LA DESTRA DEL KARAOKE: IN PIAZZA CON LA MELONI PIU’ TURISTI CHE MILITANTI
LA CONFERENZA STAMPA DELL’ANNUNCIAZIONE TRA GIAPPONESI STUPITI E “VIVA LA MAMMA” DI BENNATO
È lì sotto, da qualche parte dentro questo mischione, tra altri fotografi e cameraman, in un groviglio di cavi e cavetti, telecamere che rotolano e bestemmie, urla, spintonii Fate piano, è anche incinta.
Si volta un fotografo: «Aho’! No, scusa: ma io mica la vedo… ‘Ndo sta?».
È lì sotto, da qualche parte dentro questo mischione, tra altri fotografi e cameraman, in un groviglio di cavi e cavetti, telecamere che rotolano e bestemmie, urla, spintoni, zuffe che s’accendono e che un paio di ex camerati tosti, di quelli con la zucca pelata e i bicipiti ben pompati, sedano a gomitate.
Si sente una vocina: «Fatemi respirare…».
È lei.
Giorgia Meloni.
Il pelato più grosso s’innervosisce. «Dovete allontanarvi, porca zozza!».
Gli è venuto fuori un ringhio terribile e tutti diventano di colpo più ragionevoli. La Meloni emerge allora un po’ stordita. S’appoggia a Fabio Rampelli, il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, ma lui la ignora e resta a braccia conserte nel suo impermeabile doppiopetto nero, la mascella alta, e alto pure lo sguardo, che però plana su un gruppo di turisti giapponesi basiti, appena usciti dal Pantheon (militanti e simpatizzanti, pochini: forse venti, a contare anche il vetturino Angelo Sed, che ha fermato la sua botticella «perchè a me la Meloni sta simpatica», e così adesso tutti lo intervistano, mentre Inventore, il suo cavallo, nitrisce un po’ scocciato).
Conferenza stampa di piazza
Comunque: dovrebbe essere una conferenza stampa di piazza.
Dovrebbe, la Meloni, annunciare la sua candidatura a sindaco di Roma (con conseguente, ufficiale, frantumazione del centrodestra).
Ma è opportuno non avere grandi certezze. La Meloni viene da settimane lunghe e confuse, tormentate.
Le puntate precedenti
Breve riassunto: prima respinge con forza la possibilità che a guidare il centrodestra nella marcia sul Campidoglio possa essere Alfio Marchini.
Poi, in un pomeriggio abbastanza memorabile, lancia la candidatura di Rita Dalla Chiesa.
Però il giorno dopo cambia idea a abbraccia Guido Bertolaso, il candidato di Silvio Berlusconi, dice che è l’uomo giusto, quello del fare, tanto più che lei – ormai al quarto mese di gravidanza – non ha la minima intenzione di candidarsi.
Le «gazebarie»
La partita sembra chiusa e invece ecco che chiede, pretende una consultazione di popolo, le «gazebarie», una bolgia incontrollabile che produce un altro colpetto di scena: Bertolaso, «Bertolesso» per il sito Dagospia, non le va più bene.
Proprio no (il Cavaliere, come racconta Francesco Verderami sul Corriere, è furibondo: «Bella riconoscenza, l’ho pure fatta ministro… Ma bisognava aspettarselo: l’unico lavoro che ha fatto nella vita è stata la baby-sitter a casa di Fiorello»).
Una scelta d’amore
Lei non si scompone. Consulta Matteo Salvini, che le assicura appoggio leale, e poi convoca i suoi Fratelli d’Italia: forse, con un po’ di coraggio e di follia, dovrei candidarmi io.
Forse, può darsi, vediamo.
Avrà cambiato di nuovo idea?
No. «Dopo attenta riflessione, ho deciso di correre per la carica di sindaco di Roma. È una scelta d’amore. Voglio restituire dignità a Roma… Una volta era motivo d’orgoglio dire “civis romanus sum”…» (uno dei pelati del servizio d’ordine, molto ammirato: «La senti? Sta parlando in latino… È brava, ti dico… È brava…»).
Lei parla e osserva la piazza.
I fotografi e i cameraman che sono l’unica vera folla, i vigili urbani che fumano distratti, i giapponesi in comitiva che ora – nell’incertezza di assistere ad un evento – hanno cominciato a filmare tutto, i pochi militanti che si ostinano a sventolare bandiere tricolore.
Uniti si può ancora vincere
«Faccio un appello a Berlusconi e Salvini. Uniti si può ancora vincere. A me non interessa la leadership nazionale, ai romani non frega nulla. Ai cittadini interessano asili nido, come sistemare le buche, l’emergenza topi…».
Qualche applauso, un paio di cori.
Notata la presenza di un certo Gioacchino Camponeschi, sindacalista degli autoferrotranvieri assai vicino all’ex sindaco Gianni Alemanno, che ai tempi di «parentopoli» ebbe una certa notorietà ; e poi Adolfo Urso, ex colonnello di Gianfranco Fini.
La Meloni ha un rossetto rosso fuoco. La grinta che conoscete.
«Non ho capito: può ripetere?».
Alcuni osservatori ritengono che lei, in coppia con Salvini, può ambire ad arrivare quarta, nient’altro che quarta…
«E chi sarebbero questi osservatori? E chi è che dovrebbe arrivare prima di me?».
Roberto Giachetti del Pd, Virginia Raggi del M5S ed Alfio Marchini.
«Sciocchezze. Io, a Roma, voglio vincere».
Berlusconi e Bertolaso e viva la mamma
Berlusconi, per adesso, non sembra avere alcuna intenzione di mollare la candidatura di Bertolaso.
«Aspettiamo…».
È stato molto ruvido, con lei. Dice che ha lavorato solo come baby-sitter di Fiorello…
«Veramente, ho fatto tanti altri lavori. Mi sono sempre pagata gli studi. Dovrei vergognarmi?».
Bertolaso dice che una donna se deve allattare, non può fare il sindaco.
«Nessun uomo può dire cosa deve fare a una donna. E poi, no, scusi: il simbolo di Roma non è una lupa che allatta due bambini?».
Arrivano quelli di Radio Rock.
Karaoke.
La costringono a cantare «Viva la mamma» di Edoardo Bennato.
È la sigla finale di questo comizio.
Fabrizio Roncone
(da “il Corriere della Sera”)
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