si mescola tutto: il tasso di onestà dei colleghi parlamentari, le stragi di Stato, i giudicie eroi, le lettere anonime al pm Di Matteo, il caso Caffaro, la Seveso di Brescia, il tristissimo episodio dei suicidi di Civitanova Marche, il buco del Montepaschi?
Il plotone di Montecitorio parla, si piace e si applaude da solo.
Quando si alza qualcuno del Pd o del Pdl, chissenefrega. E’ il momento della chiacchiera, di un twit, di Facebook o di una telefonata.
«Noi abbiamo voglia di lavorare », dice il Cinquestelle Barone. Noi: non voi.
Loro sanno tutto di mafia, di economia, di ambiente.
Loro salgono sul pullman quando il Capo li chiama senza nemmeno chiedere la destinazione. Tutti eccitati guardano l’ora, aspettano che la presidente Boldrini dichiari chiusa la seduta.
Fuori la piazza di Montecitorio è deserta, resa inaccessibile dalla polizia. Una trentina di simpatizzanti veglia sull’eroico gesto dei parlamentari. Presidio che si anima, nel pomeriggio, solo all’arrivo degli onorevoli Fico e Di Battista.
Dentro non possono andare nemmeno a fare pipì.
La capogruppo Lombardi, molto frivola nel suo abitino bianco e nero, twitta: «Sequestrati in aula. Se usciamo non ci fanno rientrare. Rimaniamo qui».
Invano Roberto Giachetti (Pd), che aveva a lungo digiunato per una nuova legge elettorale, le spiega la stonatura della protesta. Grillo ha ormai deciso per la “primavera araba”.
Alle dieci di sera giusto una frustatina «agli eletti in aula» da parte del conduttore della diretta: «Ridono troppo, sembra una scuola. E invece dovrebbe essere un momento solenne…».
Da Montecitorio arriva immediato l’atto di contrizione: «E’ vero ma adesso guarda giù. Là in fondo si sono formate spontaneamente le commissioni… ».
Spettacolo surreale.
L’avvocato Piero Longo, difensore del Berlusca, non se ne va subito, li sta a guardare seduto al suo banco: «Una curiosità tecnico-giuridica ».
Mentre il grillino Manlio Di Stefano scrive ai suoi amici di Facebook: «Vedo ancora nell’emiciclo Civati del Pd».
Occupazione che dovrebbe essere solenne come il momento.
Si arrabbia molto con i giornalisti Rocco Casalini, quello del Primo Grande Fratello», portavoce dei rivoltosi: «Solo a noi fate le pulci, se la protesta fosse di altri la trattereste in modo diverso». Stampa filo-casta, stampa da buttare.
Paolo Becchi, grillino, spiega a chi non è in grado di capire: «L’occupazione di Camera e Senato è una lotta di liberazione dal sistema».
Alessandra Longo
(da “La Repubblica“)
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