LA CRISI C’E’ MA NON SI VEDE: AUMENTATI DEL 33% I VACANZIERI
NEL PONTE DEL PRIMO MAGGIO 6,5 MILIONI DI ITALIANI IN VACANZA CONTRO I 4,9 DI UN ANNO FA… IL GIRO D’AFFARI E’ STATO DEL 14% IN PIU’, MA LA SPESA MEDIA PROCAPITE SI FERMA A 215 EURO, CON UN CALO DEL 14% RISPETTO AL 2008….ITALIANI FUORI DALLA CRISI O SPENDACCIONI?
Il paradosso non è nuovo, fa parte delle contraddizioni apparenti del nostro Paese, ma è in fondo spiegabile dati alla mano.
Partiamo da una constatazione, dalla stima ufficiale con numeri e percentuali gentilmente forniti da Federalberghi Confturismo sul fine settimana appena trascorso, ovvero il “ponte festivo” del primo maggio.
Festa dei lavoratori e dei vacanzieri, quest’anno calcolati in 6,5 milioni di italiani rispetto ai 4,9 milioni dell’anno scorso per lo stesso arco temporale.
Aumento quindi del 33% tra coloro che, a dispetto della crisi, hanno fatto le valigie per le località turistiche.
Incuranti delle previsioni dei nuovi disoccupati e cassaintegrati, gli italiani hanno creato un giro di affari che sfiora 1,4 miliardi di euro, con un aumento del 14% rispetto al 2008. In controtendenza invece la spesa media procapite che si ferma a 215 euro, con un calo del 14%.
Diciamo un turista più oculato, attento a contenere l’esborso, che non rinuncia alla vacanza, ma magari taglia qualcosina nel regalo ricordo e nel superfluo.
Di fronte a questa “voglia di vacanza”, ecco la solita diatriba tra chi sostiene che la crisi c’è e chi invece sostiene che è stata enfatizzata troppo.
Cerchiamo di fare un’analisi più approfondita, considerando intanto che se un 15% di italiani si mette in viaggio, vuol dire che l’85% è rimasto comunque a casa. Ovvero che c’è chi può permettersi uno “strappo alla regola” e chi no.
Intanto in Italia esiste uno strato solidificato di lavoro pubblico con quasi 5 milioni di dipendenti statali che hanno uno stipendio magari non tanto dignitoso, ma almeno garantito.
E quindi possono programmare senza l’ansia dell’imprevista crisi occupazionale.
In secondo luogo, come era stato ampiamente previsto, sono scesi a livello internazionale i tassi di interessi sui mutui.
La Bce li ha portati recentemente all’ 1,25% contro il 4,25% del luglio 2008, qualche settimana prima che scoppiasse il bubbone Lehman.
Di conseguenza l’Euribor, il tasso interbancario applicato per calcolare le rate dei mutui a tassa variabile è sceso dal 5% all’attuale 1,5%.
In soldoni può voler dire che, su un prestito immobiliare medio, si può arrivare ad un risparmio di circa 200 euro al mese, ovvero 2.500/3000 euro l’anno.
E’ calato altresì, sempre per vicende internazionali, il prezzo del petrolio, dunque la benzina, le bollette di luce e gas.
Lo scorso anno il barile aveva superato i 150 dollari, oggi viaggia intorno ai 50.
La riduzione alla pompa non ha purtroppo seguito lo stesso andamento, ma tra l’1,50 euro al litro di un anno fa e gli attuali 1/1,20 euro ci passa almeno un 20% di guadagno per l’automobilista.
Ciò si traduce anche in bollette di luce e gas meno care, con un risparmio a famiglia di circa 100 euro l’anno.
Sul discorso prezzi nelle catene della grande distribuzione si assiste a una corsa al ribasso, scatenata sicuramente dalla decisione di Esselunga di Bernando Caprotti di ribassare i prezzi di mille prodotti appartenenti alle categorie di maggior consumo: un investimento da 70 milioni di euro l’anno che verranno assorbite da Esselunga e a cui dovranno uniformarsi anche le altre catene distributive, laddove hanno la concorrenza del marchio di Caprotti.
Quindi se la crisi è tutt’altro che sconfitta e i livelli occupazionali sono sempre a rischio, se il rapporto tra deficit e Pil risulta negativo arrivando al – 4,6%, se le previsioni del debito pubblico parlano di quota 114,3%, e la pressione fiscale è arrivata al 43,5%, se il tasso di disoccupazione è salito di un altro 2,6%, toccando quota 8,6%, quei pochi elementi positivi di carattere mondiale, hanno permesso di dare un minimo respiro a molte famiglie italiane.
In questa fase non serve il catastrofismo, come non è utile neanche l’ottimismo venduto a palate. Basta essere realisti, come quegli italiani che a differenza di tanti politici, sanno gestire il bilancio familiare meglio di quanto altri sappiano fare di quello statale.
E se decidono di regalarsi 3 giorni di vacanze, lo fanno a ragion veduta, senza bisogno che qualcuno parli di “crisi superata”.
Leave a Reply