LA GRANDE DISTRIBUZIONE VUOLE IMPADRONIRSI ANCHE DEI MERCATI RIONALI: AMBULANTI IN RIVOLTA
UNA DIRETTIVA EUROPEA PREVEDE CHE ANCHE LE GRANDI CATENE DELLA DISTRIBUZIONE POSSANO PARTECIPARE ALLE GARE PER AVERE SPAZI NELLE PIAZZE….A RISCHIO 170.000 IMPRESE E 380.000 POSTI DI LAVORO: IN BALLO 1.100 MERCATI, 100.000 POSTEGGI, 4,4 MILIONI DI AREA COMMERCIALE….GLI SPAZI SARANNO CONCESSI AL MIGLIOR OFFERENTE
Gli ambulanti sono in rivolta: un piccolo esercito composto da 170.000 imprese e 380.000 addetti sono pronti a bloccare le città di fronte all’ipotesi che nelle piazze dei mercati italiani possano campeggiare presto le insegne delle principali catene della grande distribuzione.
Tutto in seguito a una direttiva europea, la Bolkestein, sulle liberalizzazioni, recepita dal Consiglio dei ministri e ora inviata alle Regioni.
La norma Ue prevede che nei mercati rionali, una volta scadute le licenze, anche le Coop e le società per azioni potranno partecipare alle gare per l’assegnazione dei posti nelle piazzuole, finora riservati alle ditte inidividuali. Chi si sveglia da una vita in piena notte per montare il banco al mercato, non avrà alcun diritto di prelazione o punteggi speciali.
Gli spazi verrano concessi al miglior offerente.
Con la potenza economica delle grandi catene distributive, se esse decidessero di investire in questo settore, per i piccoli ambulanti sarebbe la fine commerciale.
Molti si chiedono che interesse avrebbero i grandi marchi a entrare nei mercati rionali.
Le cifre parlano chiaro: lo spazio commerciale è enorme, 4,4 milioni di metri quadri nella penisola, concentrati nei capoluoghi di provincia dove si contano 1.100 mercati e 100.000 posteggi.
L’interesse sarebbe indirizzato non tanto al settore alimentare, ma nell’abbigliamento, nei casalinghi e negli accessori, creando un canale alternativo dove magari indirizzare un certo tipo di merce o le giacenze a prezzi ridotti.
Gli ambulanti temono che le grandi catene puntino a prendersi intere fette di piazze, un sistema più economico e flessibile per far ruotare i dipendenti.
Le associazioni dei consumatori, dati alla mano, contestano che ciò potrebbe giovare a ridurre i prezzi: la grande distribuzione non è servita ad abbattere i prezzi, servirebbe piuttosto valorizzare il mercato, puntando sulla trasparenza dei prodotti e sulla qualità .
In ogni caso si ritorna a un equivoco di fondo: la liberalizzazione del mercato dovrebbe favorire la concorrenza tra soggetti uguali e avere come fine la contrazione dei prezzi a vantaggio del consumatore.
Se invece viene gestita come la creazione di nuovi monopoli o cartelli, favorendo di fatto l’entrata di potenti investitori nei settori delle piccole imprese, occorre porre un limite.
Anche perchè l’economia ci insegna che è facile per chi ha possibilità economiche consistenti spazzare via la concorrenza dei piccoli, praticando prezzi al ribasso.
Salvo poi alzarli quando restano loro in regime di monopolio.
E’ dimostrato che le stesse catene della distribuzione commerciale, laddove non hanno concorrenti diretti, praticano prezzi superiori per lo stesso prodotto rispetto a quelli di zone in cui hanno accanto catene concorrenti.
Il governo deve avere una linea precisa, che tuteli le piccole imprese, non deve cavarsela demandando alle regioni, col il rischio che si attuino regolamenti diversi tra una e l’altra.
I mercati rionali, in tempi di crisi, sono quelli in cui si può ancora acquistare a basso prezzo e rappresentano un rifugio per chi è in difficoltà .
Prima si tutelino queste categorie.
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