LA LETTERA CHE IMBARAZZA L’EX SINDACO LEGHISTA DI VARESE
UN TERRENO DI FAMIGLIA’ DA ARBOREO DIVENTA EDIFICABILE, CON AUMENTO ELEVATO DEL VALORE… E ORA INDAGA LA PROCURA
C’è una lettera che imbarazza l’ex sindaco leghista di Varese Attilio Fontana e tutto lo stato maggiore del Carroccio che nella città -simbolo del movimento di Umberto Bossi e Roberto Maroni ha governato saldamente per 23 anni.
Una lettera che segnala «un possibile conflitto d’interesse e un eventuale abuso d’ufficio» arrivata in forma anonima al nuovo sindaco di Varese, il democratico Davide Galimberti. E finita direttamente sul tavolo del procuratore Massimo Politi che ha deciso lo scorso febbraio di chiedere tutta la documentazione e accendere un faro sul caso.
Una storia tutta in famiglia di un terreno dell’ex primo cittadino (in carica per dieci anni fino a giugno 2016) in comproprietà con la moglie e passato prima alla figlia e poi trasformato dal nuovo Piano di governo del territorio da “arboreo” a edificabile, con un aumento notevole di valore.
Lui è uno dei pesi massimi del movimento di Matteo Salvini: ex presidente del parlamentino lombardo, chiamato nel 2005 a salvare la faccia della Lega Nord nella città giardino dopo l’inchiesta che portò alle dimissioni del suo compagno di partito
Aldo Fumagalli.
Avvocato penalista e consigliere di amministrazione del colosso Fiera di Milano spa, a capo dell’Anci Lombardia per 5 anni.
Per capire questo pasticcio brutto occorre fare un passo indietro. Nel 2010 la moglie dell’allora sindaco, Laura Castelli, chiede il cambio di destinazione da agricolo a zona con possibilità edificatorie per un terreno in comproprietà con il marito nel quartiere di Bosto (vicino alla residenza della coppia) mettendo nero su bianco nella richiesta ufficiale che il terreno «non ha le caratteristiche di un parco ed è incolto».
Due anni dopo la proprietà di 4mila metri quadrati passa di mano: dal padre Attilio alla figlia Maria Cristina, anch’essa avvocato nello studio di famiglia Fontana-Marsico. Nel 2014 l’affare si complica quando con il nuovo piano urbanistico che decide dove si può costruire e dove è vietato e nonostante le osservazioni dei cittadini che chiedevano l’eliminazione di quell’area, il consiglio comunale approva la modifica.
Secondo i verbali ufficiali di quella seduta il sindaco non si sarebbe astenuto dal dibattito e dal voto, facendo nascere il presunto conflitto d’interesse emerso a distanza di 3 anni.
«Sapevo che era il terreno di mia figlia ma ignoravo che fosse l’oggetto della mozione, abbiamo votato gli emendamenti tutti in blocco», spiega Attilio Fontana, aggiungendo: «Io di quella proprietà non ho mai parlato con nessuno per evitare condizionamenti. È un colpo basso diretto a me. So chi ha organizzato: sono pochi i vigliacchi che usano la lettera anonima e a Varese li conosco tutti».
Questa la ricostruzione di Luca Conte, attuale capogruppo del Pd a Palazzo Estense e all’epoca consigliere: «Abbiamo votato contro semplicemente per impedire il consumo di suolo, ma chi immaginava che dietro a quel voto ci fossero gli affari di famiglia di Fontana?».
(da “La Stampa”)
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