LA MERKEL TAGLIA LE TASSE ALLE FAMIGLIE, NOI FACCIAMO TREMONTI VICEPREMIER
IN GERMANIA TAGLI ALLE TASSE PER 24 MILIARDI, SGRAVI PER LAVORATORI DIPENDENTI E IMPRESE, PRIORITA’ A ISTRUZIONE E RICERCA, INTEGRAZIONE DEGLI IMMIGRATI…DA NOI COMANDANO I CAPIMANDAMENTO LEGHISTI CHE MANDANO I PIZZINI AL PREMIER
Tagli alle tasse per 24 miliardi di euro, aiuti alle famiglie povere, a quelle del ceto medio e alle imprese, welfare salvo, priorità a istruzione e ricerca, integrazione degli immigrati, via le atomiche dal territorio nazionale.
Nasce così il programma della “discodestra”, il nuovo governo tedesco di Angela Merkel e del leader liberale Guido Wersterwelle, trionfatori delle elezioni del 27 settembre.
Si inizia subito con un pacchetto di sgravi fiscali a cittadini e imprese, con 5 donne ministro su 16, con un vicepremier gay dichiarato senza suscitare tante domande, con un giovane aristocratico che ama il rock alla Difesa, con un orfano vietnamita, divenuto enfant prodige e grande medico, alla Sanità . Nasce in Germania la destra moderna e anticonformista, in sintonia con Sarkozy in Francia, Cameron a Londra e Reinfeld a Stoccolma.
L’accordo di governo si chiama “Crescita, istruzione, coesione sociale”: “vogliamo ridurre il carico fiscale, aiutare chi ha meno e favorire la ripresa economica”.
Il taglio alle tasse sarà di 24 miliardi di euro e verrà salvato ugualmente il welfare.
I tagli riguardano i redditi più bassi e medi, poi le piccole e medie imprese.
Gli sgravi privilegiano famiglie e genitori rispetto ai single.
Partiranno dal 1° gennaio 2010: la quota di reddito esente dall’Irpef sale da 6.024 euro a 7.000 euro nel 2010 e a 8.000 nel 2011.
Gli assegni familiari pagati per ogni bambino salgono da 164 a 184 euro e aumenteranno di altri 20 nel 2011.
Le aziende potranno dedurre gli investimenti dalle imposte, agevolazioni fiscali saranno introdotte anche a beneficio di chi eredita imprese o patrimoni, di chi ha casa in proprietà e affronta pesanti mutui.
Viene salvato però il welfare, cuore del modello tedesco di “economia sociale di mercato”, inventato dal padre della democrazia Konrad Adenauer. Finanziamenti speciali garantiranno una copertura all’Agenzia Federale del Lavoro, i sussidi-povertà vengono protetti, chi non manda i figli all’asilo riceverà 150 euro per bimbo al mese.
Il tutto nel rispetto del contenimento della spesa pubblica e nel rientro dei parametri del Patto europeo di stabilità .
Si aggiunga lo stop all’invio di navi al largo delle coste libanesi in seno all’Unifil e l’inizio di un percorso per riportare a casa i 4.200 soldati tedeschi di stanza in Afghanistan.
Certo, il debito pubblico italiano versa in peggiori condizioni di quello tedesco, ma cosa ha saputo contrapporre il nostro governo di fronte alla necessità di un rilancio delle imprese?
L’annuncio dell’abolizione dell’Irap è durato un giorno, una figura da sprofondare.
Come si può pensare di abolire l’Irap e fare a meno di 39 miliardi? Soldi che le Regioni destinano per il 40% alla spesa sanitaria: se venisse meno la sanità italiana che già non brilla di luce propria, si troverebbe allo sfascio.
Di fronte ad altre ipotesi ( vedi la finanziaria alternativa degli antitremontiani del Pdl), ecco il capomandamento Bossi che minaccia: Tremonti non si tocca, anzi ora lo vuole pure vice premier.
Berlusconi in privato si sfoga con Letta “contro la Lega che vuole tutto”, salvo poi cedere perennemente al ricatto di quell’armata di boiardi di Stato, manutengoli del potere localistico e sperperatori del denaro pubblico che ora hanno in Tremonti un quinto ministro.
Col 10% dei voti dettano legge al 40% del centrodestra, grazie alla ricattabilità di Berlusconi.
In Germania si pensa al Paese, da noi al posto a tavola di un Calderoli che dice “Il governo lo tiene in piedi quell’uomo li”, indicando Bossi.
Visto come sta in piedi il Senatur, forse qualche speranza che l’Italia non finisca sotto un ponte l’abbiamo ancora, dai.
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