LA GIORNALISTA CECILIA SALA ARRESTATA IN IRAN: ERA A TEHERAN CON REGOLARE VISTO GIORNALISTICO
IL FERMO RISALE AL 19 DICEMBRE, IGNOTE LE ACCUSE… OGGI HA RICEVUTO IN CARCERE LA VISITA DELL’AMBASCIATRICE ITALIANA
La giornalista Cecila Sala è stata arrestata il 19 dicembre scorso a Teheran, in Iran, mentre si recava in aeroporto per rientrare in Italia.
Lo rende noto un comunicato della Farnesina. “Su disposizione del ministro degli Esteri, Antonio Tajani – si legge nella nota – l’ambasciata e il consolato a Teheran stanno seguendo il caso con la massima attenzione sin dal suo inizio. In coordinamento con la presidenza del Consiglio, la Farnesina ha lavorato con le autorità iraniane per chiarire la situazione legale di Cecilia Sala e per verificare le condizioni della sua detenzione”. In giornata, inoltre, l’ambasciatrice Paola Amadei ha effettuato “una visita consolare per verificare le condizioni e lo stato di detenzione” della giornalista, che in precdenza ha potuto telefonare due volte alla famiglia.
A quanto risulta, il regime di Teheran accusa Sala di aver infangato il nome di Ali Khamenei e di aver contribuito a diffondere notizie a favore dei suoi antagonisti. Falsità.
Sala – giornalista e scrittrice grande esperta di esteri, collaboratrice del Foglio, autrice di podcast per Choramedia, una delle croniste italiane con il più importante seguito sui social, con migliaia di follower – si trovava in Iran per fare semplicemente il suo lavoro.
Era a Teheran, con regolare visto giornalistico, da una decina di giorni durante i quali aveva pubblicato già alcuni reportage su come stessero cambiando le cose in Iran dopo la caduta, in Siria, di Assad.
Sala è grande esperta di cose iraniane e ci era tornata per l’ennesima volta per raccontare le trasformazioni del paese in un momento così delicato per il Medio Oriente, sempre con un occhio particolare alle condizioni delle donne.
Il 17 dicembre per esempio aveva, in un podcast, conversato sul “patriarcato a Teheran”. Mentre due giorni prima, il 15, era “tornata a casa di Kanaani, uno dei fondatori dei pasdaran, dopo un anno in cui è cambiato tutto”.
Sala aveva cioè intervistato uno degli uomini che per 45 anni ha contribuito alla creazione dell’“Asse della resistenza”, “la galassia di milizie alleate di Teheran sparse per il Medio Oriente: da Hezbollah in Libano a Hamas in Palestina agli houthi di Ansar Allah in Yemen passando per il regime di Assad in Siria”.
Sala è oggi rinchiusa nel carcere di Evin, nella capitale, dove dal 1972 vengono rinchiusi tutti gli oppositori del regime. E’ in buone condizioni come ha potuto raccontare telefonicamente ai suoi genitori che ha sentito nelle scorse ore. E come ha verificato l’ambasciatrice italiana in Iran, Paola Amadei, che l’ha incontrata stamane in cella.
Stamattina è in programma a Roma un vertice tra Tajani, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio e l’Autorità delegata, il sottosegretario alla presidenza del consiglio Alfredo Mantovano: obiettivo è trovare nell’immediato le strade tecniche e diplomatiche per far liberare Cecilia Sala e riportarla al più presto in Italia.
(da agenzie)
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