LA CASTA DEI SINDACATI CI COSTA 2 MILIARDI DI EURO
E’ ORA, E’ ORA …POTERE A CHI (NON) LAVORA
Per una persona di soreliana formazione come me, scrivere sul “sindacato” italiano è come parlare di una multinazionale a stelle e strisce dopo aver sognato una piccola casa tranquilla in riva al mare o in vetta alle Alpi. Perchè il sindacato ormai non è più la logica rappresentazione e difesa dei diritti dei lavoratori, ma un “refugium peccatorum” per troppi imboscati e nullafacenti, per troppi dirigenti alla ricerca del potere e dei lussi che appartenere a una potente Casta oggi garantisce.
Siamo indotti a trattarne alla luce di un libro che esce oggi nelle librerie della penisola: “L’altra casta. Privilegi.Carriere.Stipendi. Fatturati da multinazionale. L’inchiesta sul sindacato”, un documentato volume, edito da Bompiani, scritto da Stefano Livadiotti, firma del settimanale l’Espresso ( 236 pagine, prezzo 15 euro). Un libro che sicuramente susciterà feroci polemiche e scatenerà preoccupate reazioni da parte delle maggiori sigle sindacali italiane, messe impietosamente a nudo nei loro “affari economici” che promuovono e gestiscono. L’autore definisce il sindacato italiano ” una casta ancora più ricca e potente di quella politica: quale partito può permettersi di spendere 50 milioni di euro per portare in piazza i propri iscritti come la Cgil nel 2002 ? ” e ancora ” il mio non è un libro contro il sindacato, ma contro la sua degenerazione: basti pensare che i parlamentari che hanno alle spalle una esperienza sindacale, se si mettessero insieme, sarebbero il terzo gruppo parlamentare sia alla Camera che al Senato”.
Il dossier è impressionante: la casta sindacale conta la bellezza di 700.000 delegati, i permessi sindacali da soli equivalgono a 1 milione di giorni lavorativi al mese e costano al nostro sistema 1 miliardo e 854 milioni di euro l’anno.
Sono 20.000 i dipendenti diretti di Cgil, Cisl e Uil, le quote versate dagli iscritti corrispondono all’1% della busta paga, mentre i pensionati fruttano circa 40 euro lordi l’anno ovvero, complessivamente, 1 miliardo l’anno. L’Inps gira inoltre ogni anno 110 milioni di euro alla Cgil, 70 alla Cisl e 18 alla Uil.
Altro business per i sindacati sono i Caf, i centri di assistenza fiscale, che assistono lavoratori e pensionati per le dicharazioni dei redditi e ricevono dall’Inps un contributo di 90 milioni di euro l’anno, divisi tra le sigle sindacali.
Altre entrate dai patronati sindacali, le strutture di assistenza ai cittadini per le pratiche previdenziali, la cassa integrazione e i sussidi di disoccupazione: nel 2006 l’Inps ha girato ai sindacati la bellezza di 248 milioni e 914 mila euro, tra Inca-Cgil, Inas-Cisl e Ital-Uil .
Altro affare è quello della formazione. Ogni anno l’Europa manda in Italia 1 miliardo e mezzo di euro per la formazione professionale, ebbene 10 dei 14 enti che si spartiscono la somma sono partecipati dalla triplice sindacale.
Imponente poi la forza immobiliare dei sindacati, un patrimonio sterminato: la Cgil conta 3mila sedi di proprietà delle proprie strutture territoriali, la Cisl ben 5.000, mentre la Uil concentra gli investimenti in una società per azioni, la Labour Uil, con un bilancio di oltre 35 milioni di euro di immobili.
Nel 1995 l’allora leader della Cisl, Sergio D’Antoni, fu pizzicato da Affittopoli come inquilino di un appartamento ai Parioli di 219 MQ, con 2 vasche per idromassaggio per cui pagava di affitto appena 1 milione di lire al mese ( 600 euro di oggi). Ora sono più accorti, ma è indubbio che per garantirsi i privilegi, i sindacalisti hanno colonizzato ogni categoria, basti pensare che in Italia ci sono la bellezza di 800 contratti collettivi di lavoro. Vista la diminuzione del potere d’acquisto, non si può certo dire che siano serviti ai lavoratori per migliorare le proprie condizioni di vita, ma ai sindacati sì, per aumentare il loro strapotere. In 18 mesi, tra il 2005 e il 2006, sono stati proclamati 2.621 scioperi, esattamente 4,8 al giorno, 27 volte in più della Germania, un record europeo, un danno economico enorme per l’azienda Italia, persino difficilmente quantificabile. Un solo esempio: un giorno di sciopero dei trasporti a Milano, costa 254 milioni di euro di mancati introiti, tanto per farvi una idea.
I sindacati sono poi immuni dall’obbligo di rendere pubblici i loro bilanci. Non sappiamo neppure quanti siano realmente gli iscritti: quando contrattano col Governo dichiarano di avere 11 milioni e 731 mila lavoratori iscritti, quando devono versare una piccola quota alla Confedetion Europeenne des Syndacats, improvvisamente gli aderenti scendono a 7 milioni e mezzo …
In fondo ci spieghiamo perche’ alla domanda ” Ha fiducia nel sindacato ?”, solo 1 italiano su 10 risponde affermativamente…gli altri 9 si devono essersi resi conto di non essere più rappresentati da una Casta di intoccabili che ormai marcia sulla base di fatturati degni di una multinazionale .
Altro che gli slogan sessantottini di Lotta Continua e Potere Operaio ” potere a chi lavora…” Qua il potere l’ha saldamente in mano ” chi non lavora”. Sa che gliene frega dei precari… chi è più “stabile” di loro?
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