LA MOSSA DISPERATA DI CONTE: UN DRAGHI BIS SENZA M5S PER PRENDERE TEMPO E GUADAGNARE VOTI STANDO ALL’OPPOSIZIONE
MA RIFIUTANDOSI DI DIMETTERSI I MINISTRI M5S HANNO BLOCCATO L’OPERAZIONE
Quattro giorni al D-Day e il quadro resta pieno di incognite, anche se si fanno sempre più visibili le mosse dei giocatori.
Paradossalmente quello che nelle ultime 24 ore ha lavorato di più per l’ipotesi di un Draghi bis senza i 5 Stelle è stato proprio il leader del Movimento, Giuseppe Conte.
Infatti l’idea di ritirare i suoi ministri dal governo prima delle comunicazioni di Draghi di mercoledì prossimo aveva lo scopo (neanche tanto difficile da scoprire) di provocare le condizioni per salvare capra e cavoli: far nascere un governo senza il Movimento, così da permettere alla legislatura di andare avanti fino in fondo, e al contempo garantire ai 5 stelle un adeguato periodo di opposizione, per ripresentarsi con un volto di nuova combattività agli elettori.
Come si sa Il no di Patuanelli, D’Incà e Dadone ha tolto corpo – almeno per ora – a questa mossa. Ma almeno ha messo in chiaro la strategia di Conte: rigenerare il movimento facendo opposizione almeno all’ultimo governo di questa legislatura (dopo essere stata l’unica forza presente in tutti gli altri tre).
Non sembri solo una mossa della disperazione di Conte: in realtà sull’idea del Draghi bis senza i 5 stelle (o magari con la permanenza di uno o due degli attuali ministri del movimento) sta puntando anche Enrico Letta e con lui i leader di tutte quelle forze politiche che temono il voto in autunno, e non sono pochi.
Perché in questa situazione ovviamente il centro-sinistra senza “campo largo” andrebbe al suicidio, e perché dall’altra parte Salvini e Berlusconi consegnerebbero il centro-destra e Palazzo Chigi a Giorgia Meloni.
Un governo Draghi bis porterebbe in dote a tutte queste forze anti voto in autunno la possibilità e il tempo per rimettere mano alla legge elettorale. Strategie chiare (anche se ovviamente non enunciabili in questi termini) che però devono fare i conti con ostacoli non da poco: la indisponibilità perdurante di Draghi, la richiesta di linearità del percorso istituzionale di Mattarella e ovviamente la spinta di chi alle elezioni ci vorrebbe andare il prima possibile. A cominciare ovviamente da Giorgia Meloni, ben decisa a giocarsi con forza tutte le sue carte. A favore del voto in autunno c’è anche la facile previsione che molti fanno su quanto sarebbe difficile la navigazione dell’ultimo governo della legislatura, e non solo per le opposizioni concentriche di Fratelli d’Italia e Movimento 5 Stelle. Dietro la safety car di Draghi tanti piloti, primo tra tutti Salvini, avrebbero la necessità vitale di enfatizzare temi e obiettivi cari al loro elettorato
(da Open)
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